Lettera di mons. Del Portillo sulla erezione dell’Opus Dei come Prelatura

Lettera di Álvaro del Portillo ai membri dell’Opus Dei, 28-XI-1982. Il testo originale, in spagnolo, è disponibile nel volume "Rendere amabile la verità", Libreria Editrice Vaticana, Roma 1995, pp. 48-90.

[...] Nel settembre del 1975, durante la mia elezione a successore del nostro amatissimo Padre, il Congresso Generale Elettorale raccomandò all’unanimità che fossero continuati gli interventi necessari per ottenere il definitivo statuto giuridico dell’Opera, seguendo fedelmente le direttrici fissate per sempre dal nostro fondatore e i suoi insegnamenti concreti in questa materia [...].

Paolo VI si mostrò d’accordo con la mia decisione e mi confermò che la “questione rimaneva aperta”

Non mi sembrò opportuno fare alcun passo nei primissimi anni del mio mandato per evitare e prevenire eventuali interpretazioni erronee da parte di chi non sapeva quanto aveva sofferto nostro Padre a causa di questo problema e quali erano sempre stati il suo spirito, i suoi desideri e le sue preghiere. Tuttavia, nella prima udienza che mi ha concesso Papa Paolo VI il 5 marzo 1976 – e lo stesso nella successiva il 19 giugno 1978 -, senza chiedere nulla – in attesa di presentare un sollecito formale al competente Dicastero romano –, ho ricordato le delibere del Congresso Generale Speciale dell’Opera su questo argomento. Ho aggiunto anche – nella prima di queste due udienze – la mia intenzione di lasciare passare un po’ di tempo, a meno che il Santo Padre non mi comandasse il contrario. Paolo VI si mostrò d’accordo con la mia decisione e mi confermò che la “questione rimaneva aperta”. La stessa cosa mi ripeté nella seconda udienza e mi invitò a presentare l’opportuna richiesta, seguendo con assoluta fedeltà lo spirito del nostro Fondatore e alla luce degli arricchimenti apportati al diritto generale della Chiesa dai Decreti conciliari. Con questa indicazione del Santo Padre cominciava la tappa decisiva di questo iter giuridico, ma purtroppo Paolo VI morì due mesi dopo, in agosto, prima che mi fosse possibile presentare la desiderata richiesta.

la repentina, e perciò più dolorosa scomparsa di Giovanni Paolo I apparve come un nuovo rinvio ai nostri desideri

Nel settembre dello stesso anno 1978, non lontani ormai dal cinquantesimo anniversario della fondazione dell’Opera, nel comunicare al nuovo successore di Pietro questa data della nostra storia, ho dovuto informare Papa Giovanni Paolo I, appena eletto, del nostro problema istituzionale. Il Santo Padre mi rispose che era suo desiderio che si procedesse speditamente a trovare la desiderata soluzione giuridica. Però la repentina, e perciò più dolorosa scomparsa di Giovanni Paolo I apparve come un nuovo rinvio ai nostri desideri. Dio sa più di noi!, ripetevo continuamente, seguendo l’esempio di nostro Padre.

Due mesi più tardi il Papa attualmente regnante, Giovanni Paolo II, il 15 novembre mi scrisse una lettera autografa per manifestarci la sua cordiale partecipazione alla nostra gioia e alla nostra gratitudine a Dio per le Nozze d’Oro della fondazione dell’Opera. Nel trasmettermi la lettera, l’allora Cardinale Segretario di Stato mi comunicava che il Santo Padre considerava “una improrogabile necessità che si risolvesse il problema dello status giuridico dell’Opus Dei”.

Sono stati necessari più di tre anni e mezzo di un lavoro denso e ininterrotto, da parte della Santa Sede e nostro, per compiere questo studio

Allora ripresi immediatamente le pratiche già avviate. Abbiamo avanzato la nostra richiesta formale al Santo Padre, il quale il 3 marzo 1979 ha affidato alla Sacra Congregazione per i Vescovi lo studio necessario, con il fine di esaminare la possibilità e le modalità per erigere l’Opera come Prelatura personale con Statuti propri.

Sono stati necessari più di tre anni e mezzo di un lavoro denso e ininterrotto, da parte della Santa Sede e nostro, per compiere questo studio perché, fra le altre cose, era la prima volta che si erigeva una Prelatura personale in base alle condizioni del Concilio Vaticano II.

La questione fu studiata dall’Assemblea plenaria della Sacra Congregazione per i Vescovi il 28 giugno 1979. In seguito è intervenuta una Commissione tecnica che, in 25 sessioni di lavoro – dal 27 febbraio 1980 al 19 febbraio 1981 –, ha studiato tutti gli aspetti giuridici, pastorali, storici, istituzionali e di procedura della questione. Il frutto di questo lavoro – raccolto in due volumi di 600 pagine in totale – è stato esaminato da una Commissione speciale di Cardinali, nominata dal Santo Padre, che ha emesso il suo parere il 26 settembre 1981.

In seguito la Santa Sede ha inviato ai Vescovi di tutte le nazioni dove abbiamo Centri eretti una nota sulle caratteristiche essenziali della Prelatura, allo scopo di informarli e di permettere loro di fare eventuali osservazioni, che furono studiate attentamente dalla Sacra Congregazione per i Vescovi, che diede le risposte opportune.

Vi confermerò che non cambia nulla dello spirito, dei fini, dei modi apostolici che abbiamo vissuto finora

Successivamente, il 23 agosto di quell’anno, il Santo Padre fece l’annuncio ufficiale della sua decisione di erigere l’Opus Dei come Prelatura personale, dopo aver approvato – il 5 agosto 1982, festa della Madonna delle Nevi –, una Dichiarazione della Sacra Congregazione per i Vescovi nella quale si spiegano gli aspetti fondamentali della nuova Prelatura. Infine, il Santo Padre ha ordinato che si erigesse la Prelatura in data 28 novembre 1982, prima Domenica di Avvento e che questo atto pontificio fosse pubblicato alla vigilia di quella domenica, vale a dire nel pomeriggio di sabato 27 novembre, che coincide con una data tanto amata da nostro Padre: la festa della Vergine della Medaglia Miracolosa, anniversario della morte del Nonno [il papà di san Josemaría, ndr].

Siamo così arrivati alla conclusione di questo lungo cammino, esattamente come aveva desiderato il nostro fondatore. Gratias Deo super inenarrabili dono eius! (2 Cor 9, 15). Grazie a Dio per questo suo dono ineffabile! [...]

Sono sicuro che voi mi domanderete: però Padre, come dare l’importanza dovuta a questo cambiamento della forma giuridica? Cambierà ora la nostra vita, se lo spirito è identico? [...] Vi confermerò che non cambia nulla dello spirito, dei fini, dei modi apostolici che abbiamo vissuto finora, per la semplice ragione che, come affermava nostro Padre, prima viene la vita, poi la norma [...].

Figli, è la norma quella che ora, per Volontà divina, si adatta alla nostra vita come il guanto alla mano. Una norma per la quale nostro Padre, per tantissimi anni, ha pregato, ha sofferto e lavorato senza soste [...].

In sintesi, il nostro nuovo status giuridico si può riassumere nel modo che segue:

1° - La Prelatura della Santa Croce e Opus Dei è una Prelatura personale, del tipo delle Prelature “per il disimpegno di speciali attività pastorali” che, dotati di propri Statuti, sono previsti nei Documenti emanati dal Concilio Vaticano II e nei successivi atti pontifici di applicazione. Pertanto, non è stato concesso nessun privilegio all’Opera – non lo voleva nostro Padre, né lo vogliamo noi –, e neppure è stata creata ora una nuova forma giuridica esclusivamente per noi – benché l’Opus Dei sia la prima istituzione che la Santa Sede ha eretto in Prelatura personale –; pertanto, veniamo collocati in un diritto comune che nel 1962 non esisteva, ma che ora è vigente.

2° - La nostra situazione non è quella di una Prelatura nullius diocesis, di carattere territoriale; e non è neppure una istituzione uguale alle diocesi rituali delle Chiese orientali o a qualunque altro tipo di diocesi personale. Tutte queste modalità giuridiche si basano sul principio della completa indipendenza o esenzione rispetto ai vescovi diocesani, cosa che non succede nel nostro caso: sia perché mai l’ha cercata nostro Padre, sia perché mai l’abbiamo richiesto, anche se alcuni – forse per ignoranza – hanno propalato questa calunnia; e noi li perdoniamo di tutto cuore [...].

Il cambiamento fondamentale che prevedono gli attuali Statuti consiste nel fatto che da ora in poi i fedeli della Prelatura – vale a dire, le figlie e i figli miei Numerari, Aggregati e Soprannumerari – continueranno a dedicarsi al fine apostolico dell’Opus Dei mediante un vincolo giuridico di carattere secolare. In tal modo, non solo rimane assicurato perfettamente dal punto di vista giuridico l’aspetto della secolarità, ma oltretutto appare più chiaro che i laici dell’Opera sono sotto la giurisdizione del Padre – del Prelato – e dei Direttori per tutto ciò che si riferisce al compimento degli impegni ascetici, apostolici e formativi peculiari, che hanno assunto mediante questo vincolo, espressione di quella vocazione esigente che impronta interamente la nostra esistenza. Per tutto il resto, si trovano nella stessa situazione – ecclesiastica e civile – di ogni altro fedele cristiano.

I sacerdoti dell’Opus Dei – che sono gli unici che formano il clero o presbiterio della Prelatura – sono incardinati nella Prelatura stessa: perciò sono pienamente – non solo di spirito, ma anche per la loro condizione giuridica – sacerdoti secolari in tutte le diocesi in cui si trovano. I sacerdoti Aggregati e Soprannumerari della Società Sacerdotale della Santa Croce non fanno parte del presbiterio della Prelatura: si associano all’Opera – come lo sono ora: non cambia nulla –, mossi dal nostro stesso spirito e dalla stessa vocazione divina, per ricevere lo specifico aiuto di carattere spirituale che li aiuta a cercare la santità personale nell’esercizio del loro ministero, pur conservando nello stesso tempo la loro dipendenza canonica dai rispettivi vescovi diocesani.

La potestà del Padre – del Prelato e Ordinario proprio della Prelatura dell’Opus Dei – è una potestà ordinaria di regime o giurisdizione, che non differisce sostanzialmente nel suo contenuto da quella di cui ha goduto finora, anche se dal punto di vista giuridico è concettualmente diversa, in quanto la Prelatura è una entità ecclesiastica differente dagli Istituti Secolari e Religiosi, come lo è anche dai semplici Movimenti o dalle Associazioni di fedeli [...].


Álvaro del Portillo, Rendere amabile la verità, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1995, pp. 48-90.