“Mi sento la donna più felice del mondo”

Chus Puente è nata a Valladolid 32 anni fa. I valori seminati dai suoi genitori e l’aver frequentato la Scuola Alcazarén, attività apostolica dell’Opus Dei, sono stati decisivi per la vita di questa donna.

Chus Puente è nata a Valladolid 32 anni fa, suo padre fa il muratore e sua madre è una casalinga; anche se la loro è stata una vita dura, non è mai venuta meno la gioia di vivere e hanno sempre avuto lo slancio necessario per portare avanti i loro quattro figli. I valori seminati dai genitori e il fatto che Chus abbia frequentato la Scuola Alcazarén attività apostolica dell’Opus Dei, sono stati decisivi per la vita di questa donna.

In ogni cammino personale c’è sempre un prima e un dopo. Com’era la Chus dei primi tempi?

La mia adolescenza è stata segnata dall’incostanza tipica dell’età. In essa si mescolavano ribellione e responsabilità, forse frutto di quel tipo di libertà e di rispetto che i miei genitori hanno cercato di inculcare nell’educazione di noi quattro fratelli. Il mio aspetto esteriore induceva più di uno a considerarmi un po’ strana, forse a causa del giubbotto di cuoio e degli stivali da militare che allora avevo l’abitudine di indossare.

Quello di “festaiola” era un mio aspetto caratteristico: quando uscivo in compagnia mi piaceva assai partecipare alle feste, ballare e divertirmi in modo sano. In ogni caso il mio senso di responsabilità si faceva presente all’ora di tornare a casa; se avevo stabilito un orario con i miei genitori, arrivavo puntualmente qualunque cosa stessi facendo.

In sostanza, volevo vivere la vita e godermela al massimo. Per questo, al momento di scegliere il mio futuro professionale, ho pensato a qualcosa che in breve mi permettesse di guadagnare dei soldi; così ho deciso di iscrivermi alla FPA (Formazione Professionale Amministrativa), che era quello che desideravo.

In quegli anni, Dio contava qualcosa nella tua vita?

In quegli anni Dio contava ben poco nella mia vita. Ero credente, ma a modo mio. Ora ritengo che non ci fosse malizia, ma più che altro una carenza di formazione che mi portava a non apprezzare i Sacramenti.

Che cosa ti ha indotto a cambiare?

Un giorno nel centro che frequentavo sono venute alcune professoresse della Scuola Alcazarén per parlarci di Scuole Alberghiere e di Turismo. Secondo loro, sarebbe stata la professione del futuro e man mano che parlavano dei relativi vantaggi, io mi rendevo conto che si trattava proprio di quello che io andavo cercando professionalmente: qualcosa di breve e di concreto, che mi facesse guadagnare subito.

Improvvisamente un’amica alzò la mano e domandò se erano dell’Opus Dei. Come una molla, mi girai verso di lei, dicendole: “Che stai dicendo? Di che stai parlando?”, perché io non ne avevo mai sentito parlare. Ora, dopo che sono passati tanti anni, posso dire che cominciò proprio lì il mio cambiamento radicale.

Però immagino che qualcosa avrai notato in Alcazarén che ti ha indotta a impostare la vita in maniera diversa. Quali aspetti ti hanno colpita di più?

Il primo impatto, quando mi sono presentata con le mie amiche ad Alcazarén, è stato del tutto speciale: il sorriso di quella che mi aprì la porta e la sensazione di trovarmi in una casa, anche se più grande di quelle abituali; non sembrava certo una scuola. Più tardi, quando mi sono iscritta – era l’anno scolastico 1991/92 -, mi ha aiutata molto la mia tutor personale che ogni alunna della scuola poteva scegliersi. Simpatizzammo splendidamente e per me fu di grande aiuto, non solo dal punto di vista professionale, ma personale, perché con essa riuscivo a parlare e risolvere, in clima di piena libertà, i dubbi che mi andavano sorgendo e i problemi che mi assalivano.

A poco a poco andavo scoprendo un altro mondo che fino allora per me non esisteva; e ho cominciato a considerare le vicende quotidiane da una terza dimensione: quella spirituale. Durante quel corso, Dio cominciò a contare un po’ di più nella mia vita: avevo preso l’abitudine di salutarlo nell’oratorio ogni volta che entravo o uscivo da Alcazarén; avevo cominciato ad andare a Messa in qualche giorno infrasettimanale, e soprattutto a dare allo studio un senso nuovo, perché, dovendolo offrire a Dio, cominciava ad avere un valore molto più grande di quello che aveva avuto sino a quel momento.

Tutto quello che ci stai raccontando non era un po’ in contrasto con l’ambiente nel quale ti eri mossa sino allora?

Certo che era in contrasto, e infatti quei primi passi non furono del tutto fermi; ero influenzata dall’opinione che le mie amiche potessero avere delle mie decisioni. Mi mancava ancora la fermezza necessaria per vivere i fine settimana con gli stessi obiettivi dei giorni che trascorrevo in Alcazarén.

Quali altri aspetti hanno contribuito a far sì che la tua vita cambiasse così radicalmente?

Credo che le mie disposizioni cominciarono a consolidarsi quando andai a Roma per la Settimana Santa; e devo riconoscere che furono tre gli avvenimenti che mi segnarono in modo particolare.

Prima di tutto vedere Papa Giovanni Paolo II. Allo stesso tempo - e non so spiegare bene perché-, l’emozione che provai nel conoscere don Álvaro del Portillo, allora Prelato dell’Opus Dei, che io non conoscevo. Mi penetrò sino in fondo la sua vicinanza, il suo affetto e quella pace che irradiava; ebbi la sensazione di avere accanto a me un autentico padre molto indulgente.

Il terzo fatto importante e definitivo fu quello di cominciare a sospettare che Dio volesse da me qualcosa di più: non solo il mio tempo o una visita in oratorio, ma una donazione totale come Numeraria Ausiliare.

La chiamata di Dio è esigente e può far paura; hai avuto una reazione di questo tipo in tale circostanza?

Sì, certamente. La mia resistenza, in un primo momento, è stata assoluta. Nella mia testa circolavano altri modi di vivere, nell’ambito del matrimonio; mi sembrava meraviglioso mettere al mondo dei figli e formarli perché si donassero a Dio, ecc. Con una simile posizione cercavo di giustificare la mia assoluta mancanza di risposta a queste altre richieste.

Là, a Roma, ho visitato la cripta dove allora riposavano i resti di san Josemaría e, anche se gli ho chiesto di aiutarmi a prendere una decisione coraggiosa, ho rimandato ancora la risposta.

Ti è costato molto fare il passo definitivo?

Un poco. Tornata da Roma, pur continuando a frequentare i mezzi di formazione spirituale, su questo argomento cercavo di tirarla in lungo.

Oltretutto quell’estate avevo cominciato a uscire con un ragazzo e la cosa andò avanti fino al 9 gennaio, compleanno di san Josemaría. In ciò vidi chiaramente la sua mano. Poi, il 25 marzo, ebbi occasione di parlare con Encarnita Ortega che mi ha raccontato che san Josemaría le aveva detto che per fare l’Opus Dei aveva bisogno di un pugno di donne coraggiose. Tutto ciò mi ha incoraggiata a prendere, alcuni giorni dopo, la decisione di chiedere l’Ammissione come Numeraria Ausiliare.

Mi attraeva l’idea di essere come una madre, facendo dei Centri dell’Opus Dei un focolare domestico. Mi sentivo sollecitata dalla possibilità di prendermi cura dello spirito di famiglia e di proteggerlo, con ogni piccolo dettaglio, curando la casa e il vitto.

Che cosa c’è stato, a parte la donazione come Numeraria Ausiliare, che ti ha indotto a prendere una decisione tanto importante?

Da quel momento la mia missione – chiamiamola così – è stata quella di poter collaborare alla lotta per raggiungere la santità della gente che seguo da vicino, facendo in modo che tutti possano dedicarsi, contemporaneamente, all’attività apostolica e a quella professionale personale.

Mediante il mio lavoro ho la grande fortuna di servire con mille piccoli dettagli le persone che seguo grazie ad alcune cose semplici, come pregare per la persona che occuperà il posto della tavola da pranzo che sto apparecchiando; nel preparare i cibi, nel pulire la camera o nello stirare la biancheria pensare alle persone che vivono nel Centro o al programma da svolgere durante la giornata... In sostanza, tutti quegli accorgimenti che ogni madre o ogni donna mette in atto per le persone care, offrendoli, allo stesso tempo, a Dio.

A che cosa ti dedichi attualmente?

Attualmente cerco di rendere compatibile il lavoro dell’amministrazione domestica con la materia di Pre-elaborazione che insegno nella Scuola Alcazarén. Mi piace molto fare lezione perché, oltre a insegnare una serie di contenuti di cucina, cerco di aiutare gli alunni a lavorare bene, dando valore non solo alle piccole cose che riguardano l’ordine, la pulizia, ecc., ma anche all’aspetto di servizio e di lavoro di gruppo, in modo tale che, così facendo, si possano forgiare le virtù umane ed essi stessi possano migliorare come persone.