Meditazioni: Martedì della 28ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel martedì della ventottesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Riscoprire il bene in ciò che stiamo facendo; La castità è affermazione gioiosa; Riorientare i nostri desideri.

- Riscoprire il bene in ciò che stiamo facendo

- La castità è affermazione gioiosa

- Riorientare i nostri desideri


Gesù è a casa di un fariseo. Quando vanno a tavola, l’anfitrione si stupisce nel vedere che il Signore non si è lavato le mani prima di mangiare. E il Maestro, sapendo a cosa stava pensando, gli dice: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?» (Lc 11, 39-40).

Il Signore non ha condannato la pratica di lavarsi. Quello che ha voluto trasmettere è piuttosto che ciò che conta, al di là dell’apparenza, è lo spirito con il quale si fanno le cose giuste. «Diceva che si occupavano solo delle cose esteriori, e disprezzavano come estranee le cose interiori, perché ignoravano che quello che si fa con il corpo si deve fare anche con l’anima»[1].

In tal senso, la santità non è andare assommando via via più opere buone nella nostra vita. Perché siano veramente buone, è necessario che esse siano accompagnate da una interiorità che aderisce sinceramente a tale bene; come dire che sviluppiamo un atteggiamento che porta a riflettere sulle ragioni del nostro fare, in modo che le nostre azioni abbiano una sana radice e tendano inoltre verso un bene vero, anche se apparentemente, nell’immediato, il risultato non appare chiarissimo. Ad esempio, lottare per non arrabbiarsi allo scopo di evitare problemi e in modo che nessuno disturbi la nostra pace può motivarci sino a un certo punto e può avere un’origine in buona parte egoistica. Di contro, se ciò che ci spinge è il desiderio di essere persone che reagiscono serenamente per preservare la carità e l’unità di un gruppo, lotteremo giorno per giorno, nonostante a volte ci ritroveremo ad essere scontrosi, suscettibili e rancorosi. Nel tempo e con la grazia di Dio, il nostro sforzo di essere sinceramente miti aprirà il passo a nuovi ideali, come quello di giungere a una età avanzata da persone gradevoli, capaci di trasmettere gioia e comprensione.


San Josemaría era solito considerare la virtù della castità come una «affermazione gioiosa»[2]. Un tale punto di vista contrasta con quello di chi mette un’enfasi eccessiva nel non, come se la virtù consistesse semplicemente nel non fare, non pensare o non guardare. Di nuovo, la buona opera richiede una buona terra nella quale mettere radici: ha bisogno di un desiderio buono, di una intenzione nobile che la motivi. La castità, dunque, è un sì all’amore, perché è proprio l’amore che le dà valore e significato. Naturalmente, si deve dire di no a certi atti o atteggiamenti che sono contrari a ciò che una persona sensata percepisce propriamente come negazione dell’amore. Ma, per quanto richieda alcuni no, la castità è una realtà eminentemente positiva.

In questa lotta, come in quella per ogni virtù, a volte sarà necessario lottare contro una inclinazione, e allora forse si presenteranno i no. Tuttavia, l’esperienza cristiana mostra l’importanza di ricordare che questo no non è l’obiettivo; è soltanto un passo che, se non è seguito da un altro, farà crescere solo la capacità di frenarsi, di controllare la nostra volontà. Mettere ordine alla tendenza verso la bellezza e il piacere vuol dire includere la castità nel bene della persona: conoscere i propri desideri, purificarli e integrarli sino a dare unità alla nostra vita, in modo che i desideri, e in generale la nostra sensibilità, diventino progressivamente parte della nostra identità e la rafforzino. Un cuore impuro è un cuore in frammenti, disorientato; un cuore puro, invece, è un cuore che ha progressivamente imparato a unire, a dare una direzione armoniosa alle diverse dimensioni della vita.

Per questo, al fondatore dell’Opus Dei piaceva considerare i frutti di una vita temprata, che non è vincolata alle cose che luccicano ma che non hanno alcun valore. «Un vero uomo sa prescindere da ciò che produce danno alla sua anima e capisce che il sacrificio è solo apparente: vivendo in questo modo — accettando il sacrificio —, si libera di molte servitù e può assaporare per intero l'amore di Dio nell'intimo del cuore. La vita riacquista così le tinte che l'intemperanza sfuma; si è capaci di prendersi cura degli altri, di ammettere a partecipare di ciò che è nostro, di dedicarsi a cose grandi»[3].


A volte possiamo percepire nella nostra vita alcuni affetti contrari alla nostra identità. Renderci conto di questa situazione è il primo passo per reindirizzare i nostri desideri verso ciò che ci rende veramente felici. Ignorare o sminuire questa preziosa informazione che ci offrono le passioni e i sentimenti può finire col determinare la divisione di cui parla il Signore: un bicchiere perfettamente pulito all’esterno, ma sudicio dentro; tante opere buone, ma un cuore che magari non gradisce del tutto la vita che conduce. Certe volte, la purificazione che ci chiede Gesù non sarà tanto correggere un preciso comportamente esteriore, quanto piuttosto orientare i desideri nascosti che sono nel nostro cuore; desideri che possono manifestarsi come sogni non coerenti al nostro essere oppure piccole aspirazioni frustrate che non siamo capaci di mettere del tutto nelle mani del Signore e di affrontarle insieme a lui.

«Sì, perché Dio ci ha fatti così: impastati di desiderio; (...) Possiamo dire, senza esagerare, che noi siamo ciò che desideriamo. Perché sono i desideri ad allargare il nostro sguardo e a spingere la vita oltre: oltre le barriere dell’abitudine, oltre una vita appiattita sul consumo, oltre una fede ripetitiva e stanca, oltre la paura di metterci in gioco, di impegnarci per gli altri e per il bene»[4]. Purificare i nostri desideri ci porta a trovare sempre di più nei diversi momenti della giornata un'opportunità di realizzare l’ideale che nutre la nostra esistenza. Impariamo a gustare la grande felicità che ci offre ogni giornata, senza vie di fuga e senza tensioni tra l’intimo e l’esteriore: sia le azioni, come le aspirazioni del nostro cuore possono essere coerenti con la nostra vocazione. Possiamo chiedere alla Madonna di aiutarci ad avere una migliore consapevolezza dei nostri affetti, per poterli indirizzare all’Amore che sostiene la nostra vita.


[1] Egemonio, Acta disputationis Archelai episcopi Mesopotamiae et Manetis haeresiarchae 21.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 5.

[3] San Josemaría, Amici di Dio, n. 84.

[4] Francesco, Omelia, 6-I-2022.