Meditazioni: Venerdì della 16ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel venerdì della sedicesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Comprendere la parola di Dio; Convinzioni ferme; Essere terra buona.

- Comprendere la parola di Dio

- Convinzioni ferme

- Essere terra buona


Comprendere la parola di Dio

Non sempre gli Apostoli capivano le parole di Gesù. Nonostante l’intimità che li univa a lui, molte volte le loro convinzioni umane non li facevano scoprire le ragioni divine. Ma Cristo, invece di perdere la pazienza o farsi prendere dalla stanchezza di fronte alla loro incapacità di capire, non aveva difficoltà a ripetere i suoi insegnamenti in modo più chiaro. Alla fine, quello che importava era che il suo messaggio giungesse al cuore degli uomini. Questa realtà può esserci di consolazione quando anche noi possiamo sentirci sperduti, o quando capiamo con chiarezza la volontà di Dio in qualche momento: possiamo essere certi che Gesù ci troverà per chiarirci quella situazione inattesa o quella parola incomprensibile, come ha fatto con gli apostoli dopo aver narrato la parabola del seminatore.

«Ogni volta che uno ascolta la Parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada» (Mt 13, 19). Una parola non ascoltata è come il seme che rimane in superficie: non può sviluppare tutte le potenzialità che ha in sé, non può crescere per offrire riparo agli altri. Per questo, la lettura meditata e frequente del Vangelo rende più facile che questo seme possa penetrare nel terreno della nostra anima per crescere e dare frutto. «La Parola di Dio fa un cammino dentro di noi. La ascoltiamo con le orecchie e passa al cuore; non rimane nelle orecchie, deve andare al cuore; e dal cuore passa alle mani, alle opere buone»[1]. Possiamo chiederci: ho lo stesso desiderio degli apostoli di capire quello che Gesù vuole dire in modo che la sua parola dia frutto nella mia vita? Voglio mettermi nella disposizione di fare germinare la Parola di Dio nella mia mente, nel mio cuore e nelle mie mani?


Convinzioni ferme

Certe volte possiamo sperimentare di iniziare un progetto con molte attese. Siamo felici di realizzarlo o per l’entusiasmo di esserne partecipi, o anche per l’attesa di entusiasmanti risultati. Può accadere, tuttavia, che di fronte al tran tran di certi impegni o di fronte all’arrivo di alcune difficoltà, perdiamo questo impulso iniziale. Allora il senso di quello che stiamo facendo diventa sfocato, e ci chiediamo sino a che punto è una buona idea intraprendere quell’avventura. Qualcosa di simile può accadere nel nostro rapporto con Dio: magari si alternano momenti nei quali tutto è vibrazione e facile, col altri momenti nei quali notiamo apatia e disinteresse. Gesù, nella parabola, parla di questa situazione: «Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno» (Mt 13, 20-21).

Il Signore ci parla della costanza come criterio importante per descrivere la fede che abbiamo nell’orazione. Proprio nel momento della croce, quando l'entusiasmo è scomparso, abbiamo l’occasione di confidare nella forza della preghiera, di crescere nella fede umana e soprannaturale. Anche se umanamente è comprensibile che tutti abbiamo la tendenza ad essere contenti quando le cose vanno bene e a perdere la gioia quando non è così, siamo veramente padroni di noi stessi solo quando la nostra vita si lascia guidare dalle profonde convinzioni e dall’aiuto di Dio. La monotonia o la mancanza di voglia nel nostro rapporto con il Signore non sono impedimenti, ma opportunità unirci di più a Lui; sono occasioni buone affinché il fondamento della nostra vita non sia fatto da uno stato d’animo oppure da circostanze esterne, spesso fuori controllo, ma invece nell’aver seminato il nostro seme nel fertile terreno della chiamata di Dio a condividere con lui la nostra vita.


Essere terra buona

«Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno» (Mt 13, 23). Il frutto della buona semente non dipende soltanto dalle nostre forze. Come scrisse san Josemaría, non dobbiamo dimenticare che «Gesù è allo stesso tempo seminatore, seme e frutto della semina: è il Pane di vita eterna»[2]. La nostra anima, per misericordia di Dio, può essere la buona terra che consente al seme di sviluppare tutto il suo potenziale.

Il nostro tempo ci offre molte occasioni nelle quali poter vivere una carità che prepara questo terreno e che permette al Signore di crescere nella nostra interiorità. «Quella parola ben trovata, la battuta che non uscì dalla tua bocca; il sorriso amabile per colui che ti annoia; quel silenzio davanti a un'accusa ingiusta; la benevola conversazione con i seccatori e gli importuni; quel non dare importanza, quotidianamente, ai mille particolari fastidiosi e impertinenti...»[3]. Sono questi i frutti saporiti che dimostrano che la semente del Signore è caduta nella terra buona e che continua a predisporre il terreno della preghiera.

«Ognuno di noi è un terreno su cui cade il seme della Parola, nessuno è escluso. La Parola è data a ognuno di noi. Possiamo chiederci: io, che tipo di terreno sono? Assomiglio alla strada, alla terra sassosa, al roveto? Se vogliamo, con la grazia di Dio possiamo diventare terreno buono, dissodato e coltivato con cura, per far maturare il seme della Parola. Esso è già presente nel nostro cuore, ma il farlo fruttificare dipende da noi, dipende dall’accoglienza che riserviamo a questo seme»[4]. La Vergine Maria è stato il terreno buono e fertile nel quale è cresciuto Dio. Ci potrà aiutare affinché anche noi siamo terra senza spine né pietre, per dare frutti buoni per la nostra e per la vita degli altri.


[1] Francesco, Udienza, 31-I-2018.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 151.

[3] San Josemaría, Cammino, n. 173.

[4] Francesco, Angelus, 12-VII-2020.