L'Opus Dei celebra il futuro santo Escrivá:non è stata causa veloce

"Da Andreotti a Rutelli al congresso." Articolo di Luigi Accattoli uscito su Il Corriere della Sera il 9 gennaio 2002.

Pienone di politici cattolici e laici al congresso che l'Opus Dei dedica al fondatore, Josemaría Escrivá, che è già beato e che il Papa sta per proclamare santo: da Buttiglione a Rutelli, da Andreotti a Salvi, da Michelini alla Fumagalli-Carulli. Ci sono anche Francesco Casavola ed Ettore Bernabei. Ed ecco il cardinale di Lima, Juan Luis Cipriani, che viene dall'Opus Dei.

Ci sono cardinali e vescovi, insieme a 1.200 delegati provenienti da 57 dei 65 Paesi dove 1'Opus Dei è diffusa. C'è il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, che presenta al prelato dell'Opus Dei, Javier Echevarría, il francobollo che le Poste italiane hanno dedicato a Escrivá, nel centenario della nascita. Ed è il centenario a motivare il congresso, che ha per titolo «La grandezza della vita quotidiana».

E' una frase presa da un'omelia del beato, che ne riassume il pensiero e che il prelato Echevarría ha spiegato così, ad apertura del congresso: «È abituale contemplare la vita quotidiana come il luogo e il tempo di ciò che ha poco valore. La religione stessa, la relazione con Dio, è stata vista come un uscire dalla quotidianità per compiere azioni straordinarie». Ma non la pensava così il fondatore dell'Opus Dei. Echevarría ha citato espressioni forti di Escrivá, che il fondatore aveva diffuso già prima del Concilio Vaticano II, per mettere in rilievo il valore umano e cristiano delle attività lavorative ordinarie: «Ama il mondo appassionatamente», perché «c'è qualcosa di divino nascosto nelle situazioni più comuni». E infine la regola aurea dell'Opus Dei: «Da’ una motivazione soprannaturale alla tua professione e avrai santificato il tuo lavoro».

A una domanda dei giornalisti sulla «velocità» della canonizzazione del beato Escrivá (prevista per i prossimi mesi, ma la data non è ancora fissata), Echevarría ha risposto che «non è stato un cammino così rapido, ci sono altri che sono andati più svelti». Nell'Opus Dei ovviamente sono «tutti contentissimi» della canonizzazione: «Per noi significa riconoscere ciò che già sapevamo, la santità del nostro fondatore, ma è anche uno sprone per fare le cose con più responsabilità».

L'inquadramento storico della figura del beato Escrivá - e della sua idea della «santificazione attraverso il lavoro" - è stato affidato allo storico Giorgio Rumi, che non è dell'Opus Dei. «Il pensiero di Escrivá - ha sostenuto Rumi – innova radicalmente mezzo millennio di atteggiamento verso il "mondo", superando 1'abituale concezione del lavoro come castigo, e mostrando tutto il valore civile e religioso dell'attività umana».

Rumi ha paragonato il fondatore dell'Opus a don Primo Mazzolari, per ricordare che Escrivá ha ben spiegato come l'essere «poveri» non significhi soltanto «non avere ricchezze», ma anche «essere distaccati da esse». Un «distacco», che 1'Opus Dei propone come una parola d'ordine ai professionisti e ai manager che la frequentano.

Luigi Accattoli // Corriere della sera