Javier Echevarría: “Lasciate che nelle vostre case entri la Luce che disperde le tenebre”

Testo integrale dell’omelia pronunciata dal Prelato dell’Opus Dei nella XV Giornata Mariana delle Famiglie a Torreciudad lo scorso 4 settembre.

Carissime famiglie,

anche quest’anno devo ringraziare il Signore per il dono di poter celebrare la XV Giornata Mariana della Famiglia con tutti voi, che siete venuti a questo Santuario della Madonna di Torreciudad da tanti luoghi della Spagna e da alcuni Paesi vicini.

Siamo qui, nella “casa della Madonna” e pervasi dall’appassionato ricordo di San Josemaría Escrivá, come testimoni del Vangelo della famiglia e della vita.

Siamo qui con la grazia dello Spirito Santo per glorificare Dio Padre per mezzo di Cristo, che rinnova nella Santa Messa il suo Sacrificio redentore. Egli è il Signore del cielo e della terra e interviene incessantemente nella storia dell’uomo per mezzo della Chiesa, di cui noi facciamo parte. Nel salmo responsoriale abbiamo lodato il Signore, con le parole di Maria, per le “grandi cose” fatte a favore degli uomini. La più grande di tutte è certamente l’Incarnazione del Figlio di Dio: Gesù Cristo, che si fa realmente presente nell’Eucaristia - sacramento del suo Corpo e del suo Sangue -, che si dà a noi come pane di vita e bevanda di salvezza “affinché formiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito”; vale a dire, perché in mezzo al mondo “arriviamo ad essere santi e fermento efficace di santità”.

Oggi ci troviamo a Torreciudad per ravvivare in noi queste certezze di fede e per proclamare che il matrimonio è anche sacramentum magnum: segno efficace della presenza del Signore nel mondo e manifestazione dell’amore indefettibile con cui Cristo ama la sua Chiesa e la rende feconda. Siamo venuti a riaffermare, con il Papa Giovanni Paolo II, che «nella visione cristiana del matrimonio, la relazione fra un uomo e una donna – relazione reciproca e totale, unica e indivisibile – risponde al progetto primitivo di Dio»; un progetto spesso «offuscato nella storia dalla “durezza di cuore”, ma che Cristo è venuto a restaurare nel suo splendore originario, rivelando ciò che Dio ha voluto “fin dal principio”» per il bene della creatura.

Sì, sorelle e fratelli, figlie e figli miei: celebriamo la XV Giornata Mariana della Famiglia come espressione inequivocabile del nostro impegno di “proporre fedelmente la verità sul matrimonio e sulla famiglia”, così come l’abbiamo ricevuta da Dio. Attraverso il suo Vicario sulla terra il Signore ci convoca per vivificare la società con gli insegnamenti perenni della Chiesa perché “sono molti i fattori culturali, sociali e politici che contribuiscono a provocare una crisi sempre più evidente della famiglia” e che a volte arrivano a distorcere “l’idea stessa di famiglia”.

Non dobbiamo lamentarsi. Però – come hanno precisato esplicitamente Giovanni Paolo II e l’Episcopato spagnolo – sono assai evidenti nelle coscienze di tanti nostri concittadini i segni di questo appannamento della dignità dell’uomo e della santità del matrimonio.

Davanti a una simile situazione, che può coinvolgere milioni di persone della Spagna e del mondo, il motto scelto per la Giornata di quest’anno è particolarmente significativo: “La famiglia cristiana, speranza del mondo”.

Care famiglie, abbiate la gioiosa certezza che è vero: voi siete la speranza della Chiesa e del mondo. Il Signore spera nella nostra fedeltà, unita a quella di tanti altri, per illuminare questo mondo; il Signore conta su di voi – diceva San Josemaría – “per annegare il male nell’abbondanza del bene” e per portare di nuovo al mondo il messaggio salvifico del suo Vangelo.

Noi cristiani non ci sentiamo migliori degli altri, né più virtuosi. Però – oggi e sempre – siamo chiamati dalla grazia di Dio a essere sale e luce del mondo, fermento della società, e quindi a rivitalizzare con l’amore e la verità di Cristo gli ambienti culturali e sociali. Il Signore ci sollecita giorno dopo giorno a essere di esempio a molti che vacillano, a mostrare loro la bellezza e l’attrattiva della nostra fede, il significato divino dell’amore umano e, di conseguenza, del matrimonio fedele e indissolubile, la grandezza della vocazione matrimoniale come cammino di santità, il gaudio della maternità e della paternità come partecipazione alla paternità e maternità di Dio, mediante le quali Egli arricchisce e fa crescere la famiglia umana. Quando poi Dio non invia figli a una coppia che li desidera con forza, lo fa per benedire in un altro modo, perché vuole che essi siano particolarmente disponibili a una paternità e a una maternità spirituali più ampie.

Non è questo, dicevo, il momento per le lamentele, ma piuttosto per l’affermazione gioiosa della fede, per un impegno apostolico costante e traboccante di ottimismo. “Rallegrati, figlia di Sion, perché io vengo ad abitare in mezzo a te”, abbiamo ascoltato nella prima lettura. Questa profezia di Zaccaria, che annuncia la salvezza del genere umano, si è compiuta in un recondito focolare di Nazaret, illuminato da Cristo e dalla vita santamente ordinaria di Maria e di Giuseppe. Gesù ha trasformato questo focolare – il suo focolare sulla terra – in un modello per tutte le famiglie di tutti i tempi. Modello di un amore fedele, casto e fecondo, con una fecondità spirituale che si estende a tutte le generazioni. “Rallegrati figlia di Sion, perché io vengo ad abitare in mezzo a te”, ripete oggi il Signore, ricordandoci che vuole “abitare” anche in noi e in tutti i focolari, per estendere la sua misericordia ai fedeli “di generazione in generazione”.

Carissime famiglie, abbiate la certezza di essere la speranza della Chiesa e del mondo. Perciò vi invito, con Giovanni Paolo II, a non chiudere a Cristo le porte della vostra vita e del vostro focolare. Spalancatele! Lasciate che nelle vostre case entri la Luce che disperde le tenebre. Assecondate la “luminaria di fede e di Amore” che ci abilita a dare una testimonianza chiara della verità sul matrimonio e sulla famiglia: sulla sua unità e indissolubilità, sull’amore autentico degli sposi, sempre aperto alla vita – non abbiate paura dell’arrivo di altri figli -, sulla reciproca fedeltà nelle tristezze e nelle gioie, sulla generosità e sulla delicatezza nei rapporti; sulla dimenticanza di sé, sulla dedizione ai figli e al servizio alla società... Accogliete in voi la Luce divina, affinché tutte queste realtà, quasi sempre ordinarie e apparentemente senza splendore, che configurano la vita coniugale e familiare, brillino nel vostro focolare con tutto il rilievo umano e soprannaturale e lo trasformino in una autentica “chiesa domestica”: in un canale di santità e di apostolato.

San Josemaría vi aiuterà ad approfondire e a far diventare vita questi insegnamenti perenni sulla famiglia. La sua predicazione è piena di esempi colmi di senso cristiano e di buon senso, validi per sempre. Non posso fare a meno di trascrivervi qualcuna delle sue spontanee considerazioni: “Faccio i complimenti a voi che siete sposati, ma vi dico che non dovete fare inaridire l’amore, che dovete cercare di rimanere sempre giovani, che dovete avere cura l’uno dell’altra, che dovete arrivare a volervi tanto bene da amare i difetti del consorte, purché non siano un’offesa a Dio”.

Una volta consigliava a un padre di famiglia: “Ama molto tua moglie, con tutta l’anima: fa’ in modo di educare bene i figli, fa’ in modo di lavorare per loro, piacere a Dio e fare una cosa utile alla Patria. Se farai così, meriterai di essere chiamato un uomo leale e un cristiano. Non c’è nessun contrasto tra questi due doveri, perché si fondono in uno solo, come si uniscono i diversi capi di una corda che, attorcigliati, formano una fune”.

“A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Sì, cari fratelli e sorelle e figli miei, anche noi, come Santa Elisabetta, dobbiamo meravigliarci che la Madonna ci porti suo Figlio. Ma, malgrado le nostre debolezze, i nostri errori e i nostri peccati, Egli è venuto al mondo per salvarci, “per riscattare quelli che stavano sotto la Legge, perché diventassimo figli adottivi”, cosicché “non sei più schiavo, ma figlio, e se sei figlio sei anche erede per volontà di Dio”.

La nostra eredità è Cristo stesso e il Regno di santità e di grazia che Egli instaurò con la sua venuta al mondo. Accostandovi alle fonti della grazia, specialmente ai sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, insieme all’orazione, e sforzandovi di acquisire la formazione necessaria per “dare ragione della nostra speranza”, ognuno dei vostri focolari diventerà un centro d’irradiazione di carità, di verità e di pace in mezzo al mondo; culla di figli di Dio; vivaio di vocazioni per seguire Cristo e servire la Chiesa nel celibato apostolico; germoglio di nuove famiglie cristiane capaci di trasmettere la vita e la fede alle nuove generazioni.

Se rimarrete sempre vicini al Signore, Egli vi concederà una “sfacciata carica apostolica”, piena di comprensione e di efficacia, per intraprendere l’immenso lavoro della nuova evangelizzazione delle famiglie che la Chiesa deve compiere. Uno a uno, famiglia per famiglia, arriverete a migliaia di persone e focolari, e mostrerete a tutti la grandezza umana e soprannaturale della vocazione al matrimonio.

Preghiamo e facciamo pregare per questi aspetti essenziali dell’amore umano: il matrimonio e la famiglia. Nello stesso tempo, ognuno deve anche riflettere su come può influire positivamente sull’ambiente in cui si muove mediante un apostolato capillare di amicizia e confidenza: è un altro modo di pregare!; inoltre, diffondiamo idee positive, chiare nella dottrina e sempre serene, rispettose delle persone che pensano in modo diverso perché la fermezza non è nemica della carità.

Dal desiderio di difendere il matrimonio e la famiglia nasce anche l’amore verso il proprio Paese, che amiamo come buoni cittadini. Questo diritto-dovere non si limita all’ambito strettamente religioso o spirituale, perché, come sapete, la famiglia, “comunità di vita e di amore”, è la cellula basilare ed essenziale della società. Proteggendola, farete un gran bene al vostro popolo e contribuirete a far sì che i governanti e i dirigenti sociali tengano conto – non possono ignorarli – i desideri legittimi dei loro cittadini, che debbono servire onestamente, alla ricerca sincera del bene comune che legittima l’autorità.

Terminiamo invocando di nuovo la Vergine Santa di Torreciudad. Sub tuum præsidium confugimus... “Sotto la tua protezione ci rifugiamo, Santa Madre di Dio; non voler respingere le suppliche che ti rivolgiamo nelle nostre necessità”. Tienici per mano, Vergine benedetta; intercedi davanti a Dio per le nostre famiglie e per tutte le famiglie della terra. Rendici apostoli fedeli di tuo Figlio per portare avanti – molto uniti al Papa e a tutti i Pastori della Chiesa –l’evangelizzazione della società. E mostraci, alla fine, Gesù, frutto benedetto del tuo seno. COSÌ SIA.