L'Opera e il Concilio Vaticano II

Dal punto di vista dottrinale, l’Opera è tradizionalista o tradizionale? E come si esplica questo atteggiamento nei confronti del Concilio Vaticano II?

Il tradizionalismo è una malattia che, nelle sue diverse modalità, si basa su un concetto errato di Tradizione. Però la Tradizione, nel senso genuino, ha, insieme alla Sacra Scrittura da cui è inseparabile, un’importanza essenziale nella Chiesa.

Inoltre la Chiesa possiede una storia splendida, ricca di tesori spirituali: i santi, che illuminarono con la propria vita i venti secoli trascorsi fino a noi e che illuminano oggi la nostra esistenza. La Chiesa si è fatta cultura, arte incomparabile, scienza, letteratura, scuole, opere di carità. E, allo stesso tempo, la Chiesa è storia viva nel cuore di ogni uomo, perché ad ogni uomo continua a rivolgersi Cristo, che è lo stesso, oggi, ieri e sempre.

Il Concilio Vaticano II ha parlato di tutto questo. E nei testi del Concilio si avverte l’eco di molte delle idee predicate da nostro Fondatore fin dagli anni trenta. Tutti i Concili formano un’unità di magistero, nella quale non c’è contraddizione. Tuttavia - se possibile - direi che l’Opus Dei ha nel Concilio Vaticano II la propria patria dottrinale, composta di tradizione e di novità.

Patricia Mayorga, El Mercurio (Santiago del Cile), 21 gennaio 1996.