Il Beato Josemaría Escrivá e la laicità dei cattolici

Cento anni fa, il 9 gennaio del 1902, nasceva Josemaría Escrivá, che la Chiesa ha proclamato Beato nel 1992 e del quale è in corso la Causa di canonizzazione.

Perché ricordare il Beato Josemaría a Bologna ? Non soltanto per la nutrita presenza di fedeli dell’Opus Dei – l’istituzione da lui fondata – in città, ma anche perché il messaggio lasciato da lui alla Chiesa colpisce nel segno un problema che qui a Bologna, e in generale in Emilia-Romagna, è molto sentito: nella nostra terra la cultura “cattolica” e la cultura “laica” si sono sempre affrontate a viso aperto, con una chiara contrapposizione nei contenuti, sia pur temperata dalla giovialità e cordialità tipiche del nostro carattere. Ebbene, il Beato Escrivá sarà ricordato sicuramente – fra l’altro - come colui che ha cercato di insegnare ai cattolici ad essere laici.

Cosa significa per un cattolico essere “laico”? Naturalmente il termine non va inteso nel senso di “laicista”, o “non credente”, il che sarebbe una contraddizione. Il termine va inteso nel senso che definisce correttamente la relazione del cattolico con la società civile: il laico è il membro della Chiesa che non si differenzia in nulla da coloro che non appartengono alla Chiesa. Ciò non vuol dire che la fede non incida sulle sue scelte e sulle sue prospettive: anzi, il laico è chiamato – cito parole della Lumen Gentium (cap. IV, n° 31) - a “ordinare secondo Dio le cose temporali”, e a “contribuire alla santificazione del mondo quasi dall’interno, a modo di fermento”.

Tuttavia la sua appartenenza alla Chiesa e la sua missione divina costituiscono delle dimensioni prettamente spirituali – come tali non visibili e non rilevanti per i non credenti -–che non modificano la sua condizione umana e la natura dei suoi rapporti con gli altri membri della società civile. Pertanto il laico, anche quando le sue scelte e le sue azioni sono interiormente animate da motivazioni spirituali, con quelle azioni rappresenta solo se stesso, e le compie in modo pienamente libero e personalmente responsabile. Non rappresenta la Chiesa, né agisce come longa manus della gerarchia ecclesiastica.

Il cattolico non può esimersi dallo sviluppare tutte le dimensioni umane che rendono una persona completa e attraente. Mai la fede può essere falsamente intesa, magari inconsciamente, come l’alibi per nascondersi in un comodo rifugio e per non affrontare fino in fondo i problemi del mondo. Queste parole del Beato Josemaría sono particolarmente significative a riguardo: “Occorre fare da parte nostra tutto ciò che possiamo, come se tutto dipendesse da noi, pur sapendo che tutto dipende da Dio”.

Massimo Tucciarelli // Il Resto del Carlino