Mons. Fernando Ocáriz, omelia nella festa del beato Álvaro (2024)

Sabato 11 maggio 2024 ha avuto luogo a Roma, presso la Basilica di Sant'Eugenio, la Santa Messa per la memoria del beato Álvaro del Portillo, primo successore di san Josemaría alla guida dell’Opus Dei. Condividiamo l'omelia del prelato dell'Opus Dei mons. Fernando Ocáriz.

Questo è l’amministratore fedele e saggio che il Signore ha posto a capo della sua servitù (cfr. Lc 12, 42). Tali parole del canto d’ingresso possiamo applicarle al beato Álvaro, che spese la sua vita per essere di appoggio, prima, e il successore, poi, di san Josemaría alla guida dell’Opus Dei. Fu un figlio leale della Chiesa. E, come scrisse papa Francesco per il giorno della beatificazione di don Álvaro: “Era notorio il suo amore per la Chiesa, sposa di Cristo, che servì con un cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica. Mai un lamento o una critica, nemmeno in momenti particolarmente difficili, piuttosto, come aveva imparato da san Josemaría, rispondeva sempre con la preghiera, il perdono, la comprensione, la carità sincera.”[1]. Anche noi possiamo chiederci adesso: abitualmente ho il suo stesso atteggiamento nella mia vita di ogni giorno, davanti alle difficoltà o ai problemi?

Un uomo fedele e prudente: così fu il beato Álvaro! Possiamo ricorrere alla sua intercessione affinché il Signore renda tutti noi fedeli e prudenti; gli chiediamo la prudenza per essere, in ogni momento, fedeli al Vangelo dinanzi alle mutevoli circostanze di tempo e di luogo, spesso complicate. Una fedeltà non per seguire un’idea, ma una Persona: Gesù Cristo, nostro Signore, che prospetta orizzonti sempre nuovi alla vita di ciascuna e di ciascuno di noi.

La liturgia della Parola della celebrazione odierna ci presenta la figura del Buon Pastore. Nel Vangelo di san Giovanni, la figura del pastore è molto concreta: “Io sono il Buon Pastore […],e offro la mia vita per le pecore” (Gv 10, 11.15). E infatti, Lui, Gesù, dà veramente la vita per le sue pecore, va in cerca di quella smarrita e la conduce ad acque tranquille, come ripete il salmo responsoriale (cfr. Sal 22). Amare le persone che gli sono state affidate, proprio come le ama Cristo, è una delle caratteristiche fondamentali di un buon pastore. E così è vissuto nel corso della sua esistenza il beato Álvaro: con il suo atteggiamento accogliente, comprensivo e pieno di pace; di una pace e di una gioia, che non scomparivano nemmeno davanti alle difficoltà e ai problemi.

La gioia cristiana – come diceva san Josemaría – ha "le radici a forma di croce"[2]; è gioia "nel Signore" (cfr. Fil 4, 4): quella che Gesù ha guadagnato per noi sulla Croce. Questa gioia è capace non solo di resistere, ma anzi di crescere, davanti alle difficoltà e alle sofferenze, con la forza della fede, della speranza e dell’amore. Nella prima lettura, abbiamo ascoltato queste parole di san Paolo: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). Lo abbiamo constatato nella vita del beato Álvaro, buon pastore delle sue figlie e dei suoi figli, che ha saputo trasmettere la sua gioia anche agli altri. Pure noi, con la grazia di Dio, possiamo unire, con gioia, alla Croce di Cristo tutto ciò che ai giorni nostri può essere motivo di sofferenza.

È proprio vero che questa gioia nel Signore non solo rimane, ma addirittura cresce con le difficoltà e le sofferenze, se c’è la forza della fede, della speranza e dell’amore. La vita di don Álvaro non fu esente dalle contrarietà. “Saremmo fuori strada – faceva notare recentemente papa Francesco – se pensassimo che i santi siano delle eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie.”[3]. Don Álvaro ha saputo fare assegnamento prima di tutto sulla grazia di Dio e fece sì che fosse Lui il centro della propria vita. Il suo esempio, come quello di tutti i santi, ci mostra che chi è fedele alla vocazione che il Signore gli ha dato, si realizza pienamente; prova così già su questa terra una felicità che è l’anticamera della felicità del cielo.

In questo mese di maggio, ricorriamo specialmente a nostra Madre Santa Maria, affinché ci aiuti a crescere nella prudente fedeltà di sapere e volere dare la vita per gli altri, giorno dopo giorno, con tantissima gioia.

Così sia.

[1] Papa Francesco, Lettera al Prelato dell’Opus Dei in occasione della Beatificazione di Álvaro del Portillo, 16.VI.2014.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 43.

[3] Papa Francesco, Udienza, 13-III-2024.