Meditazioni: 6ª domenica del Tempo Ordinario (Ciclo C)

Riflessioni per meditare nella sesta domenica del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Le Beatitudini danno un nuovo significato alla nostra vita; La gioia ha le radici a forma di croce; Le Beatitudini ci invitano alla fiducia.

- Le Beatitudini danno un nuovo significato alla nostra vita

- La gioia ha le radici a forma di croce

- Le Beatitudini ci invitano alla fiducia


Cristo si ferma in un’ampia pianura, dove possono stare molte persone provenienti da tutta la Giudea, da Gerusalemme e persino dalla costa di Tiro e Sidone. Attorno al Signore si crea un’atmosfera di ammirazione, tutti erano venuti fin là per vederlo e ascoltarlo. Gesù non lascia indifferente nessuno di quelli che si trovavano lì: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio – comincia col dire –. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo» (Lc 6, 20-23).

Questo passo delle Beatitudini ci permette di constatare che Dio non è lontano da noi neppure in caso di dolore, di fame, di sofferenza, di persecuzione...; la sua vicinanza «è l’antidoto alla paura di restare soli di fronte alla vita. Il Signore, infatti, attraverso la sua Parola con-sola, cioè sta con chi è solo. Parlandoci, ci ricorda che siamo nel suo cuore»[1]. La Parola di Dio, che è sempre eloquente e interroga, lo fa specialmente in momenti di debolezza o di ingiustizia. Inoltre, ci permette di cogliere la realtà in un modo nuovo nel quale vediamo sempre qualche possibilità di seminare il bene.

Dopo tanti secoli, tutto il discorso pronunciato allora e che è riportato nella Scrittura, continua a cambiare la vita di molte persone. «Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri»[2]. In quanto provengono da chi è la vita, il loro insegnamento è l’unico che soddisfa pienamente il desiderio di autenticità e di verità dei nostri cuori.


In quel discorso di Gesù intravediamo un misterioso itinerario di vita che ci promette una piena felicità: è lo stesso Figlio di Dio che ci promette gioia e felicità. Si tratta di un cammino la cui ricompensa è maggiore di quella che possono offrire altri progetti, spesso anche buoni, ma che non appagano fino in fondo la nostra anima. «La beatitudine promessa ci pone di fronte alle scelte morali decisive – dice il Catechismo della Chiesa –. Essa ci invita a purificare il nostro cuore dai suoi istinti cattivi e a cercare l’amore di Dio al di sopra di tutto. Ci insegna che la vera felicità non si trova né nella ricchezza o nel benessere, né nella gloria umana o nel potere, né in alcuna attività umana, per quanto utile possa essere, come le scienze, le tecniche e le arti, né in alcuna creatura, ma in Dio solo, sorgente di ogni bene e di ogni amore»[3].

Una volta un professore domandò a san Josemaría come guidare i propri alunni verso una vera libertà. Il fondatore dell’Opus Dei ricordò il modo di comprendere la realtà di chi si è lasciato trasformare dalla prospettiva del Vangelo: «Io so che tu insegni ai bambini che la libertà ce l’ha guadagnata Cristo sulla Croce – cominciò dicendo –; che Egli è salito sul patibolo della Croce per amore nostro, per guadagnarci la libertà; che la liberazione non è liberazione dal dolore, dalle contrarietà, dalla calunnia, dalla diffamazione, dalla povertà [...]. Non si ribella contro la povertà, l’accetta; non si ribella contro il lavoro, lo accetta; non si ribella contro l’autorità, l’accetta; non si ribella contro la malattia, l’accetta; non si ribella contro i genitori, li accetta e li ama; né contro i maestri, che fate un lavoro paterno e materno»[4].

Questa accettazione non è un atteggiamento di rinuncia passiva, come di chi si adatta a qualcosa che non comprende; al contrario, è un’accettazione di chi, con la fiducia che Dio Padre stia misteriosamente dietro a tutte quelle situazioni, non potendo porre alcun rimedio, le abbraccia con la serenità con la quale Gesù abbracciò la croce per salvare tutti noi. La felicità che propongono le Beatitudini ha le radici a forma di croce[5].


«La certezza dell'amore di Dio ci fa confidare nella sua provvidenza paterna anche nei momenti più difficili dell'esistenza. Questa piena fiducia in Dio Padre provvidente, anche in mezzo alle avversità, è mirabilmente espressa da santa Teresa di Gesù: “Niente ti turbi, niente ti spaventi. Tutto passa, Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla. Dio solo basta” (Poesie, 30). La Scrittura ci offre un esempio eloquente di totale affidamento a Dio quando racconta che Abramo aveva maturato la decisione di sacrificare il figlio Isacco. In realtà Dio non voleva la morte del figlio, ma la fede del padre. E Abramo la dimostra pienamente, poiché quando Isacco gli chiede dove sia l’agnello dell’olocausto, osa rispondergli che “Dio provvederà” (Gn 22, 8). E subito dopo sperimenterà appunto la benevola provvidenza di Dio, che salva il giovanetto e premia la sua fede, colmandolo di benedizione»[6].

Il catechismo della Chiesa ci dice che confidare in Dio, credere in Lui, «è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all’intelligenza dell’uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui rivelate. Anche nelle relazioni umane non è contrario alla nostra dignità credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle loro intenzioni, e far credito alle loro promesse [...]. Ancor meno è contrario alla nostra dignità prestare, con la fede, la piena sottomissione della nostra intelligenza e della nostra volontà a Dio quando si rivela ed entrare in tal modo in intima comunione con Lui»[7]. Le Beatitudini ci invitano a questa fiducia e a questa comunione con la vita di Cristo; ci danno la possibilità che Gesù viva in noi già su questa terra. Le Beatitudini hanno inizio nella vita della Vergine Maria e in quella di tutti i santi: essi ci tengono compagnia mentre siamo in cammino.


[1] Papa Francesco, Omelia, 24-I-2021.

[2] Benedetto XVI, Angelus, 30-I-2011.

[3] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1723.

[4] San Josemaría, Appunti di una riunione familiare, 2-VII-1974.

[5] Cfr. san Josemaría, Forgia, n. 38.

[6] San Giovanni Paolo II, Udienza, 24-III-1999.

[7] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 154.