L’incontro con Dio? Un’avventura esigente

Uno dei più noti psichiatri del ‘900, Viktor Frankl, dava questo suggerimento: “vivi come se dovessi cominciare a vivere per la seconda volta”. È un consiglio che cerca di seguire Gianluca Segre, soprannumerario dell'Opus Dei, in sintonia con un insegnamento di S. Josemaria: nunc coepi, adesso ricomincio di nuovo.

Ho conosciuto l’Opus Dei da giovane studente, alla fine del liceo, rimanendo colpito dal clima d' allegria e dalla “stoffa” umana e professionale di molte persone; ne faccio parte dalla fine degli anni ’70.

Quale aiuto ho ricevuto in tutti questi anni? Anzitutto, uno stimolo a continue correzioni di rotta, che hanno accompagnato la mia esistenza dapprima come studente universitario, poi come docente – insegno filosofia e storia in un liceo non statale di Torino – infine come marito e padre.

Ho apprezzato particolarmente l’apertura di orizzonti, resa possibile da una solida e costante formazione cristiana. Ricordo che, da studente, alcune settimane estive presso centri dell’Opera furono decisive per un incontro vitale con i grandi del pensiero umano, classico e contemporaneo. Ma l’aiuto è stato e continua ad essere, naturalmente, soprattutto di tipo interiore: i mezzi di formazione, e in particolare la direzione spirituale, orientano con grande libertà verso la continua scoperta di Dio e della Sua presenza, e verso un rapporto con Lui da coltivare ogni giorno.

Che cosa succede se questo rapporto si appanna? Alcuni incontri mensili, o settimanali, riportano la palla in campo.

In fondo la formazione che si riceve nell’Opera è un po’ come il pieno di carburante: l’auto riparte, ma la scelta dell’itinerario dipende da me.

È un altro aspetto che stimo in alto grado: far parte dell’Opera non significa essere “intruppato” ma piuttosto invogliato a vivere la responsabilità e l’iniziativa personale.

Ho ricevuto moltissimo: poiché il bene è diffusivo, desidero a mia volta dare.

Per esempio, come insegnante cerco di indicare mète, umane e cristiane; una lezione di filosofia o di storia offre spesso lo spunto per trattare questioni etiche, o antropologiche. Talvolta sono gli allievi stessi che “provocano” positivamente: ricordo una recente lezione in cui, spiegando il Concilio di Trento, ho ricevuto molte domande sul sacramento della Confessione, sulla coscienza e sul senso del bene e del male.

Una delle passioni dominanti di un cristiano, affermava S. Josemaria, è “dare dottrina”: cerco di farlo con naturalezza, nel rispetto delle coscienze e al tempo stesso della verità. Molti aspetti della storia sono da rivedere e riscoprire; i miei allievi sanno, ad esempio, che mi rifiuto di trattare l’età medievale come un periodo buio, o di ripetere i soliti schemi sul presunto contrasto tra la fede e la scienza.

È sempre una gioia scoprire che parecchi studenti leggono per conto proprio i libri che vado citando in classe, o che consiglio da un anno scolastico all’altro.

Negli ultimi anni, insieme a vari amici, ho avviato dei corsi denominati “minimaster”. Sono cicli di incontri rivolti a liceali e universitari, dedicati alla storia, al pensiero politico ed economico, alle questioni bioetiche oppure al rapporto tra scienza, filosofia e fede. Denominatore comune: l’umanesimo cristiano.

Da anni collaboro, con l’Associazione Culturale AEC costituita con un gruppo di docenti e professionisti, a un programma chiamato “Una bussola per la famiglia”, con conferenze su tematiche educative. Insieme a mia moglie, ho avuto la gioia di vedere i nostri tre figli, e quelli di parenti ed amici, partecipare alle attività di un club per ragazzi, avviato e seguito da studenti più grandi, tutor, che seguono a loro volta alcune attività formative dell’Opera. È come un sasso lanciato nello stagno, che si allarga in cerchi concentrici: molte persone e famiglie vengono coinvolte, in un circolo virtuoso di amicizia e responsabilità.

Mi sono reso conto che il grande ideale, far conoscere Cristo attraverso ogni realtà umana, passa anche nella lotta contro i difetti, come l’impazienza o il nervosismo; passa attraverso le persone della mia famiglia.

La strada della santità è costituita da tutte le circostanze e tutte le ore, dai minuti di sessanta secondi, direbbe Kipling: con questa convinzione, posso iniziare ogni giornata con nuovo slancio e con nuova speranza.

L’avventura continua.