L’Archivio Generale della Prelatura dell’Opus Dei

L’Archivio dell’Opus Dei ha cominciato a formarsi tra il 1953 e il 1956. Nel 2010 si è dato inizio alla catalogazione dei documenti. Nel dicembre del 2017 è stato eretto ufficialmente. Oggi si trova in una fase avanzata di organizzazione e classificazione, e si spera di aprirlo al pubblico tra il 2028 e il 2030.

L’Archivio dell’Opus Dei ha cominciato a formarsi tra il 1953 e il 1956, quando l’Assessorato centrale e il Consiglio generale dell’Opus Dei si trasferirono a Roma. Questi organismi portarono con sé la documentazione degli anni precedenti, precedentemente conservato a Madrid. A Roma questo materiale fu conservato senza essere ordinato insieme con i nuovi documenti che si andavano producendo in quegli anni. Dopo la morte del fondatore, e in occasione dei lavori per la sua causa di canonizzazione, si fece uno sforzo per individuare tutti i suoi scritti e documenti.

Dopo diversi anni di studio, nel 2010 si stabilì uno schema di classificazione e si diede inizio alla catalogazione dei documenti. Contemporaneamente furono iniziate alcune opere di ristrutturazione dei locali situati in viale Bruno Buozzi 48, destinati a sede dell’Archivio.

Alcuni anni dopo, con i lavori ormai in una fase avanzata, Mons. Fernando Ocáriz eresse ufficialmente l’Archivio Generale della Prelatura dell’Opus Dei (AGP) con un decreto del 6 dicembre 2017. Contemporaneamente nominò il direttore dell’archivio, che attualmente è il sacerdote e storico Francesc Castells.

Come indica il decreto di erezione, dal momento della sua apertura «la consultazione dei documenti di interesse storico sarà aperta ai ricercatori che avranno i requisiti e le condizioni che saranno stabiliti». Come è prassi abituale in questo tipo di istituzioni, i requisiti e le condizioni consisteranno nel possedere un titolo universitario di laurea o di dottorato, o di un grado equivalente, e avere in programma una ricerca di carattere scientifico.

Attualmente l’archivio storico è in una fase avanzata di organizzazione e classificazione, tale da permettere un’adeguata conservazione e consultazione dei documenti. In base alla programmazione e al ritmo dei lavori menzionati, l'apertura dell’archivio è prevista in occasione del centenario dell’Opus Dei, nel periodo compreso tra il 2028 e il 2030. Fino a quel momento, l’archivio rimane chiuso. Eccezionalmente si permette l’accesso ad alcuni ricercatori dello stesso archivio e dell’“Istituto Storico San Josemaría” in vista dell’interesse che può nascere intorno a questioni storiche che riguardano l’Opus Dei e che devono essere chiarite su una base documentale.

I fondi dell’Archivio, che partono dal 1928 e anche prima, perché includono documenti personali del fondatore sin dalla sua infanzia, sono costituiti soprattutto dai documenti frutto del lavoro degli organi di governo dell’Opus Dei: il prelato e i suoi due consigli centrali – il Consiglio generale e l’Assessorato centrale -. Si avvalgono anche di altri documenti provenienti dalle circoscrizioni regionali dell’Opus Dei.

A parte i passi avanti nella catalogazione, il personale dell’Archivio sta lavorando per stabilire quali documenti saranno messi a disposizione dei ricercatori. Come ogni archivio ecclesiastico, tutto questo deve obbedire alle norme del Diritto canonico. Inoltre tiene conto della legislazione italiana su questa materia ed è soggetto alla normativa di tutela dei dati dell’Unione Europea, che stabiliscono un periodo di riserva della documentazione, variabile secondo il suo contenuto. Per esempio, i documenti che contengono dati sensibili delle persone, come è la corrispondenza privata, debbono aspettare un periodo particolarmente lungo di tempo: 70 anni. È particolare anche la documentazione che si riferisce a questioni che riguardano i pontefici, per la quale si segue la norma dell’Archivio Apostolico Vaticano, che permette l’accesso ai documenti per pontificati, trascorsi 70 anni dalla morte del pontefice: attualmente fino a quello di Pio XII (1939-1958).

È desiderio dell’Archivio Generale della Prelatura che, quando sarà aperto, siano molti i ricercatori che possano venire e far luce sulla storia di questa istituzione della Chiesa e sul suo contesto.