Meditazioni: Martedì della 27ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel martedì della ventisettesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Cercare Cristo «tra le pentole»; Marta: quando siamo sopraffatti; Maria: una parola che modella la vita.

- Cercare Cristo «tra le pentole»

- Marta: quando siamo sopraffatti

- Maria: una parola che modella la vita


Qualche volta, nell’episodio di Betania (cfr. Lc 10, 38-42) si è vista una distinzione tra due diversi modi di vivere la fede: o come quello di Marta, dedicata alle attività ordinarie, o come quello di Maria, centrata sulle cose di Dio. Possiamo, tuttavia, considerare anche che le due attività sono necessarie e complementari: non c’è alcuna necessità di abbandonare le occupazioni ordinarie per stare sempre con il Signore. San Josemaría, facendosi eco degli insegnamenti dei santi che hanno abbracciato la vita religiosa, scriveva: «Dovete cercare Gesù Cristo nella vita di ogni giorno, anche tra le pentole, come diceva Santa Teresa, nelle cose ordinarie. (...) Dio è lì, tra i libri, tra il materiale del laboratorio, nel lavoro di ricerca o nell’insegnamento; ed è ugualmente in cucina o tra gli strumenti per la pulizia o nella stireria»[1].

Quando Marta si lamenta con il Signore perché sua sorella non la aiuta nei lavori di casa, Gesù le risponde: «Ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10, 41-42). Cristo non invita Marta a disinteressarsi delle proprie occupazioni. Al contrario. Altrimenti, lui stesso e i suoi apostoli come avrebbero potuto mangiare e recuperare le forze? Il Maestro vuole che Marta, nel fare la padrona di casa, non dimentichi «la parte migliore», l’unica cosa che è veramente «necessaria»: dare gloria a Dio e servire gli altri con il lavoro ben fatto. In questo modo, come ha scritto il fondatore dell’Opus Dei, «arriva il momento nel quale è impossibile distinguere dove termina la preghiera e dove inizia il lavoro, perchè il nostro lavoro è anche preghiera, contemplazione, vera vita mistica di unione con Dio»[2].



Sicuramente in più di una occasione ci siamo trovati nella situazione di Marta. Per un certo periodo, breve o più lungo, possiamo avere l’impressione di non riuscire a fare tutto quello che ci siamo proposti di fare. Magari abbiamo una famiglia da accudire, obblighi lavorativi e più di un imprevisto che ogni giorno inevitabilmente si presenta e che richiede del tempo suppletivo e una attenzione particolare: un malessere nostro o di una persona vicina, una riunione organizzata all’ultimo minuto, un lavoro che si espande, un guasto in casa, necessità di parlare più a lungo con un amico o un collega, ecc. Allora, desideriamo che quel momento di particolare stress finisca il prima possibile oppure agogniamo, con ogni ragione, che arrivi finalmente un poco di tranquillità e di pace.

La reazione di Marta può indicarci la strada su come affrontare questi momenti quando accadono: andare da Gesù e sfogarci con lui, «riversando su di lui ogni vostra preoccupazione - scrive san Pietro -, perché egli ha cura di voi» (1Pt 5, 7). Allo stesso tempo, l’invito del Signore a impegnarsi su ciò che è «necessario» può anche aiutarci a riscoprire il significato di quelle occupazioni che magari possono rubarci la pace. Non soltanto imprevisti o incarichi, ma percorsi per i quali ci santifichiamo e contribuiamo al bene delle persone che ci stanno accanto. Questo cambiamento di prospettiva difficilmente potrà significare che, da un giorno all’altro, scompaia la stanchezza o che otterremo di armonizzare gli impegni così come insegnano i guru della gestione del tempo. Anche soltanto avvicinandoci a questo nobile ideale, la stanchezza vissuta con Gesù ha un significato importante, dato che il nostro sforzo non è volto a liberarsi quanto prima dai propri compiti, quanto piuttosto acquistare una dimensione ambiziosa: identificarci con Cristo, che visse pienamente impegnato sulle cose di suo Padre e con il cuore aperto, magnanimo, per occuparsi di chi gli si avvicinava.

Questo atteggiamento spiega «perché i santi si vedono pieni di pace, addirittura in mezzo al dolore, al disonore, alla povertà, alle persecuzioni?». «La risposta, scriveva il beato Álvaro, è molto chiara: perché cercano di identificarsi con la Volontà del Padre celeste, imitando Cristo»[3]. Così, quello che prima magari veniva percepito come una minaccia in grado di alterare la nostra vita interiore viene visto in modo diverso: come un'opportunità per crescere negli ideali che sostengono la nostra vita.


Maria ascolta attentamente le parole di Gesù. Il suo modo di seguirne la predicazione è ben diverso da quello di alcuni farisei o scribi che, quando il Maestro parlava, cercavano il motivo per accusarlo. Lei, invece, accoglieva con affetto e senso pratico i suoi insegnamenti: non si limitava a dilettarsi della bellezza del discorso, ma cercava di farlo suo e di applicarlo alla sua propria vita. «Nell'aprire il Santo Vangelo, pensa che ciò che vi si narra — opere e detti di Cristo — non devi soltanto saperlo, ma devi anche viverlo. Tutto, ogni passo riportato, è stato raccolto, particolare per particolare, perché tu lo incarni nelle circostanze concrete della tua esistenza»[4].

«Ascoltare la parola di Dio è leggerla e dire: Che cosa dice questo al mio cuore? Che cosa sta dicendo Dio a me con queste parole? (...) Dio non parla a tutti in generale: si, parla per tutti, però parla a ciascuno. Il Vangelo è stato scritto per ciascuno di noi»[5]. Per scoprire questo significato personale la parola di Dio deve fermentare dentro di noi; non basta, cioè, ascoltare o leggere una volta un brano per cogliere il suo significato, ma bisogna che trovi posto nel nostro cuore e nella nostra intelligenza. Potremo, così, leggere gli avvenimenti che ci accadono alla luce di questa parola, e percepire quello che il Signore vuole trasmetterci in ogni momento.

È stato questo l’atteggiamento della Vergine Maria, Lei meditava nel suo cuore sia gli episodi della sua vita che non riusciva a capire, sia quelli che la riempivano di gioia. Nostra Madre potrà aiutarci a seguire quello che suo Figlio ha voluto trasmettere nella casa di Betania: glorificare Dio con il nostro lavoro e ascoltare la sua parola perché dia forma a tutta la nostra vita.


[1] San Josemaría, Lettera 36, n. 60.

[2] San Josemaría, Lettera 11, n. 25.

[3] Beato Álvaro del Portillo, Lettera pastorale, 1-V-1987.

[4] San Josemaría, Forgia, n. 754.

[5] Francesco, Omelia, 23-IX-2014.