Ne è passata di acqua sotto il Ponticello

Alfredo Majo, papà di Giorgia, racconta di uno spettacolo per festeggiare i 35 anni del Club Ponticello nato a Genova per iniziativa di un gruppo di genitori.

“Ne è passata di acqua sotto il Ponticello”, è il simpatico invito che il Ponticello Club ha rivolto ai genovesi, lo scorso 26 maggio, per festeggiare il suo 35mo di attività. Generazioni di bimbe e ragazzine - tante di queste sono oggi già professioniste e mamme - si sono avvicendate nel corso degli anni in varie sedi per approdare, infine, negli attrezzatissimi locali collegati alla Residenza Universitaria di Capodifaro. Un foltissimo pubblico di famiglie amiche ha voluto testimoniare l’affetto verso questa realtà che affianca genitori, insegnanti e tutor in un compito educativo che si dimostra oggi sempre più impegnativo.

Per fare un po’ di storia, il Club, che si dedica alle formazione delle ragazze dai 6 ai 15 anni, nasce nel 1977 dall’iniziativa di un gruppo di genitori, alcuni fedeli dell’Opera e altri amici, consapevoli dell’importanza di investire tempo e risorse per la crescita armonica delle proprie figlie e delle loro amiche, consci del ruolo essenziale e non delegabile che la famiglia svolge quale base della società e della rilevanza di una gestione intelligente del tempo libero nella maturazione delle ragazze.

In questi decenni, quella che all’inizio sembrava un po’ una scommessa è divenuta una splendida realtà. L’arcata rappresenta nel logo del Ponticello, e che le più piccole hanno raffigurato a inizio dello spettacolo mimandola sul palco del teatro, è diventata robusta architrave su cui le ragazzine di oggi possono appoggiarsi per vivere autentiche relazioni di amicizia, attraversare con serenità il guado tra l’età infantile e quella adulta, maturare un solido rapporto con la propria famiglia. Un “ponte” che vuole essere aiuto per scavalcare le difficoltà di un mondo complesso in cui i giovani, soprattutto le ragazze, sono circondati da segnali contraddittori.

Tutto ciò lo capisce chi ha figlie che frequentano il Ponticello – chi scrive ne ha una, Giorgia, di 6 anni – e che vede come, nelle iniziative organizzate dalle volontarie “professionali” del Club, anche le più piccine trovino motivo di partecipazione, entusiasmo e crescita umana. Per fare un esempio Giorgia - a cui ancora non diamo il coltello per tagliare la carne - ha frequentato al Club un corso di cucina e adesso il momento critico nel quale mia moglie Paola prepara da mangiare si trasforma per la nostra piccola in un’occasione per collaborare, imparare cose nuove, sentirsi coinvolta e responsabile in famiglia. Pensiamo che questo sia un piccolo patrimonio regalatole dal Ponticello che un domani sicuramente le rimarrà. Ora Giorgia apparecchia tavola con una perizia da istituto alberghiero.

Racconto con entusiasmo la mia ancor breve esperienza di papà neofita al Ponticello perché anche lo spettacolo del 26 maggio, in cui il Club ha portato sulle scene di un grande teatro genovese i suoi primi 35 anni, era intessuto della stessa passione per il lavoro ben fatto e della stessa voglia di aiutare a crescere che ho incontrato nelle lezioni di cucina della nostra Giorgia (neanche a dirlo schierata sul palco in prima fila insieme alle amichette).

Per oltre due ore si sono susseguite sulla scena le performance di danza delle più piccole, lungamente preparate, curando con fatica anche i dettagli, gli impeccabili sketch delle ragazze, simpatici e vivaci, alcune esibizioni di livello di chitarra classica e di ballo – con la chicca dell’ultima, per noi inedita, danzabollywoodiana – inframmezzate dai filmati che, a partire da un super8 del 1983 fino alle riprese più recenti, hanno raccontato il Ponticello com’era e com’è.

Tutte le parti di questo show hanno composto, come tessere, un unico mosaico che offriva una grande immagine – non sono retorico – di responsabilità e di libertà. Nessuna partecipante senza il vestito di scena, nessuna papera o battuta sbagliata, nessun movimento fuori posto, ma allo stesso tempo tra le ragazze era palpabile una grande gioia insieme a tanta voglia di divertirsi. Momenti felici che hanno vissuto tutte insieme, consapevoli di realizzare, anche solo per gioco, qualcosa di bello e di molto più grande della portata di ognuna di loro. Un po’ come si dovrebbe cercare di fare, stavolta però sul serio, nella vita di famiglia, nel lavoro, nell’amicizia. E come spero – e prego – possano fare un giorno, anche grazie all’aiuto del Ponticello, la nostra Giorgia e le sue piccole amiche del Club.