Meditazioni: Lunedì della 31.a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel lunedì della 31.a settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Una logica di umiltà e carità; Il valore del piccolo e del grande; ricevere i doni di Dio.

-Una logica di umiltà e carità 

-Il valore del piccolo e del grande

-Ricevere i doni di Dio


GESÙ era stato invitato a mangiare a casa di un fariseo di alta posizione. Dopo aver incoraggiato i commensali a non cercare sempre i posti migliori a tavola (cfr. Lc 14, 8-11), si rivolge al suo ospite e gli dice: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio» (Lc 14, 13). Se prima ha parlato al pubblico di umiltà, ora vuole dimostrare che l'umiltà va di pari passo con la carità.

Può sembrare sconcertante che Gesù commenti questi insegnamenti durante un banchetto. Tuttavia, utilizza questa occasione per trasmettere ciò che egli stesso farà in seguito: consegnarsi sulla croce con la massima umiltà e senza aspettarsi una ricompensa. Vuole che i suoi ascoltatori entrino in questa nuova logica, contraria a quella che ci porta a pensare solo a noi stessi, e che ci conduce alla vera felicità. Come diceva san Josemaría: «Quanto più sarai generoso, per Iddio, tanto più sarai felice»[1].

«Non avere paura! – disse San Giovanni Paolo II a un gruppo di giovani in Svizzera –. Iddio non si lascia vincere in generosità! Dopo quasi sessant’anni di sacerdozio, sono contento di rendere qui, davanti a tutti voi, la mia testimonianza: è bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio! (...).Abbiate nelle mani la Croce di Cristo. Sulle labbra le parole della Vita. Nel cuore la grazia salvifica del Signore risorto!»[2].


«QUANDO OFFRI un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti», dice Gesú. «Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (Lc 14, 14). Sappiamo che, in modo misterioso, la risurrezione sarà la maniera con cui Dio ci ripagherà; riavremo ciò a cui abbiamo rinunciato, ma in modo completo. Apparentemente rinunciamo alla nostra vita, ma in realtà è per riceverla di nuovo da Dio Padre: «Dio stesso è la ricompensa e il fine di tutte le nostre fatiche»[3], dice san Tommaso d’Aquino.

Gesù, in questo brano evangelico, ci incoraggia a liberarci anche dalla possibilità di una legittima gratitudine; non si tratta tanto di rifiutarla, quanto piuttosto di non farla diventare il vero motivo delle nostre azioni. Il Signore ci invita a scoprire il suo stesso modo di amare e di donarsi agli altri, senza calcolare vantaggi e considerazioni. Chi ama in questo modo gode molto di più dell'amore, perché lo riceve sempre liberamente, senza imposizioni o coercizioni.

San Josemaría, nel considerare la gratuità dell'amore di Dio per gli uomini, ha potuto riflettere sull'immenso valore di tutto ciò che facciamo, poiché né ciò che è piccolo né ciò che è grande possono essere equiparati a ciò che abbiamo ricevuto. «Qualcuno potrebbe immaginare che nella vita ordinaria ci sia poco da offrire a Dio: piccolezze, cose senza importanza. Un bimbo che vuole far contento il papà gli offre quel che possiede: un soldatino di piombo senza testa, un rocchetto senza filo, delle pietruzze, due bottoni, tutto ciò di prezioso che ha in tasca, i suoi tesori. Il padre non considera la puerilità del dono: ringrazia e si stringe il figlio al petto con infinita tenerezza. Facciamo lo stesso con Dio e le bambinate, le piccolezze, diventano grandi cose perché grande è l’amore»[4].


A VOLTE, a causa di una mentalità che difficilmente entra nella logica della gratuità, può essere difficile per noi accettare l'incondizionalità dell'amore divino. Possiamo pensare che i nostri meriti e i nostri sforzi siano gli unici modi legittimi per ottenere qualcosa di valore. Poiché siamo immersi in una logica commerciale, solo umana, può accadere che il «cuore si rimpicciolisca, si chiuda e non sia capace di ricevere tanto amore gratuito». Per questo motivo, possiamo chiedere al Signore: «Che la nostra vita di santità sia un allargamento del cuore, affinché la gratuità di Dio e i doni di Dio, che sono lì e che ci vuole dare, arrivino al nostro cuore.»[5].

Nel Vangelo leggiamo che Gesù avrebbe invitato al suo banchetto coloro che non possono ripagarlo sulla terra. E questo ha senso, perché come possiamo ripagare Dio per ciò che ci dà nell'Eucaristia, nella Confessione, nei sacramenti e in tutti i suoi doni? Prepararsi interiormente a ricevere i sacramenti non è nella logica di pagare per ciò che Lui fa per noi, ma nella logica di allargare la nostra anima affinché questi doni riempiano la nostra vita e ci portino ad amare come Lui.

San Josemaría dice che «il Signore non aveva un cuore arido; aveva un cuore di una profondità infinita, capace di gratitudine, capace di amore»[6]. Gesù apprezza i piccoli e grandi dettagli dell'amore che vogliamo offrirgli. Possiamo chiedere a Santa Maria che il nostro cuore sia sempre più simile al suo, aperto alla gratuità e ai progetti di Dio.


[1] San Josemaría, Solco, n. 18.

[2] San Giovanni Paolo II, Discorso, 5-VI-2004.

[3] San Tommaso d’Aquino, Sul Credo, 2, l.c.

[4] San Josemaría, Lettera 1, n. 19.

[5] Francesco, Omelia, 11-VI-2019.

[6] Citato in J. Echevarría, Memoria del Beato Josemaría Escrivá, Leonardo International, 2001, p. 97.