Nelle mense dei poveri di Napoli

Grazie a un semplice gruppo di Whatsapp, alcuni universitari di Napoli hanno iniziato alcune attività di volontariato che durano da tre anni.

Due ragazzi del gruppo Whatsapp dove segnalare la possibilità di partecipare a iniziative sociali e attività di volontariato.

Tre anni fa, tre amici che frequentano la residenza universitaria Monterone di Napoli decisero di creare un gruppo di Whatsapp dove segnalare la possibilità di partecipare a iniziative sociali e attività di volontariato.

I primi a inserirsi in questo gruppo furono alcuni studenti di un master di finanza, che non si sentivano a loro agio al pensiero di prepararsi a gestire le risorse finanziarie future altrui, senza avere il coraggio di impiegare le proprie risorse di tempo nel modo giusto.

Nei mesi successivi alla creazione del gruppo di Whatsapp sono nate decine di visite a famiglie indigenti, distribuzioni di pasti ai senzatetto, turni di servizio alle mense dei poveri.

Alla mensa del Carmine si arrivano a servire in quattro turni oltre duecento persone al giorno

Una delle mete più frequenti è la mensa del Carmine, la più grande di questo genere a Napoli. Qui si arrivano a servire in quattro turni oltre duecento persone al giorno, cucinando chili di cibo, caricando sacchi, apparecchiando e sparecchiando tutto in pochi minuti. “Non abbiamo mai fatto lavori così pesanti - raccontano Fabio e Francesco, due studenti della residenza Monterone - come quello di scaricare il camion con dentro il cibo per la mensa del Carmine”.

Con il tempo tra i ragazzi del gruppo, amici degli amici di coloro che lo avevano iniziato, iniziarono a circolare delle “regole” per allargare e approfondire l’orizzonte del tempo donato: offrire quell’ora di volontariato alla Madonna, fare i lavori più pesanti, obbedire come gli ultimi della catena di comando, servire con dettaglio di affetto e di cura gratuiti, non curarsi della mancanza di gratitudine.

Dopo un anno i ragazzi sono riusciti a coprire turni stabili anche per un’altra mensa dei poveri, quella di Santa Lucia

Dopo un anno dall’apertura del gruppo di Whatsapp i ragazzi della residenza Monterone sono riusciti a coprire turni stabili anche per un’altra mensa dei poveri, quella di Santa Lucia. Rispetto alla mensa del Carmine, quella di Santa Lucia è differente, soprattutto per l’affluenza ridotta, circa sessanta persone in un unico turno. “Ogni volontario serve un gruppo di circa quindici persone - racconta Luca, della residenza Monterone - e ciò dà la possibilità di curare ancora meglio i dettagli del servizio e permette di superare il male che più di tutti uccide gli emarginati: la solitudine”.

“Nei momenti in cui la pentola è sul fuoco e non ci sono incarichi da svolgere, possiamo sederci a tavola con gli ospiti e conoscerli. Il calore umano spesso si accende subito” conclude Luca.