Meditazioni: Sabato della 1ª settimana di Quaresima

Riflessioni per meditare nel sabato della prima settimana di Quaresima. I temi proposti sono: Gesù ci comanda di amare i nostri nemici; Dio fa piovere sui buoni e sui cattivi; Portare il campo di battaglia verso la nostra stessa vita.

- Gesù ci comanda di amare i nostri nemici

- Dio fa piovere sui buoni e sui cattivi

- Portare il campo di battaglia verso la nostra stessa vita


«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 5, 44); queste indicazioni di Cristo si considerano tra le più sorprendenti della sua predicazione. Probabilmente spesso sono in contrasto con le nostre reazioni più immediate. Ci rendiamo conto che non si tratta di parole che sollecitano da parte nostra una reazione superficiale, come se ci venisse richiesto semplicemente di cedere a chi ci fa del male; è molto di più: ci viene chiesto di amare e pregare.

«Le parole di Gesù sono nette [..]. E questo non è un optional, è un comando [...]. Lui sa benissimo che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e nostro [...]. Questo comando, di rispondere all’insulto e al torto con l’amore, ha generato nel mondo una nuova cultura: la cultura della misericordia [...]. È la rivoluzione dell’amore, i cui protagonisti sono i martiri di tutti i tempi»[1].

Per riuscire a tanto, riporremo tutta la nostra speranza nella grazia. «Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai» (Sal 119, 8), chiediamo con il salmo. Questo aiuto di Dio non solo agisce nella nostra volontà, ma anche nell’intelletto e nel cuore. «Credo di non avere nemici – scriveva san Josemaría in epoca di persecuzioni –. Nella mia vita ho incontrato persone che mi hanno fatto danni, danni reali. Non credo che siano nemici: io sono ben poca cosa per averne. Tuttavia, fin da ora, essi ed esse sono inclusi nel gruppo dei miei benefattori, così da raccomandarli ogni giorno al Signore»[2].


«Che motivi hai per non amare? – si domanda san Giovanni Crisostomo– . L’altro ha risposto con ingiurie ai tuoi favori? Voleva spargere il tuo sangue in ringraziamento dei tuoi benefici? Ma se tu ami grazie a Cristo, questi sono motivi che ti devono spingere ad amare ancora di più. Ciò che distrugge le amicizie del mondo, infatti, è ciò che rafforza la carità di Cristo. Come? Prima di tutto, perché questo ingrato è per te causa di un premio più grande. Secondo, perché proprio questi ha bisogno di più aiuto e di un’assistenza più intensa»[3]. Come sarebbe grigio il mondo se tutte le persone fossero uguali e se tutte ci apparissero ugualmente gradevoli. La realtà non è questa, e Gesù ci chiede di amare e servire tutti, di pregare per tutti. Ritenere il contrario ci fa ricordare le parole di Caino, piene di invidia e di odio: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gn 4, 9),

Se volgiamo lo sguardo a Cristo, riecheggia nella nostra anima il suo amore verso tutti gli uomini: «Siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5, 45). «Ci farà bene, oggi, pensare a un nemico — credo che tutti noi ne abbiamo qualcuno —, uno che ci ha fatto del male o che ci vuole fare del male o che cerca di fare del male. Preghiamo per lui. Chiediamo al Signore di darci la grazia di amarlo»[4]. Non occorre pensare a luoghi lontani, a campi di battaglia o a nemici potenti. Può darsi che nella nostra stessa casa dobbiamo lottare per comprendere, per perdonare e per non serbare rancore a un fratello, a una figlia o al coniuge. Quante volte abbiamo verificato come la grazia rende possibile quello che prima non avevamo neppure immaginato.


«Gli uomini senza speranza sono quelli che non badano ai propri peccati ma si fissano in quelli degli altri – scrive sant’Agostino –. Non cercano quello che bisogna correggere, ma in che cosa possono mordere. E non potendo accusare se stessi, sono sempre disposti ad accusare gli altri»[5]. Se vogliamo cominciare ad amare i nemici, dobbiamo, come conseguenza, imparare nel contempo a mettere il fuoco nella nostra debolezza, nelle nostre mancanze in tutte quegli aspetti della nostra vita che ancora debbono identificarsi con Cristo. Questo atteggiamento è impregnato di un realismo molto più pratico, perché quello che, aiutati da Dio, certamente possiamo cambiare è quello che abbiamo nel nostro cuore. Abbandoniamo un campo di battaglia di fantasia – la vita degli altri – per riempire di bene il mondo cominciando una lotta molto più vicina a noi. Lasciamo che Dio cambi pure il corso della storia, mentre noi limitiamoci a rettificare la rotta che abbiamo tra le mani.

«È necessario comprendere tutti, convivere con tutti, scusare tutti, perdonare tutti. Non si tratta di dire che è giusto ciò che non lo è, o che l’offesa a Dio non è offesa a Dio, o che il male è bene. Però non risponderemo al male con il male, ma con dottrina chiara e buone opere, affogando il male nell’abbondanza di bene (cfr. Rm 12, 21)»[6]. Non si tratta di non correggere quando la situazione lo richieda; né si tratta di essere ingenui, ma tutto il contrario: si tratta di acquisire la sapienza di Dio. L’amore maturo, generoso e discreto, è capace di dimenticare le offese, non tiene conto della mancanza di stima, si arma di coraggio e imita Cristo ai piedi della Croce: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34). Alla Vergine Maria, regina della pace, possiamo chiedere di insegnare ad amare, a pregare anche per quelli che ci hanno arrecato un danno; ci aiuti inoltre a portare il campo di battaglia nei pressi della nostra anima.


[1] Papa Francesco, Angelus, 24-II-2019.

[2] San Josemaría, Apuntes íntimos, 28-X-1931, citato in Camino, Edición crítico-histórica, p. 933.

[3] San Giovanni Crisostomo, Omelia su san Matteo, 60, 3.

[4] Papa Francesco, Omelia, 19-VI-2018.

[5] Sant’Agostino, Sermone 19.

[6] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 182.