Meditazioni: Martedì della 18a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel martedì della diciottesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Un mare agitato; Pietro scende dalla barca; Avere fiducia nella vicinanza di Cristo.

Un mare agitato

Pietro scende dalla barca

Avere fiducia nella vicinanza di Cristo


DOPO AVER DATO da mangiare alla folla, Gesù si ritirò sul monte per pregare; prima però chiese ai discepoli di attraversare il lago e di aspettarlo sull'altra riva (cfr. Mt 14, 22-25). Pietro e gli altri Apostoli navigano al buio. Si sono allontanati un po’ da terra, quando la barca comincia ad agitarsi per le onde e il vento soffia contrario. Com'è logico tra i presenti comincia a sorgere qualche preoccupazione: nonostante l'esperienza di molti di loro, questa improvvisa tempesta li ha colti impreparati.

Il Vangelo ci presenta la barca dei discepoli nel mare tempestoso come una figura della vita della chiesa che solca il mare della storia apparentemente indifesa tra i pericoli. “Il mare simboleggia la vita presente, l’instabilità del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà, che opprime l’uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa costruita da Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio”[1].

San Josemaría ci faceva considerare che in molte occasioni noi cristiani troviamo simili tempeste al momento di diffondere il Vangelo. A volte sono le circostanze esterne quelle che ci mettono ostacoli, altre volte il peso della nostra debolezza e del nostro peccato. “Anche noi adempiamo un comando imperativo di Cristo navigando in un mare sconvolto dalle passioni e dagli errori degli uomini, sentendo a volte in noi tutta la nostra debolezza ma fermamente decisi a condurre in porto la barca di salvezza che il Signore ci ha affidato. Dal fondo del cuore potrebbe sgorgare talvolta, dinanzi alla forza del vento contrario, la voce della nostra fiacchezza: “Pietà di me, o Dio, perché un uomo mi perseguita, un aggressore tutto il giorno mio opprime. Tutto il giorno mi perseguitano i miei nemici, numerosi sono quelli che dall'alto mi combattono”(Sal 56, 2-3). Lui non ci abbandona e quando è stato necessario è sempre intervenuto, con la sua amorevole onnipotenza per colmare di pace e di sicurezza il cuore dei suoi” [2].


L'ARRIVO DI GESÙ che cammina sulle acque anziché essere rassicurante, in un primo momento aggiunse ancora più tensione alla circostanza. I discepoli spaventati dissero: “È un fantasma!” e pieni di paura si misero a gridare. Però subito Gesù li rassicurò: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” È allora quando Pietro rispose con audacia: "Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". E Gesù gli disse: "Vieni!". Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù (cfr. Mt 14, 25-29). Il gesto di Pietro e la risposta di Gesù ci ricordano che Dio ama le nostre iniziative coraggiose, soprattutto quando manifestano la nostra fiducia in Lui. Forse questo episodio ricorda il tono deciso con il quale i figli di Zebedeo risposero “Possiamo!” alla domanda di Gesù sulla loro disposizione per seguirlo al momento della passione, o tante manifestazioni di magnanimità nella vita dei Santi. Dio apprezza questi slanci di fede, questa audacia nel momento di seguire Cristo che ci rende capaci di camminare sulle acque di un tempesta.

“Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare”[3]. Pietro, a prima vista, fece qualcosa che non aveva senso. Abbandonò la relativa stabilità della barca per lanciarsi in un mare in tempesta. E in questo gesto trovò la vera sicurezza. Gesù ci incoraggia a non rifugiarci nelle nostre certezze, a non isolarci dal mondo e dagli altri quando sentiamo che il mare si agita. Il Signore si aspetta un atto di fede audace come quello di Pietro, che non fugge i problemi, ma li abbraccia fiducioso nella vicinanza di Cristo. “Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza”[4].


NONOSTANTE LA SICUREZZA con cui Pietro stava camminando sulle acque, quando vide che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". (Mt 14, 30-31). Pietro era stato capace di camminare sull'acqua non per le proprie forze, ma per le parole di Gesù; e cominciò a sprofondare, non perché il vento fosse troppo forte, ma perché aveva smesso di avere fiducia nel Signore. “È così anche per noi: se guardiamo solo a noi stessi, diventiamo dipendenti dai venti e non possiamo più passare sulle tempeste, sulle acque della vita”[5]. Pietro forse credeva di farcela da solo a mantenersi in piedi, ma era evidente che poteva riuscirci solo perché Cristo dopo lo sosteneva.

Ci saranno momenti nei quali come Pietro cammineremo sulle acque e affronteremo con calma e serenità le diverse tempeste. Si presenteranno anche altri momenti nei quali crederemo di sprofondare. In tutte queste circostanze il Signore è sempre vicino a noi, perché si trova nel più profondo del nostro essere. Dobbiamo però provare la nostra relazione con Dio tanto nell’apparente lontananza come quando lo sentiamo vicino. Come a Pietro, anche a noi Cristo tende la sua mano quando sentiamo che stiamo sprofondando e ci rivolgiamo a lui dicendogli: “Signore, salvami!” L'esperienza degli Apostoli ci mostra che se lasciamo che Gesù entri nella nostra barca, il vento si calmerà.

Possiamo chiedere a Maria che, in mezzo alle tormente che agitano i nostri giorni, risuonino nel cuore le parole di suo Figlio: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (Mt 14, 27).


[1] Benedetto XVI, Angelus 7-VIII-2011.

[2] San Josemaría, Lettera 2, n. 1.

[3] Francesco, Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, 27-III-2020.

[4] Ibidem.

[5] Benedetto XVI, Angelus, 7-VIII-2011.