I fedeli dell’Opus Dei patirono qualche tipo di persecuzione o di rappresaglia politica?

Pedro Casciaro era figlio del Presidente del Fronte Popolare di Albacete e durante il suo soggiorno a Burgos fu oggetto di una grave denuncia da parte di un antico conoscente della sua famiglia.

era figlio del Presidente del Fronte Popolare di Albacete e durante il suo soggiorno a Burgos fu oggetto di una grave denuncia da parte di un antico conoscente della sua famiglia. Non lo si accusava di niente di personale, se non del fatto di essere il figlio di un Presidente del Fronte Popolare. La denuncia non andò avanti perché il denunciante morì repentinamente.

Raccontava Casciaro nel suo libro "Al di là dei sogni più audaci", l’atteggiamento del Fondatore dopo la traversata dei Pirenei, quando erano passati molti mesi di timori, angustie e sofferenze:

“Erano tempi di guerra e gli animi erano molto eccitati; le opinioni, soprattutto riguardo a temi politici, venivano difese con ardore e passione. Coloro che erano fuggiti dall’ “altra zona” cadevano spesso in una esacerbata volontà di rivincita, giustificata dal fatto di aver avuto vittime tra i familiari o di aver sofferto molte privazioni. Tuttavia, mai in un clima del genere, ho visto e neppure udito il Padre esprimersi in modo men che prudente, sereno e caritatevole verso chicchessia. E coloro che allora erano più vicini a lui, forse, potevano essere vulnerabili quanto lo ero io, a causa della mia complessa situazione familiare.

Un commento irridente, un gesto di disprezzo, un’allusione… io li avrei colti immediatamente; tuttavia non ne fece mai. Il Padre non parlava mai di politica: supplicava e pregava per la pace e per la libertà delle coscienze; il suo cuore grande e aperto a tutti lo spingeva a desiderare che tutti tornassero e si avvicinassero a Dio. Perciò soffriva quando sentiva che di quegli avvenimenti si dava una valutazione esclusivamente politica, dimenticando la cruenta persecuzione religiosa e gli innumerevoli sacrilegi che si stavano commettendo.

Questo spiega perché appena arrivammo a Fuentarrabía il Padre mi chiese di rilasciare una relazione scritta all’Ufficio informazioni in cui fossero resi noti gli sforzi compiuti da mio padre, a volte coronati da successo, per salvare molte vite umane ed evitare sacrilegi. Valendosi della sua carica di direttore provinciale dei monumenti storici ed artistici, mio padre era riuscito a nascondere in alcuni magazzini ad Albacete e in una cantina del paese di Fuensanta, che nessuno conosceva, molti vasi sacri, ostensori, immagini sacre, eccetera. “E’ giusto” mi disse il Padre, “che un domani si sappia il bene che tante persone buone hanno fatto, indipendentemente dalle loro opinioni politiche”.

Sono parole che mettono in luce la sua grandezza d’animo. Non formulò mai un’accusa contro alcuno: quando non poteva lodare taceva. Non ebbe mai un’espressione di rancore. E a quel tempo non era impresa facile coniugare l’amore per la giustizia con la carità; il Padre, però, seppe farlo mirabilmente.

Un altro tratto caratteristico di quel momento storico era che molti parlavano di sé in termini eroici e magniloquenti: divenne così di moda raccontarsi vicendevolmente le sofferenze subite, che si giunse a coniare questa frase: “mi risparmi la sua storia, per favore”. Al contrario, il Padre, che avrebbe avuto da raccontare tante pene, non lo fece mai. Non cercò nemmeno un impiego ufficiale. Fece quello che faceva sempre: lavorare, stare zitto, pregare e passare inosservato.

In quel clima di esaltazione ci raccomandò di non serbare mai odio in cuore e di perdonare sempre. Bisogna calarsi in quella situazione per comprendere tutta la radicalità delle sue parole: era in corso la più dolorosa persecuzione sofferta dalla Chiesa in Spagna, in cui quasi settemila ecclesiastici e molti laici cattolici morirono a causa della loro fede.

Alcuni di coloro che avevano perso la vita in queste circostanze erano molto amici del Padre, come don Pedro Poveda, fondatore dell’Istituzione Teresiana, oggi anch’egli assurto all’onore degli altari; o don Lino Vea-Murguía, che fu arrestato il 16 agosto 1936 e quindi assassinato: il suo corpo fu ritrovato abbandonato vicino al muro del cimitero del Este. Molti altri sacerdoti suoi conoscenti erano stati uccisi, tra i quali il suo padrino di battesimo. “Era vedovo” – avrebbe commentato il Padre anni dopo, evocando la sua figura in risposta alla domanda di una donna che aveva sofferto una crudele persecuzione nel proprio paese – “e più tardi si fece sacerdote. Fu martirizzato quando aveva sessantatré anni. Io mi chiamo Mariano per lui. E la suorina che mi insegnò a leggere e scrivere a scuola – prima di entrare in convento era amica di mia madre – fu assassinata a Valencia . Non provo orrore, ma ho il cuore gonfio di lacrime… Si sbagliano. Non hanno saputo amare.

“Ho ricordato queste cose per consolarti, figlia mia”, disse il Padre a quella donna, per concludere; “non per parlare di politica perché io di politica non me ne intendo, non ne parlo e non ne parlerò finché il Signore mi lascerà in questo mondo, perché non è compito mio. Ma tu di’ ai tuoi, da parte mia, che si uniscano a te e a me per perdonare”

Il Padre seppe perdonare, e ci insegnò a perdonare sempre.”

- Casciaro P. Al di là dei sogni più audaci. Gli inizi dell’Opus Dei accanto al fondatore. Ares 1995 pp. 116-118