In ricordo di don Giambattista

Il 15 agosto scorso, a Vienna, all’età di 91 anni, si è spento don Giambattista Torellò, sacerdote e psichiatra.

Catalano di nascita (1920), studente di medicina, nell’autunno del 1940 Juan Bautista conobbe

l’Opus Dei e chiese l’ammissione all’Opera nel marzo del 1941 come Numerario; in quei mesi aveva conosciuto san Josemaría, di cui fu sempre figlio fedelissimo ed esemplare. Ordinato sacerdote nel 1948, arrivò presto a Palermo con i primi fedeli dell’Opus Dei che si stabilirono in città; si innamorò subito della Sicilia e di Palermo, che considerava una sua seconda patria.

Il cardinale Ruffini, che lo stimava molto per le sue doti di insigne predicatore, conferenziere  e studioso, gli affidò diversi incarichi pastorali, che lo portarono a conoscere la migliore società palermitana; di molte persone fu anche apprezzato direttore spirituale.

Don Giambattista a Palermo negli anni '50.

Don Giambattista si recò poi in Svizzera nel 1956 con i primi membri dell’Opus Dei; fece ritorno in Italia dopo due anni, come Vicario della Regione Italiana; nel 1964 si trasferì in Austria dove fu il primo Vicario Regionale dell’Austria e in seguito a lungo Rettore della centralissima chiesa di Peterskirche, dedicandosi a molteplici attività pastorali, in particolare all’apostolato della confessione. Eccellente figura di studioso, Don Torellò è anche noto per gli studi sulle nevrosi contemporanee, in parte rifluiti nel volume “Psicanalisi e/o confessione?”, e nel volume “La famiglia, personaggi e interpreti”, entrambi più volte ristampati e ancora disponibili (Edizioni ARES). Fu anche grande amico dello psichiatra austriaco Viktor Frankl.

Don Giambattista a Vienna.

Va ricordato un episodio semplice ma significativo della sua vita: pochi mesi dopo avere chiesto l’ammissione all’Opus Dei, ancora a Barcellona, nel 1941 il ventunenne Torelló rivelò a san Josemaría, il fondatore, di appartenere segretamente a un'organizzazione di difesa della cultura catalana, considerata dalla polizia del Generalísimo Franco alla stregua di un’attività clandestina, poiché l'uso della lingua catalana era proibito. Il Fondatore, grande difensore della libertà di tutti, gli disse che poteva fare quello che voleva purché – gli disse sorridendo – “tu non ti faccia arrestare perché, visto che siamo pochi, non possiamo permetterci il lusso che uno di noi finisca in carcere”.

Don Giambattista tornò a Palermo, come relatore in un convegno di studi nel centenario della nascita di san Josemaría, nel 2002. Nel suo intervento sottolineò il servizio che l’Opus Dei presta alla Chiesa locale: “…quante più vocazioni ci sono nell’Opera in una diocesi, tanto più vi sarà impegno cristiano e frutti di conversione, proprio perché il nostro fondatore voleva che i suoi figli fossero sale, lievito lì dove si trovavano”. Il Cardinal De Giorgi, che partecipava al convegno, volle poi pubblicamente ringraziare don Giambattista e l’Opus Dei per il loro servizio sacerdotale a favore di laici e sacerdoti palermitani. Tra i presenti, molti sacerdoti che lo avevano conosciuto negli anni palermitani hanno avuto per lui manifestazioni di affetto e  di gratitudine.