Meditazioni: Martedì della 31ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel martedì della trentunesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Un invito gratuito; La felicità non è individualista; Dio vuole che tutti siano salvati.

- Un invito gratuito

- La felicità non è individualista

- Dio vuole che tutti siano salvati


DURANTE un pranzo in casa di un fariseo, Gesù raccontò la parabola degli invitati a nozze. «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”» (Lc 14, 16-17). Il Signore usa questo esempio per descrivere il Regno di Dio. Una delle sue caratteristiche è proprio la gratuità. L'uomo non ha chiesto nulla per partecipare al banchetto. Tutto era pronto: non restava che godersi la serata. «Questa è la vita cristiana, una storia d’amore con Dio, dove il Signore prende gratuitamente l’iniziativa e dove nessuno di noi può vantare l’esclusiva dell’invito: nessuno è privilegiato rispetto agli altri, ma ciascuno è privilegiato davanti a Dio. Da questo amore gratuito, tenero e privilegiato nasce e rinasce sempre la vita cristiana»[1].

Questa gratuità si ritrova anche nelle relazioni familiari. Un figlio non deve meritare l'amore dei genitori, né avrebbe senso che cercasse di ripagare il debito che ha con loro per tutte le cure ricevute. Il padre e la madre lo amano così com'è e gli offriranno sempre il loro amore, anche se spesso non è corrisposto. Nel nostro rapporto con il Signore accade qualcosa di simile. È Dio che ci cerca. Non si accontenta di avere un rapporto, per così dire, di giustizia, in cui ogni parte adempie rigorosamente ai propri doveri. Vuole costruire con noi una vera comunione di vita, basata sull'amore incondizionato. Per questo rinnova sempre il suo invito a partecipare al banchetto del Regno di Dio, anche quando siamo stati capaci di rifiutarlo. «A me, a te, a ciascuno di noi oggi dice: “Ti amo e ti amerò sempre, sei prezioso ai miei occhi”»[2]. Allo stesso tempo, come sottolinea il prelato dell'Opus Dei, quando decidiamo di accettare il suo invito, siamo noi stessi i primi a beneficiarne. «Non siamo noi che gli facciamo un favore: è Dio che illumina la nostra vita, riempiendola di significato»[3].


NONOSTANTE la gratuità dell'invito, molti trovarono scuse per non partecipare al banchetto: «Ho comprato un campo e devo andare a vederlo», «ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli», «mi sono appena sposato e perciò non posso venire» (Lc 14,18-20). Non sembra che queste persone provassero disprezzo per la cena. Semplicemente, ritenevano che queste questioni personali meritassero più attenzione e quindi giustificassero la loro assenza. «Ecco come si prendono le distanze dall’amore, non per cattiveria, ma perché si preferisce il proprio: le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodità... Allora ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, di qualche hobby che fa stare un po’ allegri, ma così si invecchia presto e male, perché si invecchia dentro: quando il cuore non si dilata, si chiude, invecchia»[4].

La logica del Regno di Dio è diversa da quella del mondo. Non è rifugiandoci nelle nostre sicurezze che troveremo la felicità, ma facendo spazio agli altri, alle persone che ci offrono il loro invito a stare con loro. Se pensiamo alle esperienze più belle della nostra vita, la maggior parte di esse saranno state sicuramente momenti condivisi con qualcuno. Molti eventi saranno stati pieni di gioia e di entusiasmo, mentre altri saranno stati più ordinari o addirittura faticosi, ma li conserviamo con affetto nella nostra memoria perché ci ricordano che c'era qualcuno al nostro fianco che ci ha accompagnato in quella situazione. Mentre l'individualismo ci porta a pensare che il modo principale per essere felici sia quello di avere delle sicurezze che proteggono il nostro spazio vitale, siano esse materiali o meno - il tempo libero, il denaro, l'accumulo di esperienze sempre più emozionanti... -, Gesù ci invita a non chiuderci in noi stessi e ad accogliere gli inviti delle persone che ci passano accanto. Come diceva san Josemaría: «Quel che occorre per raggiungere la felicità non è una vita comoda, ma un cuore innamorato»[5].


DI FRONTE al rifiuto dei commensali, il padrone di casa decise di estendere il suo invito a molte più persone. «Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: "Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi"». E poiché c'era ancora posto, si rivolse di nuovo al suo servo: «Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia» (Lc 14, 21-23).

Un'altra caratteristica del Regno di Dio è la sua universalità: non ci sono distinzioni «fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano» (Rm 10, 12-13). «Dio vuole che tutti siano salvi – commentava il fondatore dell’Opus Dei-: è questo un invito e una responsabilità che gravano su ciascuno di noi. La Chiesa non è un rifugio per privilegiati»[6].

Gesù non ha offerto il suo messaggio di salvezza solo a pochi. Lo dimostra il fatto che gli apostoli non si sono limitati ad annunciare il Vangelo ai popoli intorno a Israele, ma sono andati in tutto il mondo conosciuto. «Forse la grande Chiesa è una piccola parte della terra?[7] –si chiedeva sant’Agostino– (...) La grande Chiesa è il mondo intero. Dovunque tu ti diriga, là è Cristo. Tua eredità sono i confini della terra; vieni, possiedila tutta assieme a me»[8]. Ovunque ci troviamo, anche noi possiamo rivolgere a chi ci circonda l'invito del Signore a partecipare al suo banchetto. Possiamo chiedere alla Madonna di darci un cuore come quello di suo Figlio, pieno di desiderio per la salvezza di tutte le anime.


[1] Francesco, Omelia, 15-X-2017.

[2] Francesco, Omelia, 24-XII-2019.

[3] Mons. Fernando Ocáriz, «Felici perché “chiamati” così lasceremo traccia», Avvenire, 10-X-2018.

[4] Francesco, Omelia, 15-X-2017.

[5] San Josemaría, Solco, n. 795.

[6] San Josemaría, Amici di Dio, n. 263.

[7] Sant’Agostino, Enarrationes in Psalmos, 21, 2, 26 (PL 36, 177).

[8] Ibid., 21, 2, 30 (PL 36, 180).