Michele ha 23 anni e studia giurisprudenza. Spesso, quando è in compagnia dei suoi amici, racconta loro della sua vita di fede: «I miei amici sanno che sono cattolico - spiega Michele -. Non sempre condividono i miei pensieri, ma non mi sono mai sentito escluso o diverso: anche quando organizziamo uscite o andiamo in vacanza insieme cerchiamo sempre di fare programmi che vadano bene a tutti».

Esperienze che lasciano il segno
Quando era più piccolo Michele ha frequentato le attività formative che il club Alfa di Napoli organizzava. «Al club ho vissuto esperienze bellissime - racconta Michele -. Ho conosciuto ragazzi unici con cui ho stretto amicizie profonde, speciali».

Tra i ricordi più belli che Michele custodisce nel cuore c’è sicuramente il Cammino di Santiago: «Partire con i miei amici, con solo uno zaino in spalla e camminare per una settimana intera è stata un’esperienza bellissima. Ero adolescente e come ogni ragazzo a quell’età avevo incertezze e dubbi, ma tra un chilometro e l’altro, ho avuto modo di parlare e con un tutor che ci accompagnava: quelle chiacchierate mi hanno aiutato tantissimo».
«Quando avevo sedici anni ho partecipato ad un workcamp in Romania - aggiunge Michele -. Durante le tre settimane che ho trascorso lì ho osservato da vicino realtà che si vedono solo nei film. Le persone vivono in estrema povertà, i bambini hanno una vita molto difficile, eppure avevano sempre il sorriso: questo mi ha fatto riflettere su quanto io sia fortunato ed amato».
Nel 2023 Michele è andato a Lisbona per la Giornata mondiale della gioventù: «Vedere migliaia di ragazzi di tutto il mondo riuniti a Lisbona per la propria fede è stato davvero emozionante - spiega Michele -, mi ha fatto riflettere sull'importanza della nostra comunità. È incredibile come la fede possa unire persone di culture diverse, creando legami forti e autentici».

Le esperienze che Michele ha vissuto lo hanno aiutato a rendere più salda la sua fede e a capire che Dio lo chiamava a diventare soprannumerario: «La mia vocazione è stata qualcosa di molto normale, non qualcosa da supereroi - racconta Michele -. Quando ero in Romania ho pensato per la prima volta che Dio mi stesse chiamando a diventare soprannumerario. All'inizio ero euforico, ma non volevo prendere decisioni affrettate. Più riflettevo, però, più mi sentivo inadeguato e pensavo di non essere all’altezza. Poi ho capito che nessuno si sente davvero pronto. Così un giorno, poco prima dell’inizio della Messa, mi misi a pregare e pensai “perché no?”».