Meditazioni: Sabato della 28ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel sabato della ventottesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: La testimonianza che rafforza il nostro amore a Cristo; Quando inizia l’incomprensione; Fiducia nello Spirito Santo.

- La testimonianza che rafforza il nostro amore a Cristo

- Quando inizia l’incomprensione

- Fiducia nello Spirito Santo


Parlare pubblicamente dell’affetto per una persona non solo è una manifestazione esteriore di questo amore, ma in più lo fa crescere. Per esempio, quando si rende pubblica una relazione in vista del matrimonio, vuol dire che l’affetto tra due persone ha iniziato a far parte della loro identità. È come se si dicesse: «Se conosci me, allora conosci anche la persona che amo». Oppure, detto diversamente: «Non puoi conoscermi veramente se non sai che questa persona mi ha cambiato».

San Josemaría ha sempre insegnato che l’apostolato è una «sovrabbondanza della vita interiore»[1]. Se Gesù è la persona più importante della mia vita, è logico che lo dobbiamo far conoscere in modo naturale ai nostri familiari e amici. Tuttavia, si potrebbe anche dire qualcosa di simile, ma al contrario: la vita interiore cresce tramite il nostro impegno apostolico. Nella misura nella quale rendiamo pubblica la nostra relazione personale con Cristo, cresce anche l’amore che sentiamo per lui e, quindi, la vita interiore diventa più matura. Per questo, Gesù ci dice: «chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio» (Lc 12, 8). Il linguaggio giuridico che il Signore usa mette in chiaro questa idea: se agiamo sempre come testimoni del suo amore, tanto più lui non avrà limiti a dare testimonianza per noi. Perché quando l’amore si manifesta esteriormente, la relazione si rafforza, è ognuno è disposto a intercedere per l’altro.

Ed è così che, come diceva il fondatore dell’Opus Dei, una vita di santità si traduce nel desiderio che quelli che ci stanno vicino conoscano Cristo: «Ringrazia il Signore per la continua delicatezza, paterna e materna, con cui ti tratta. Tu, che hai sempre sognato grandi avventure, ti sei impegnato in un’impresa stupenda…, che ti conduce alla santità. Insisto: rendine grazie a Dio, con una vita di apostolato»[2].


Essere testimoni di Cristo nella vita pubblica è una vocazione che ci riempie di felicità. Questa realtà può essere accompagnata da momenti veramente complicati nella nostra vita, soprattutto quando le persone che ci sono intorno possono rendere difficile la nostra identità, magari, mantenendo un diverso stile di vita. San Josemaría si riferiva proprio a una simile inquietudine che gli veniva manifestata da uno studente quando scriveva: «Mi domandi: “Non sembrerà artificiosa la mia naturalezza in un ambiente paganizzato o pagano, dato che tale ambiente urterà con la mia vita?”. —E ti rispondo: “La tua vita urterà senza dubbio con la loro; e questo contrasto, che conferma con le opere la tua fede, è appunto la naturalezza che ti chiedo”»[3].

Logicamente, con l’apostolato non si cerca di seminare divisione. Non possiamo dimenticare che la verità della nostra religione si basa sull’amore di una persona: Gesù Cristo. Sappiamo, però, che la nostra testimonianza cristiana può anche risvegliare a volte certe incomprensioni in coloro che ci stanno vicini, dato che seguire Cristo è seguire una persona che non lascia indifferenti e che, quindi, per noi non è senza inconvenienti. Per questo, se viviamo autenticamente la nostra vocazione apostolica, esprimiamo chiaramente che Gesù Cristo ha la priorità nella nostra vita, specialmente quando il nostro apostolato porta a correre qualche rischio. A volte, per esempio, certe condotte o opinioni riguardo questioni morali che si allontanano dal credere in Cristo possono risvegliare la critica o l’ironia degli altri, o può complicarci una decisione, e questo può spingerci a sperimentare una certa solitudine, come se nessuno ci capisse. Proprio in questi momenti è di conforto ricordarsi della promessa di Gesù: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio» (Lc 12, 8). Quando testimoniamo Cristo non siamo mai soli. In lui possiamo trovare l’affetto che a volte non troviamo nell’ambiente che non ci capisce.

San Josemaría ci invitava a non dimenticarci, nei momenti di maggiore difficoltà, della nostra filiazione divina: «Persuaditi! Se lo vuoi — dal momento che Dio ti ascolta, ti ama, ti promette la gloria —, tu, protetto dalla mano onnipotente del Padre tuo celeste, puoi essere una persona piena di fortezza, disposta a rendere testimonianza della sua amabile e vera dottrina dappertutto»[4].


«Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire» (Lc 12, 11-12). Queste parole di Gesù ci regalano una grande fiducia per quei momenti nei quali dare testimonianza della nostra fede può essere più difficile. Tra l’altro, questo non vuol dire che non sia necessario meditare sulle parole che dobbiamo utilizzare, oppure chiederci che cosa quelli che ci ascoltano sono in grado di cogliere. Ma facciamo tutto questo con la convinzione che è lo Spirito Santo che guida le nostre parole.

L’azione dello Spirito Santo non è una specie di magia, come se in certi casi perdessimo il controllo delle nostre parole e, immediatamente, potessimo parlare contro la nostra stessa volontà. Lo Spirito Santo è l’amore tra il Padre e il Figlio. Pertanto, se cerchiamo sempre di frequentare il Paraclito, saremo ordinariamente anche capaci di conoscere quello che Gesù ha nel suo cuore e potremo comunicarlo a tutti quelli che ci stanno intorno. L’amore unisce sempre i cuori di coloro che si amano, in modo tale che si possono intuire i pensieri e i sentimenti dell’altro. Lo Spirito Santo ci aiuta ad essere veri rappresentanti di Cristo nel nostro parlare e agire, perché conosciamo i moti interiori del suo cuore misericordioso.

«Chiediamo al Signore che ci dia questa consapevolezza che non si può essere cristiani senza camminare con lo Spirito Santo, senza agire con lo Spirito Santo, senza lasciare che lo Spirito Santo sia il protagonista della nostra vita»[5]. Nessuna creatura, come la Vergine Maria, ha percorso questo itinerario spirituale. Possiamo chiederle di donarci un grande amore apostolico per suo Figlio, che si rafforza frequentando lo Spirito Santo.


[1] San Josemaría, Amici di Dio, n. 239.

[2] San Josemaría, Solco, n. 184.

[3] San Josemaría, Cammino, n. 380.

[4] San Josemaría, Forgia, n. 463.

[5] Francesco, Omelia, 30-IV-2019.