Meditazioni: 31 maggio, Visitazione della Madonna a sua cugina Elisabetta

Riflessione nella festa della Visitazione. I temi proposti sono: Una vita aperta agli altri; Maria, maestra di fede; Cantare le meraviglie di Dio.

Una vita aperta agli altri

Maria, maestra di fede

Cantare le meraviglie di Dio


«IN QUEI GIORNI MARIA si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.» (Lc 1, 39). Era passato poco tempo dall'Annunciazione. Al termine della sua ambasceria, l'arcangelo Gabriele aveva rivelato a Maria che l'anziana cugina Elisabetta aspettava un figlio, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 37). La Madonna decide di farle compagnia e parte "in fretta", con la leggerezza di chi si è messo completamente nelle mani di Dio.

Maria intraprende questo viaggio in circostanze particolari. Ha appena saputo che sarà la madre del Messia. Lei, una ragazza apparentemente normale, che vive in un anonimo villaggio della Galilea. Umanamente parlando, potrebbe sembrare logico che si concentri su ciò che è appena accaduto e su ciò che dovrà affrontare: cosa dirà Giuseppe, cosa penseranno i suoi genitori, gli altri parenti, il resto del villaggio... Tuttavia, la sua anima, piena di grazia, va altrove. Una volta che ha dato il suo sì a Dio – «avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38) – Maria si muove al ritmo di ciò che le suggerisce lo Spirito Santo. Per questo motivo si è subito messa in viaggio verso le montagne. Vuole vedere la cugina per offrirle aiuto e affetto; forse anche per condividere la sua gioia, per parlare con l'unica che in quel momento può capire qualcosa delle meraviglie che Dio sta facendo.

Analogamente a quanto contempliamo in Maria, anche la nostra vita cristiana, se segue il soffio dello Spirito Santo, sarà sempre più aperta agli altri. I nostri sforzi per migliorare nelle virtù non saranno autoreferenziali, ma inseparabili dalla fraternità e dall'apostolato. E la nostra intimità con il Signore nella preghiera ci porterà anche a vivere la carità verso tutti in modo più delicato: «le nostre orazioni, anche se iniziano con temi e con propositi apparentemente personali, finiscono sempre sulla via del servizio agli altri. E se procediamo nel cammino tenendo per mano la Santissima Vergine, Ella farà sì che ci sentiamo fratelli di tutti gli uomini: perché tutti sono figli di quel Dio di cui Ella è Figlia e Sposa e Madre»[1].


LA MADONNA ARRIVA ad Ain Karim, il villaggio dove nascerà Giovanni. «Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo . Elisabetta fu colmata di Spirito Santo» (Lc 1, 40-41). Per la prima volta nei Vangeli, vediamo Maria strettamente accostata al Figlio nella redenzione. La sua presenza nella casa di Zaccaria è un canale di grazia divina. Ha portato Cristo in quella casa e in questo, attraverso la fede, siamo chiamati a imitarla. San Josemaría lo esprime con queste parole: «Se ci identifichiamo con Maria, se imitiamo le sue virtù, potremo far sì che Cristo nasca, per virtù della grazia, nell'anima di molti che si identificheranno con Lui per opera dello Spirito Santo»[2].

Piena di entusiasmo soprannaturale per l'azione del Paraclito, Elisabetta era felicissima della visita ricevuta. Rivolgendosi alla cugina, esclamò: «Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1, 45). Queste parole ci invitano a guardare alla fede di Maria, a riconoscerla come maestra di questa virtù e a chiederle di aiutarci a vivere di fede. In questo modo, potremo riconoscere Gesù presente nella nostra vita, saremo convinti che non c'è nulla di impossibile a chi lavora per lui.

«Gesù Cristo pone questa condizione: vivere di fede per essere poi capaci di muovere le montagne. Sono tante le cose da rimuovere... nel mondo, ma innanzitutto nel nostro cuore»[3]. Oggi possiamo chiedere alla Madonna una grande fede, per non essere sopraffatti dagli ostacoli. «Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.»[4].


ASCOLTANDO LE PAROLE della cugina, Maria non le risponde direttamente, ma intona un canto di lode a Dio: il Magnificat. La Madonna vede se stessa attraverso gli occhi di Dio, sente di essere guardata e amata da Lui e comprende con immensa gratitudine che Egli l'ha scelta per pura grazia. Riconoscendosi nella luce divina, esulta di gioia, di quella gioia che è così presente in tutta la liturgia della festa di oggi.

Il canto umile e gioioso di Maria ci ricorda la generosità, la vicinanza e la tenerezza del Signore verso gli uomini. A questa cura paterna fa eco anche il profeta Sofonia: «Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof 3, 17). «Dio si prende cura anche delle piccole cose delle sue creature - dice il fondatore dell’Opus Dei-: le piccole cose vostre e mie; e ci chiama per nome, uno per uno (cfr Is 43, 1). Questa certezza, che scaturisce dalla fede, fa sì che vediamo tutto ciò che ci circonda sotto una luce nuova e che, pur restando ogni cosa uguale, ci rendiamo conto che tutto è diverso, perché tutto è espressione dell'amore di Dio»[5].

Questo atteggiamento ci porterà a vivere in continuo ringraziamento per tutto ciò che riceviamo da Lui. Daremo valore alle cose buone che abbiamo come doni di Dio. E nel frattempo, le cose che vorremmo cambiare ci porteranno a essere umili e a confidare nella grazia divina, che sempre accompagna e sostiene i nostri sforzi personali. In questo modo, potremo dire con Maria: «L'anima mia magnifica il Signore (...) perché ha guardato l'umiltà della sua serva» (Lc 1, 46).


[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 145.

[2] San Josemaría, Amici di Dio, n. 281.

[3] San Josemaría, Amici di Dio, n. 203.

[4] Francesco, Lumen fidei, n. 60.

[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 144.