Meditazioni: Mercoledì della 6ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel mercoledì della sesta settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Dio conta su quelli che noi frequentiamo; La preghiera aiuta a guardare la realtà; Felici sulla terra e in cielo.

- Dio conta su quelli che noi frequentiamo

- La preghiera aiuta a guardare la realtà

- Felici sulla terra e in cielo


GESÙ E I SUOI DISCEPOLI «giunsero a Betsaida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo» (Mc 8, 22). Gli apostoli Andrea, Pietro e Filippo erano di quello stesso villaggio di pescatori, vicino al mare di Galilea. Probabilmente conoscevano quel cieco e quelli che lo presentavano al Signore. È sicuro però che non si trattava di una località che aveva dimostrato una gran fede in Gesù; infatti, successivamente, il Signore si lamenterà della risposta di Corazin e di Betsaida, benché avessero assistito a tanti miracoli.

Forse anche noi, pur avendo visto o sperimentato il modo divino di operare e avere ascoltato tanto a lungo il Signore, possiamo avere in certi momenti una fede debole. Allora vorremmo che Dio avesse messo accanto a noi alcune persone, come gli amici di quel cieco, che in qualche modo ci mettano di fronte a Gesù, che ci parlino di lui con parole o con opere. Possiamo pensare , per esempio, «ai genitori che crescono con tanto amore i loro figli, agli uomini e alle donne che lavorano per portare il pane a casa, ai malati, alle religiose anziane che continuano a sorridere. Alla costanza di andare avanti un giorno dopo l’altro [...]. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio»[1].

«Un giorno – non voglio generalizzare, apri il tuo cuore al Signore e raccontagli la tua storia – un amico, un comune cristiano come te, ti svelò un panorama profondo e nuovo, eppure vecchio come il Vangelo»[2]. Può darsi che, in maniera sempre diversa, questa scena si continui a ripetere nel corso della nostra vita. Infatti, si fa presente nelle nostre relazioni e, se stiamo attenti, attraverso di esse cerca di guarire la nostra cecità e di fortificare la nostra fede.


QUEL POMERIGGIO GESÙ «prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?”. Quello, alzando gli occhi, diceva: “Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano”» (Mc 8, 23-24). Riferendosi a quei primi gesti che fa il cieco dopo l’intervento del Signore – alzare gli occhi da terra e vedere almeno delle ombre –, san Girolamo commenta: «Bellamente ha scritto l’evangelista “alzando gli occhi”; infatti quello che, quando era cieco, guardava verso il basso, guardò verso l’alto e fu guarito. E “vedo gli uomini come alberi che camminano” sarebbe come dire: finora vedo solo delle ombre, non vedo ancora la realtà»[3].

Per alzare lo sguardo e scoprire l’autentica realtà, è necessario percorrere cammini di orazione. San Josemaría consigliava che, come uno dei primi atti di servizio che si potevano offrire a chi entrasse in un centro dell’Opera sperando di ravvivare la propria vita spirituale, fosse proprio aiutarlo a pregare. «L’inizio non è facile; costa sforzo rivolgersi al Signore e ringraziarlo della sua pietà paterna e concreta verso di noi. Poi, a poco a poco – benché non sia cosa del sentimento –, l’amore di Dio si fa tangibile come una traccia profonda nell’anima. È Cristo che ci segue amorosamente: “ecco, sto alla porta e busso”. Come va la tua vita di orazione? non senti a volte, durante il giorno, il desiderio di conversare con Lui, senza fretta? Ti capita di dirgli ogni tanto: “poi ti racconterò tutto, ne parleremo insieme”? Nei momenti espressamente dedicati a tale colloquio col Signore, il cuore si apre, la volontà si irrobustisce, l’intelligenza – aiutata dalla grazia – imbeve di realtà soprannaturali le vicende umane»[4].

Allora, come il cieco del Vangelo, alzeremo sempre più lo sguardo verso il cielo; e i contorni della realtà saranno meno confusi. «La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio»[5].


GESÙ, CON GRANDE PAZIENZA, «gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa» (Mc 8, 25). Il premio alla pietà che si è accesa nel cieco di Betsaida sarà maggiore di quel che poteva sperare: la prima cosa che vede, dopo la confusione degli alberi, è lo sguardo del Figlio di Dio. Forse in quei brevi secondi colui che era stato appena guarito ha avuto un anticipo di quello che succederà a tutti noi in cielo, dopo una vita intera spesa a cercare Dio: «Sarebbe il momento dell'immergersi nell'oceano dell'infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più. Possiamo soltanto cercare di pensare che questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell'essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia»[6].

Il cammino cristiano, se si prendono con realismo le sofferenze e le difficoltà del presente, è un cammino gioioso, perché guarda le cose dalla prospettiva di Dio e sa che può contare sulla sua costante presenza. San Josemaría ci metteva in guardia da quelle considerazioni della lotta che mettono l’accento più sulla sofferenza che sulla consolazione di Dio: «Il Signore sta sulla Croce, ma non come alcuni pensano. Alcuni, quando arriva una contrarietà, pensano che Cristo dica: “Io sono qui a soffrire, ora soffrite voi!”... No! Ma dice: “Io sto soffrendo perché voi diate felici”. Ci vuole felici nell’eternità e felici sulla terra»[7]. A nostra Madre, Maria, possiamo chiedere «una fede forte, gioiosa e misericordiosa; che ci aiuti a essere santi, per incontrarci con lei, un giorno, in Paradiso»[8].


[1] Papa Francesco, Gaudete et exsultate, n. 7.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 1.

[3] San Girolamo, Commento al vangelo di san Marco, V.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 8.

[5] Papa Francesco, Udienza, 6-V-2020.

[6] Benedetto XVI, Spe Salvi, n. 12.

[7] San Josemaría, Appunti di una riunione di famiglia, 26-V-1974.

[8] Papa Francesco, Angelus, 15-VIII-2017.