Meditazioni: Martedì della prima settimana del Tempo Ordinario

Testi per meditare nel primo martedì del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: La grazia di Dio opera in noi; Gesù è più forte delle nostre debolezze; Stupirci dei doni di Dio e condividerli.

- La grazia di Dio opera in noi

- Gesù è più forte delle nostre debolezze

- Stupirci dei doni di Dio e condividerli


«CHE VUOI DA NOI, GESÙ Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» (Mc 1, 24). Un uomo posseduto da uno spirito impuro riceve Gesù con queste parole. Forse, senza dirlo con tanta crudezza, qualche volta abbiamo sentito la tentazione di pensare che Dio ci abbia complicato la vita. Forse in momenti problematici è sorto in noi un sentimento di lamentela o di auto-compassione. Ci lascia perplessi che il bene non s’imponga più facilmente, più rapidamente e più efficacemente nella nostra vita. A volte non riusciamo a renderci conto che tutto quello che Dio ci chiede, in realtà, è un dono che ci offre.

Però non vogliamo che questi ragionamenti offuschino la nostra profonda convinzione che Dio ci vuole felici e che, per questo, ci ha fatto liberi. «Non vi meravigliate di non essere in grado di saltare, di non poter vincere: a noi si addice la sconfitta! La vittoria è cosa della grazia di Dio»[1]. Per Cristo, con Cristo e in Cristo percorriamo con fiducia questa strada verso la casa del Padre. Contrariamente a ciò che afferma questo demonio, sappiamo che Gesù, la seconda persona della Trinità, è più intimo a noi di noi stessi.

Non ci preoccupano le difficoltà esterne né quelle personali perché sappiamo che se le mettiamo nelle mani di Cristo, egli agirà attraverso di esse. Quante volte abbiamo constatato l’efficacia della grazia! «Neppure per questo vi potete meravigliare – dice san Josemaría –: perché siete Cristo, e Cristo compie queste cose per vostro mezzo, come le fece attraverso i primi discepoli. Va bene così, figlie e figli miei, perché ci fonda sull’umiltà, ci toglie la possibilità di insuperbirci e ci aiuta ad avere buona dottrina. Conoscere le meraviglie che Dio opera mediante il vostro lavoro vi rende efficaci, risveglia la vostra lealtà e, pertanto, rafforza la vostra perseveranza»[2].


GESÙ COMANDA ALLO spirito impuro di tacere e gli ordina di uscire immediatamente da quell’uomo. Il demonio non può che cedere alla forza e al potere della grazia. «Non si può negoziare il Vangelo. Non si può scendere a compromessi: la fede in Gesù non è merce da contrattare: è salvezza, è incontro, è redenzione. Non si vende a buon mercato»[3]. Dubitare della forza di Cristo vuol dire soccombere. Confidare più nel potere della nostra debolezza che nella grazia vuol dire chiudere il cuore alla sua azione.

«Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Chi è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono» (Mc 1, 27). Perché è tanto sorprendente che il peccato batta in ritirata alla presenza di Gesù? Perché a volte diamo tanta importanza ai nostri difetti, per quanto radicati essi siano? Basta una parola di Gesù e saranno cosa del passato, in ogni caso. Forse allora scopriremo il ruolo che hanno queste miserie nella nostra vita: ci aiutano a ingrandire il cuore perché la grazia possa abitarvi.

Nel sacramento della confessione questo miracolo si compie continuamente. Il male indietreggia davanti all’autorità del Figlio di Dio. Attraverso questo sacramento entra nel mondo una corrente che rinnova l’aria viziata dal peccato. Ogni volta che ci confessiamo il demonio ha la conferma che non può far nulla e che si ripete la vittoria del bene sul male. In quel tribunale di misericordia Gesù ratifica il suo impegno con noi.


VOGLIAMO DIVENTARE TESTIMONI di questo amore e portarlo sino ai nostri amici, alla nostra famiglia, ai nostri colleghi di lavoro. In molti casi forse non hanno avuto la stessa fortuna di noi. Questa vicinanza con la bontà di Dio, questa naturalezza con la quale la tocchiamo ogni giorno, potrebbe indurci ad abituarci ad essa. Chiediamo al nostro angelo custode di continuare a meravigliarci dei prodigi della grazia. Il vangelo di oggi parla degli abitanti di Cafarnao stupefatti dell’autorità di Gesù. Fossimo anche noi capaci di rimanere stupefatti ogni giorno per i suoi doni immeritati e continui!

Quale miglior modo di apprezzarli che condividerli con gli altri. In questa missione di evangelizzazione, l’apostolo non dimentica mai che quello che trasmette non gli appartiene; questo lo libera dal timore di fare fiasco, di importunare, di sbagliare. Sa che Dio fa assegnamento su di lui per fare felici gli altri e si lancia ad annunciare la buona notizia. Così è successo con gli apostoli e con molti cristiani che ci hanno trasmesso la fede. «Quando si tratta del Vangelo e della missione di evangelizzare, Paolo si entusiasma, esce fuori di sé. Sembra non vedere altro che questa missione che il Signore gli ha affidato. Tutto in lui è dedicato a questo annuncio, e non possiede altro interesse se non il Vangelo. È l’amore di Paolo, l’interesse di Paolo, il mestiere di Paolo: annunciare»[4].

Alla Madonna, Regina degli apostoli, chiediamo di farci diventare buoni testimoni della forza di suo figlio. Chiediamole che ci ricordi, ogni giorno, che Dio è potente (cfr. Is 59, 1) e che la sua misericordia è capace di cancellare ogni traccia di peccato e di tristezza.

[1] San Josemaría, In dialogo con il Signore, “Ora che comincia l’anno”, n. 3a.

[2] Ibid, n. 5g.

[3] Papa Francesco, Udienza, 4-VIII-2021.

[4] Ibid.