Opus Dei, 80 anni per la santità «al femminile»

Riportiamo l'articolo di Avvenire del 27 febbraio con un'intervista di Francesco Ognibene. "Far parte dell'Opus Dei vuol dire partecipare attivamente alle cose del mondo, cercando lì la propria santificazione".

di Francesco Ognibene

Sulla circostanza nella quale fondò l’Opus Dei, il 2 ottobre 1928, san Josemaría Escrivá non fu mai prodigo di dettagli. Si limitò sempre a dire che «vide» quello che il Signore gli mostrava, il compito al quale lo chiamava con dolce risolutezza. Così fu anche del secondo momento fondativo dell`Opera, il 14 febbraio 1930- ottant’anni fa, dunque - quando prese corpo nel cuore di quel giovane sacerdote aragonese anche la sezione femminile, non ancora contemplata un anno e mezzo prima. Per un’istituzione laicale - oggi Prelatura personale, guidata dal vescovo spagnolo Javier Echevarría - era un completamento decisivo, che in anni ancora lontani dal Concilio apriva il cammino della santità nella vita di tutti i giorni a chiunque volesse vivere il Vangelo non da cattolico part time ma laicamente, ovvero nella piena partecipazione alle realtà del mondo.

Maria Grazia Grossi, lecchese, 77 anni spesi tuttora in continuo movimento, conobbe l’Opera nel 1961. E fu tra le prime italiane ad aderirvi come «numeraria», ovvero impegnando la propria vita nel celibato apostolico. Stampo scout, traduttrice di professione, per quasi quarant’anni è stata tra le responsabili delle iniziative di formazione che l`Opus Dei propone in Italia alle donne di ogni età e condizione. Da Napoli, dove si occupa di un centro educativo per ragazze e signore, ricorda oggi con immutato affetto lo scoutismo che «per me è stato un percorso rimasto sempre come un tesoro di valori e di amicizie. Non ho dimenticato le "routes", le veglie sotto le stelle, le Messe al campo, le tende nei boschi... Poi ho incontrato l’Opus Dei e ho scoperto che potevo continuare il mio cammino di servizio e d`impegno cristiano per tutta la vita, attirata dall`ambiente di famiglia che mi aveva colpita».

Negli anni Sessanta «il messaggio dell`Opera era considerato una novità» e in parte lo è tuttora. «Per me - aggiunge Maria Grazia- è stato decisivo scoprire che potevo santificarmi continuando a tradurre corrispondenza e cataloghi, o partecipando a incontri d’affari con pakistani o giapponesi. In quegli anni nell’Opera eravamo poche e questo voleva dire essere anche a metter su una scuola per segretarie, come mi capitò a Palermo», prima città di un tour apostolico durato sin qui.

Ottant’anni dopo quel 14 febbraio, far parte dell’Opus Dei per una donna vuol dire «partecipare attivamente alle cose del mondo, come tutte, cercando li la propria santificazione. Nella mia vita ho potuto collaborare in prima persona alla realizzazione di scuole, residenze per universitarie, centri di formazione professionale». Attenzione però: «Questo impegno per santificarsi e santificare gli altri in mezzo al mondo - spiega ancora la "pioniera" italiana dell’Opera -, in risposta a una vocazione che viene da Dio, richiede una dedizione totale ma non esige alcuna consacrazione o missione, oltre a quella propria di ogni fedele».

Alle donne sposate che fanno parte dell’Opus Dei - le «soprannumerarie» - è proposta la meta della santità nella famiglia, «ognuna nella propria situazione: chi è chiamato al matrimonio cercherà di fare della sua casa - come diceva il fondatore dell`Opera - "un focolare luminoso e allegro". La numeraria, come la soprannumeraria, si impegna a santificarsi nel proprio lavoro e nel rapporto con tutte le persone che il Signore le mette vicino». A sostenere questo impegno c’è l’intensa e continua formazione - dottrinale, ascetica, spirituale - che la Prelatura garantisce e che «si rivolge ai vari aspetti della persona e ai rapporti di questa con Dio, il prossimo, la società. La donna- spiega ancora Maria Grazia Grossi - realizza l’aspetto più insostituibile della sua missione dedicandosi alla famiglia, senza escludere la partecipazione agli àmbiti della vita sociale e politica, sviluppando la propria femminilità in tutta la sua pienezza».

Stesso percorso evangelico, cammini di crescita cristiana paralleli per uomini e donne. Perché? «La formazione che dà l’Opus Dei è molto concreta, e la scelta della divisione nelle attività formative permette di tenere nel debito conto le peculiarità e i ruoli di ciascuno. Escrivá, pur ribadendo l`eguaglianza di diritti e la pari dignità della donna, parlava di "qualcosa di caratteristico che le è proprio e che solo lei può dare: la sua delicata tenerezza, la sua instancabile generosità, il suo amore per la concretezza, il suo estro, la sua capacità di intuizione, la sua pietà profonda e semplice, la sua tenacia"». Parole che, anziché invecchiare», sembrano prendere oggi nuovo slancio.

    Avvenire, 27 febbraio 2010