«Dobbiamo essere contenti qualunque cosa accada»

Domenica 31 monsignor Fernando Ocáriz ha avuto una serie di riunioni con vari gruppi di persone arrivate da Logroño, Huesca, Teruel e dalla stessa Saragozza; a tutti ha parlato della necessità di vivere sempre allegri e di riacquistare la libertà per amare e fare il bene.

Venerdì 29 | Sabato 30
| Domenica 31


Venerdì 29: Va a pregare a El Pilar, come san Josemaría

Lì ha potuto incontrare alcuni fedeli e cooperatori dell’Opera insieme a molti giovani e a molte famiglie, che hanno voluto rimanere con lui seguendo le orme del fondatore dell’Opus Dei nel capoluogo aragonese. Dopo essere andato a salutare la patrona, si è spostato al Palazzo Arcivescovile per salutare l’arcivescovo della città, monsignor Vicente Jiménez.

Monsignor Fernando Ocáriz è arrivato a metà pomeriggio in treno da Madrid, dopo essere partito da Roma in aereo portando con sé vari “nastrini” della Vergine del Pilar che gli avevano affidato prima della partenza. Appena giunto nel capoluogo aragonese il prelato si è recato direttamente a pregare davanti alla immagine della patrona di Saragozza, nella Santa Cappella, come avevano fatto tanto san Josemaría quanto il beato Álvaro del Portillo e più tardi monsignor Javier Echevarría.

Parole del prelato dell’Opus Dei nel libro delle visite di El Pilar.

Il prelato è stato invitato a baciare l’immagine della Vergine dopo il benvenuto di diversi canonici e il saluto del penitenziario, don Pedro José García, il quale, alla presenza dei fedeli, gli ha rivolto alcune parole colme di affetto.

Alcuni minuti dopo scriverà nel libro delle visite di El Pilar alcune parole che spiegano i contenuti della sua presenza a Saragozza seguendo le orme di san Josemaría, che visse nel capoluogo aragonese dal 1920 al 1927. Don Fernando ha lasciato scritto: “ Con moltissima gratitudine verso la Santissima Vergine del Pilar, ho pregato la Madonna per la Santa Chiesa, per il Papa e per tutto l’Opus Dei, ricorrendo anche all’intercessione di San Josemaría. Ricordando gli anni vissuti in questa città da San Josemaría e le molte volte che ha pregato qui, prego la Vergine anche per tutta la città di Saragozza”.

I luoghi di san Josemaría

La Santa Cappella è stato il luogo in cui san Josemaría ha celebrato la sua prima Messa solenne il 30 marzo 1925. A pochi passi l’uno dall’altro si trovano nomi e luoghi assai cari nella storia del fondatore dell’Opus Dei. L’Università Pontificia, nella Piazza de La Seo, il Seminario di San Francisco de Paula e il Seminario Sacerdotale di San Carlos, dove si formò e visse.

Una targa collocata recentemente nell’antico seminario di San Carlos ricorda da alcuni mesi il profondo vincolo che univa il fondatore dell’Opus Dei allo storico edificio.

San Josemaría ricorderà sempre la Biblioteca di San Carlos, nella quale ebbe modo di acquisire una formazione e una cultura assai solide. O anche le vie Urrea e Rufas, dove visse con i suoi familiari, quando arrivarono da Logroño nel 1920. Inoltre, via Don Jaime I, 44, sede dell’Istituto Amado, dove diede lezioni per ricavare qualche beneficio economico. Tutte queste strade e luoghi furono percorsi abitualmente dal giovane seminarista, in seguito studente di Diritto, che ogni giorno faceva visita alla Vergine del Pilar.


Sabato 30: Nel seminario di San Carlos

Sabato monsignor Ocáriz ha celebrato l’Eucaristia in uno dei più importanti gioielli del barocco aragonese, la chiesa dell’antico seminario di San Carlos, dove san Josemaría fu ordinato sacerdote il 28 marzo 1925. Il prelato ha ringraziato per la targa commemorativa collocata per ricordare che tra queste pareti germinò il seme della vita spirituale del fondatore dell’Opus Dei. Nel pomeriggio mons. Ocáriz ha avuto vari incontri con i giovani di Saragozza, Huesca Logroño e Teruel.

La targa collocata recentemente nell’antico seminario di San Carlos ricorda da pochi mesi il profondo legame che il fondatore dell’Opus Dei sentiva per lo storico edificio, costruito su un’antica sinagoga del XVI secolo: “Qui visse, si formò e si ordinò sacerdote San Josemaría Escrivá de Balaguer”, recita la targa. Lo stesso san Josemaría confermò una volta: “in questa casa di San Carlos ho ricevuto la formazione sacerdotale. Qui, su questo altare, mi sono avvicinato tremante per prendere la sacra forma e dare per la prima volta la Comunione a mia madre”. Come è noto, a San Carlos, il 20 dicembre 1924, aveva ricevuto anche il diaconato.

L’orazione in un gioiello barocco

Questi ricordi erano ben fissati nella memoria del prelato e del quasi mezzo migliaio di persone che sabato alle 12 gremivano l’Eucaristia celebrata nella Chiesa del Reale Seminario di San Carlos, che era stata testimone dell’ordinazione sacerdotale di san Josemaría e di molta preghiera davanti al Santissimo e alla immagine dell’Immacolata che presiede la pala d’altare di questo gioiello barocco dell’architettura religiosa saragozzana.

L’inno alla Vergine del Pilar ha chiuso una cerimonia molto emozionante, cantata dalla Cappella Musicale Nuestra Señora del Pilar, diretta da José María Verdejo e con Juan San Martín all’organo. Fra gli altri concelebranti figuravano don Carlos Palomero, direttore della casa Sacerdotale di San Carlos, e il rettore della Chiesa, don Carlos Tartaj, insieme a Ramón Herrando, vicario regionale dell’Opus Dei, e Pablo Lacorte, vicario della delegazione dell’Opus Dei a Saragozza.

Nell’omelia il prelato ha posto come esempio la vita di orazione perseverante di san Josemaría e ha invitato i presenti a pregare per la necessità di essere aiutati, con azioni di grazie e richieste di perdono. Nell’anniversario della prima messa di san Josemaría, monsignor Ocáriz ha parlato della Eucaristia e di guardare alla Croce abbracciati alla Vergine.

Aragonesi sparsi nel mondo

Nel pomeriggio il prelato si è riunito con diversi gruppi di giovani di Saragozza, Huesca, Teruel e Logroño, ai quali ha chiesto di pregare per il Papa Francesco – che in questi giorni è in viaggio in Marocco – e li ha invitati a utilizzare la formazione cristiana che ricevono grazie all’Opus Dei per identificarsi con Gesù Cristo, stare allegri ed essere coerenti con la fede, anche se a volte vuol dire andare controcorrente.

“Il Signore vuole che siamo contenti. Ognuno di noi è una persona che interessa il Signore. Per tutti ha un progetto; ha desideri. Ha desiderio che siamo felici”, ha spiegato il prelato. Il segreto di questa felicità, secondo monsignor Ocáriz sta nel servizio. “Servire – ha sottolineato – è ciò che rende felice la gente. L’egoismo, viceversa, non dà la felicità. San Josemaría, in una delle sue omelie, dice che la tristezza è la scoria dell’egoismo; invece servire, darsi agli altri, produce una grande gioia”.

I giovani hanno preparato varie sorprese per monsignor Ocáriz; fra le altre, un saluto di un gruppo di persone aragonesi sparse in differenti paesi del mondo, che non riuscivano a stare con lui fisicamente in queste riunioni. Così, attraverso un video, lo hanno potuto salutare da luoghi distanti come la Costa d’Avorio, la Normandia, il Giappone, Gerusalemme o Cambridge.

Contenti di fronte alle difficoltà

Il prelato ha incoraggiato i giovani a vivere contenti pur avendo errori e difetti, “perché il Signore ci vuole come siamo”, e anche se si sentono obbligati ad andare controcorrente. “Controcorrente è andato Gesù. Controcorrente sono andati gli apostoli e tutti quelli che hanno voluto essere fedeli al Signore. Controcorrente – ha precisato –, non con le nostre forze, ma perché il Signore è con noi”.

Mariu, la decana della residenza universitaria Peñalba, gli ha domandato come si può consolidare la propria fede, e don Fernando le ha ricordato che la fede è un dono di Dio e che “tutti ci rendiamo conto di una certa oscurità nella nostra fede. Persino gli apostoli sentono la necessità di avere più fede e la chiedono al Signore. Quando senti che la tua fede è un po’ fiacca: Signore, aumenta la mia fede”.

Il prelato ha invitato i giovani a vivere contenti pur avendo errori e difetti, “perché il Signore ci vuole come siamo”.

Varie domande sono arrivate da residenti o ex-residenti della residenza universitaria Miraflores. Steven, dell’Ecuador, studente al 4° anno di Diritto, ha raccontato dell’influenza che ha avuto nella sua vita la GMG di Cracovia, mentre Shaib, musulmano, nato in Marocco, ha ringraziato per la formazione che riceve attraverso l’Opus Dei e ha messo in evidenza il volontariato che fa attraverso la ONG Cooperación Internacional.

Una particolare emotività ha suscitato l’intervento di Javier Echechi, che soffre di un handicap che lo limita molto e lo obbliga a una dipendenza permanente. Aiutato dal fratello Nacho, ha ringraziato per l’affetto che riceve nel Club Jumara, “la mia seconda famiglia”, e ha domandato che cosa può fare come ringraziamento. Il Padre gli ha detto: “moltissimo, prega, offri le difficoltà, che il Signore accoglie e a cui dà un grande valore. Egli ti vuole molto vicino alla Croce e così sei molto efficace, che Dio ti benedica”.

Hanno anche consegnato al prelato un disegno con dieci sogni da realizzare nei prossimi dieci anni fino al centenario dell’Opus Dei, che poco dopo mons. Ocáriz ha restituito con questa dedica, usando una frase di San Josemaría: “Sognate e la realtà supererà i vostri sogni”. Insieme al disegno gli hanno dato un donativo per aiutare il Venezuela. Due fratelli di Logroño, del Club Glera, Ignacio e Javier, gli hanno offerto inoltre una bottiglia di vino della Rioja, una produzione dell’annata 2015.


Domenica 31: “Dobbiamo essere contenti qualunque cosa accada”

Domenica monsignor Fernando Ocáriz ha avuto una serie di riunioni con vari gruppi di persone arrivate da Logroño, Huesca, Teruel e dalla stessa Saragozza; a tutti ha parlato della necessità di vivere sempre allegri e di riacquistare la libertà per amare e fare il bene. Inoltre il prelato ha salutato il comitato direttivo delle scuole Montearagón e Sansueña, i rappresentanti delle scuole di formazione agraria e le associazioni di padri e madri; infine, ha parlato con un buon numero di famiglie.

Lo scenario degli incontri della domenica è stato il padiglione della scuola Montearagón, arredato per l’occasione da Alberto Fantova e da sua moglie, Carmen Pilar Rodríguez, con un grande disegno della Vergine del Pilar e altri motivi allusivi delle diverse città dell’Aragona e de La Rioja. Il prelato ha avuto modo di parlare con i due disegnatori e di conoscere i loro figli.

All’uscita da una delle riunioni, un gruppo arrivato da Teruel ha reso omaggio a monsignor Ocáriz con un prosciutto. Félix, un bambino affetto dalla sindrome de Down, ha abbracciato il prelato e gli ha regalato, da parte della sua famiglia, una treccia di Almudévar, un dolce tipico della provincia di Huesca.

Nella sala principale, accanto all’oratorio, don Fernando ha potuto contemplare i pannelli della nuova esposizione su Guadalupe Ortiz de Landázuri, che potrà essere vista nelle scuole e in altre sedi di attività educative in tutto il mondo; ha potuto salutare anche molte famiglie. Alcune insegnanti gli hanno fatto dono di un quadernetto elaborato per un concorso di chimica che è stato organizzato per ricordare la prossima beata e lo hanno invitato a risolvere i problemi proposti.

Disponibili come san Josemaría

Durante le riunioni il prelato ha parlato della gioia che aveva provato il giorno precedente nel celebrare la messa nella chiesa del seminario di San Carlos, ricordando il fondatore dell’Opus Dei, che lì visse quattro anni e mezzo e che lì divenne sacerdote; poi si è soffermato a considerare la “tantissima orazione che faceva in quella chiesa quando intuiva che il Signore voleva qualcosa da lui, ma lui non sapeva che cosa”. Don Fernando ha ricordato come san Josemaría ripeteva allora le giaculatorie Domina ut sit! e Domina, ut videam! Senza sapere quello che Dio voleva da lui, metteva “il futuro e le incertezze nelle mani di Dio”.

“Dobbiamo avere, pur con i nostri limiti, il desiderio e la ferma disposizione di essere ugualmente disponibili come lo fu san Josemaría; dobbiamo dire a Dio: Signore, sono pronto a fare ciò che tu vorrai”, ha insistito monsignor Ocáriz, che ha ricordato che l’unica forza del cristiano e la più importante per qualunque impresa è la preghiera.

Nel pomeriggio di domenica monsignor Ocáriz ha avuto una riunione con alcuni fedeli della prelatura e alcuni sacerdoti della Società Sacerdotale della Santa Croce. Inoltre ha salutato Juan, che recentemente si è distinto in una corsa di 24 ore, percorrendo 172,2 chilometri nella pista di atletica della scuola. Poi si è intrattenuto con vari parroci. Uno di loro gli ha portato da vedere una immagine di san Josemaría che sarà collocata nella parrocchia di San Pedro Arbués e che don Fernando ha benedetto.

Il prelato ha chiesto ancora una volta preghiere per il Papa; poi, rispondendo a una domanda di Carlos, un sacerdote diocesano di Saragozza, ha detto che “la Chiesa è soprattutto Gesù Cristo, con tutta la sua forza salvifica”. Inoltre ha chiesto a tutti preghiere e interesse per le vocazioni sacerdotali, “senza timore di proporre una eventuale vocazione” e tenendo presente che “senza Eucaristia non c’è Chiesa e senza sacerdoti non c’è Eucaristia”.

Il desiderio di stimolare l’attività evangelizzatrice è stata presente in parecchie domande, come quella di Jesús, che vive a Calatayud. Il Padre lo ha incoraggiato a essere molto amico dei suoi amici, perché “l’amicizia è un aspetto dell’amore che comporta il desiderio del bene per l’altro. Amiamo le persone perché amiamo Cristo”.

A metà pomeriggio si è recato anche alla scuola Sansueña, dove è stato ricevuto dal comitato direttivo. Il prelato ha benedetto le attrezzature dell’Educazione Infantile, ha scritto una dedica e ha scambiato alcune idee con i responsabili delle associazioni di padri e madri.

Allegri, qualunque cosa succeda

Il prelato ha approfittato della celebrazione liturgica della domenica Laetare di Quaresima per parlare nuovamente della necessità di vivere nella gioia. “Tutta la nostra vita dev’essere impregnata di gioia, anche quando si è in un periodo di penitenza, quando c’è un motivo di sofferenza, quando le cose costano. Mi ritorna alla mente quella espressione di san Josemaría: Non è lecito pensare che possiamo fare con gioia solo il lavoro che ci piace. Possiamo e dobbiamo fare con gioia tutto”, ha sottolineato.

Poi ha spiegato: “Non ci possiamo scoraggiare mai davanti alle difficoltà. Né per le difficoltà che riscontriamo in noi, né per quelle dell’ambiente di lavoro o dovunque sia. Abbiamo il Signore con noi. Dobbiamo essere sempre pieni di gioia, dobbiamo essere contenti qualunque cosa accada. Infatti, essendo noi piccola cosa, la gioia non la basiamo sull’essere superuomini o superdonne; non la basiamo sulla consapevolezza che facciamo le cose bene, ma sul fatto che Dio ci ama alla follia. E questa è veramente la fonte della nostra gioia”.

Anche se un cristiano si vede costretto ad andare controcorrente, il prelato ha affermato che “è normale”, e ha ricordato che don Javier Echevarría diceva spesso: “Quanta gente buona c’è nel mondo! C’è anche ignoranza, ma molta gente buona che ci sta aspettando”.

Félix, un bambino affetto dalla sindrome di Down, ha abbracciato al prelato e gli ha regalato, da parte della famiglia, una treccia di Almundévar, un dolce tipico della provincia di Huesca.

Riacquistare la libertà

Mons. Ocáriz si è servito della domanda che gli è stata rivolta da Teresa, una oftalmologa, per parlare di come sia possibile rendere compatibile la libertà con la donazione a Dio. “Quando vediamo quello che costa, quello che ci irrita un poco – ha spiegato –, quello che il Signore ci chiede e ci costringe a un impegno particolare perché umanamente preferiremmo fare altro, in quel momento occorre ricuperare la libertà, riconquistare la libertà, e non sentirci obbligati, ma fare le cose per amore”.

Isabel, una cassiera di Saragozza e madre di famiglia, si è detta preoccupata per la propria formazione. Il prelato l’ha invitata a utilizzare la lettura spirituale e a investire nella sua formazione spirituale, che deve essere considerata “la base di tutto il resto”, e che consiste nell’identificazione con Gesù Cristo mediante la preghiera e la vita eucaristica.

Alle domande di Juan Luis, esperto di marketing, e di Fernando, padre e nonno di alunni di Montearagón e Sansueña, il prelato ha fatto riferimento alla speranza e ha ricordato che san Josemaría affermava che nulla si perde se lo facciamo con rettitudine d’intenzione.

Infine mons. Ocáriz ha detto che Papa Francesco ha espresso la grande speranza che l’Opus Dei si dedichi in modo particolare “alle periferie, e cioè alle immense classi medie della società, che comprendono la maggioranza delle persone” e ha incoraggiato i presenti a non scoraggiarsi mai.