Nell'omelia, mons. Gänswein, partendo dalla contrapposizione tra progressismo e fermezza nelle proprie posizioni, ha ricordato agli ordinandi e ai presenti che “può esserci progresso nella fede, nella speranza e nell'amore solo se rimaniamo nella Sua parola. Chi riceve l'ordinazione sacerdotale ha deciso di rimanere presso di Lui, presso il Signore”.
Ai sacerdoti, ha proseguito mons. Gänswein, "è chiesta fedeltà, è chiesto coraggio, è chiesta fermezza, è chiesta fede. Spero che ognuno di voi possa dire: mantengo la mia parola e rimango fedele".
Sul finire dell’omelia prefetto della Casa Pontificia ha sottolineato che “Il sacerdote non è un funzionario di un un'istituzione: Dio si serve di un uomo per esserci e operare per noi attraverso di lui". Il prelato dell’Opus Dei, mons. Fernando Ocáriz, ha partecipato alla cerimonia dal presbiterio e ha imposto le mani ai nuovi sacerdoti dopo il vescovo consacrante.
La cerimonia è stata trasmessa e può essere vista attraverso il link sottostante:
Alla conclusione della cerimonia, mons. Fernando Ocáriz ha ringraziato per la presenza dell’arcivescovo Georg Gänswein, “che ci porta direttamente a quella del Santo Padre Francesco che desideriamo sostenere con la nostra preghiera”. E si è diretto alle famiglie dei nuovi sacerdoti: “A tutti voi dico grazie, grazie per aver collaborato con Dio per far nascere nei vostri figli la vocazione al sacerdozio”. Il nostro ringraziamento, ha aggiunto, si dirige “in modo speciale a san Josemaría, di cui questi nuovi sacerdoti sono figli, perché vi guidi dal Cielo nella missione di servire tutte le anime”.
I 27 nuovi sacerdoti
Tra i nuovi sacerdoti c’è Fadi Sarraf, di 49 anni. Nato a Damasco (Siria), è arrivato in Canada a 17 anni per studiare ingegneria all'Università McGill. Ha conosciuto l'Opus Dei nel 1989, quando un collega lo ha invitato a visitare Riverview Study Centre, una residenza di studenti vicino al campus universitario. Sarraf afferma che, a parte la disposizione a servire, un’altra caratteristica del sacerdote è l’apertura: “Il sacerdote è lì per aiutare tutti, non solo i cattolici – spiega. – È l'esempio che dà Gesù Cristo nel Vangelo. Perciò il messaggio del sacerdote, il messaggio cristiano, non è solo per pochi ma per tutti. Il sacerdote deve accogliere tutti e fare in modo che ogni persona con la quale entra in contatto possa scoprire l'amore di Dio e desideri corrispondere a questo amore”.
Un altro dei nuovi sacerdoti è Mariano Almela, che proviene da Vallecas, a Madrid. Fu a Vallecas – ricorda Mariano – che il beato Álvaro del Portillo ricevette un colpo sulla testa quando, negli anni ‘30, vi si recava per dare catechesi ai bambini della zona: “Grazie a Dio le cose sono cambiate e molte persone di Vallecas oggi stanno pregando per me. Mi rendo conto che ho molto bisogno di queste preghiere, perché essere sacerdote significa mettersi a disposizione di tutti per andare insieme verso Dio, che è Colui che ci dà la felicità”. Durante gli anni trascorsi in Italia ha conciliato i suoi studi di teologia nella Pontificia Università della Santa Croce con una attività di formazione nei centri giovanili di Cagliari e Napoli.
Tra i diaconi che riceveranno l'ordinazione sacerdotale vi sono diversi africani, come Casimir Kouassi, nato in Costa d’Avorio, che ha studiato Contabilità ed Economia, e ha lavorato nel suo paese in uno studio di consulenza. Ora sta concludendo gli studi in Scienze Sacre con una tesi sulla Liturgia. In riferimento alla gioventù del suo continente, afferma: “ Mi entusiasmo al pensare che, come sacerdote, con la grazia di Dio, darò speranza e gioia a molta gente dell'Africa e del mio paese, che per varie ragioni l'hanno perduta”.
José I. Mir è di Palma de Mallorca (Spagna). Con i suoi 57 anni è il veterano del gruppo. Dopo aver studiato Filosofia e Teologia all'Università di Navarra, ha lavorato per 20 anni come direttore di due scuole a Pamplona e a San Sebastián. Dieci anni fa si è trasferito in Romania per sostenere l’attività apostolica della prelatura dell'Opus Dei nella fase iniziale in quel paese. Lì ha lavorato come rappresentante in diverse ditte e ha coordinato la costruzione di una residenza di studenti a Bucarest. “Il sacerdozio – spiega – non è un riconoscimento di qualcosa, ma piuttosto è un'opportunità ineguagliabile di poter dedicare tutta la tua vita a servire Dio e gli altri”.
Il messicano Josemaría Mayora chiede preghiere “affinché tutti noi sacerdoti sappiamo essere mediatori fra Dio e gli uomini”. È nato a Città del Messico e fin da piccolo è vissuto a Guadalajara (Messico). Prima di trasferirsi a Roma per studiare teologia all'Università Pontificia della Santa Croce, ha frequentato Ingegneria Industriale all'Università Panamericana. Per 10 anni ha lavorato come professore e dirigente al Liceo Del Valle.
Un altro degli ordinandi è il nigeriano Obilor Ugwulali, il cui nome significa “rasserena il cuore”. Suo nonno morì mentre lui nasceva, sicché i suoi genitori gli dicevano che egli era venuto al mondo per rasserenare i loro cuori. Oriundo di Afikpo, Obilor ha studiato contabilità nella sede di Enugu dell’Università della Nigeria. Ha lavorato per alcuni anni prima di andare a Pamplona (Spagna) per frequentare i corsi di teologia all'Università di Navarra. Attualmente sta svolgendo un'attività di dottorato su “Il contributo di Ratzinger/Benedetto XVI alla specificità della morale cristiana” nella Pontificia Università della Santa Croce. Vuole vivere come suggerisce il suo nome: rasserenando il cuore delle persone che incontrerà nel suo nuovo ministero.
Pablo Álvarez è nato a Gran Canaria (Spagna). Dice che il 23 maggio, il giorno dopo l'ordinazione sacerdotale, festeggerà il suo compleanno con il più grande regalo possibile: “Poter celebrare la messa!”. Conferma che è entusiasta di contribuire alla felicità delle persone attraverso i sacramenti, la predicazione della Parola e l’assistenza spirituale. Considera un dono immeritato l'essere vissuto per un certo tempo in Libano: “I miei anni nel Medio Oriente, lavorando con i profughi della guerra siriana, mi hanno aperto gli occhi a un mondo ferito, che potrà guarire solo quando metteremo Dio al centro. Ora mi sento come un soldato pronto a gettarsi dall’aereo col paracadute. Dio tiene in serbo per noi un'avventura meravigliosa piena di lavoro per le anime. Ci appoggiamo sulla preghiera di tutti per essere quei sacerdoti santi che Dio si aspetta da noi”.
Vytautas Saladis, della Lituania, ha 30 anni e ha studiato Diritto all'Università di Vilnius. Ha lavorato per alcuni anni in uno studio legale. Ora sta per laurearsi in Diritto Canonico. Sarà il primo sacerdote dell’Opus Dei della Lituania, dove la prelatura ha iniziato l'attività apostolica nel 1994. Per Vytautas “costituisce una grande gioia dare un aiuto a inserire oggi la spiritualità dell'Opus Dei nella vita delle persone del mio paese”.
I 27 candidati provengono da Inghilterra, Germania, Romania, Slovacchia, Spagna, Lituania, Giappone, Costa d'Avorio, Kenya, Nigeria, Messico, Brasile, Perù e Canada.
Questi sono i nomi dei nuovi sacerdoti:
Francisco Javier Alfaro Gutiérrez,
Mariano Almela Martínez,
Pablo Álvarez,
Juan Manuel Arbulú,
Francisco Javier Barrera Bernal,
Alexsandro Bona,
Branislav Borovský,
Gaspar Ignacio Brahm,
Kevin de Souza,
Borja Díaz de Bustamante,
Juan Diego Esquivias,
Rafael Gil-Nogués,
André Guerreiro,
Alejandro Gutiérrez de Cabiedes,
Casimir Kouassi N'gouan,
Fernando López-Rivera,
Josemaría Mayora Padilla,
José Ignacio Mir Montes,
Jaime Moya Martín,
Juan Prieto Álvarez,
Héctor Razo Tena,
Vytautas Jonas Saladis,
Fadi Sarraf Chalhoub,
Fumiaki Shinozaki,
Marc Teixidor Viayna,
Álvaro Tintoré Espuny,
Obilor Bruno Ugwulali.