Grazie Carmelo!

Il 13 giugno 2019 Carmelo Butitta, primo fedele italiano aggregato dell’Opus Dei, è tornato alla casa del Padre. In questo articolo lo ricordiamo ripercorrendo alcune tappe fondamentali della sua vita.

Carmelo poco tempo dopo essere arrivato a Roma

All’inizio degli anni ‘50 Carmelo Butitta faceva l’autista per un importante editore scolastico ed era stato invitato a delle meditazioni in preparazione alla Pasqua del 1952; aveva così conosciuto l’Opus Dei e iniziato a leggere Cammino.


All’inizio degli anni ‘50 Carmelo Butitta faceva l’autista

In una breve memoria scritta molti anni dopo raccontava di essere rimasto colpito non solo dalla proposta di santificarsi nel proprio lavoro ma, soprattutto, dall’esempio di dedizione totale a Dio che vivevano quelle prime persone dell’Opus Dei che aveva conosciuto: ne era rimasto attratto, anche se credeva che fosse una vocazione che non lo riguardasse. Infatti nell’Opus Dei vedeva solo gente che studiava all’università, sacerdoti, laureati: non aveva conosciuto nemmeno un autista o un operaio.

Un giorno Carmelo si recò a trovare un suo amico che viveva in un centro dell’Opus Dei, che però in quel momento non era in casa. Ecco cosa Carmelo ha scritto di quel giorno: “Stavo per andarmene quando fui richiamato perché il sacerdote della casa desiderava fare una chiacchierata con me. Parlammo lungamente e, alla fine, inaspettatamente, mi prospettò la vocazione all’Opera. Ci pensai tutta la notte. L’indomani avevo promesso che sarei tornato e così feci e scrissi la lettera per chiedere l’ammissione come aggregato. Era il 15 di settembre del 1952, la sera dopo il lavoro, verso le 18,30 circa”.


Gli aggregati sono dei fedeli laici dell’Opus Dei che vivono il celibato apostolico

Gli aggregati sono dei fedeli laici dell’Opus Dei che vivono il celibato apostolico con le loro famiglie o dove è più conveniente per ragioni personali e professionali (per approfondire: Persone dell’Opus Dei).

Carmelo insieme ad altri due dei primi aggregati: Silvio e Luciano

“In realtà già da alcuni mesi avevo iniziato un po' di direzione spirituale con don Giambattista Torelló. In quel periodo stavo facendo per conto mio i primi venerdì del mese; non avevo mai avuto prima un direttore spirituale, però recitavo il rosario tutti i giorni, e vivevo anche qualche altra pratica di pietà. Questo contatto con il sacerdote si svolse nel luglio – agosto del 52 ”.

"Mi costò molto abbandonare Palermo e i miei genitori" (Carmelo)

La seconda svolta importante per Carmelo avvenne nel 1955 quando decise di rispondere positivamente all’invito di trasferirsi a lavorare a Roma e così poter ricevere una formazione più adeguata, dato che già nella capitale avevano aderito all’Opus Dei altri giovani operai e impiegati. “Mi costò molto abbandonare Palermo e i miei genitori; la conoscenza del fondatore dell'Opera fu decisiva. In un incontro con gli altri primi aggregati romani il Padre ci parlò con entusiasmo di fedeltà, di spirito di sacrificio per fare l’Opera, di rinuncia a tutto. Era un altro 15 di settembre! “

"Carmelo sapeva fare un po' di tutto, anche se non faceva sfoggio delle sue abilità" (mons. fernando ocáriz)

Come ha detto mons. Fernando Ocáriz nell’omelia del funerale di Carmelo “poco dopo il trasferimento, Carmelo vide sfumare inaspettatamente la prospettiva dell'impiego, che prima sembrava sicuro. Ma, essendo consapevole che il suo trasferimento a Roma non era soltanto una questione professionale, ma anche un segno di risposta a una vocazione divina, Carmelo pensò: Indietro non si torna!, e rimase a Roma, sicuro che fosse questa la volontà di Dio. Poco dopo gli fu proposto un altro impiego, come autista. E poi un altro, e un altro ancora. Dapprima a Salto di Fondi, poi al centro Elis, di cui fu uno dei primi pionieri, e in cui lavorò per gran parte della sua vita, prevalentemente come manutentore. Carmelo sapeva fare un po' di tutto, anche se non faceva sfoggio delle sue abilità: nella lunga vita che Dio gli ha donato ha saputo fare quasi tutti i mestieri pratici: dall’autista all’agricoltore e persino al cuoco. Soprattutto durante i lunghi anni passati al Tiburtino ha svolto le mansioni di meccanico, elettricista, impiantista, formando anche molti giovani che oggi lavorano nella manutenzione”.

Carmelo, ottantenne, insieme a dei ragazzi che si trovavano a Ovindoli per un campo di lavoro

Carmelo ha guidato i primi campi di lavoro a Ovindoli, di cui è stato il promotore: senza la sua insistenza perché l’Elis si facesse carico di questa impresa oggi migliaia di persone non avrebbero la possibilità di godere del Centro Congressi Casale delle Rocche e della casa adiacente. In questo luogo infatti in tutti i periodi dell’anno vengono organizzati convegni, ritiri spirituali e periodi di formazione per le persone dell’Opus Dei e per tutti, in particolare per giovani.

“È stato per me un piccolo grande uomo! - racconta un istruttore in pensione del Centro di Formazione Professionale Elis - Il primo approccio al lavoro, ero ancora allievo della scuola professionale, l’ho avuto con lui a Ovindoli. Avevo 16 anni, ed è stata la persona che mi ha insegnato a lavorare bene e a capire con i fatti lo spirito dell’Opus Dei. Anche mio figlio, trent’anni dopo, mi ha confidato che aveva vissuto la mia stessa esperienza con Carmelo a Ovindoli durante un campo di lavoro”.

Carmelo apprezzava ogni piccolo aspetto della vita

Le persone che hanno vissuto tanti anni insieme a lui riportano che Carmelo apprezzava ogni piccolo aspetto della vita ed era sempre pronto a ringraziare e a sorridere, nonostante negli ultimi tempi praticamente non ci sentisse più. Era grato per ogni piccolo servizio o gentilezza. Notava come le persone attorno a sé fossero sempre molto prodighi di cortesie e attenzioni: “Quando salgo in autobus subito mi offrono un posto a sedere, se sto arrivando alla fermata l’autista mi aspetta e poi mi fa salire”.

Negli ultimi mesi, quando non poteva più alzarsi dal letto e ci vedeva poco, oltre a essere quasi del tutto sordo, pregava continuamente il rosario e si preparava a fare la Comunione che ha continuato a ricevere fino al giorno prima della sua morte. Nonostante soffrisse parecchio, sorrideva sempre alle persone che lo andavano a trovare e con un gesto delle dita sembrava dire “ormai sto per andarmene e scusate il disturbo”.

Ogni mattina i suoi fratelli dell’Opus Dei gli scrivevano su una lavagnetta le particolarità della giornata: il santo del giorno, i compleanni o le ricorrenze, se il Papa o il prelato erano in viaggio, i nomi delle persone per cui pregare… con un cenno della testa Carmelo ci assicurava di aver capito e che offriva la sua preghiera e le sue sofferenze. In questi mesi diverse persone per le quali ha pregato hanno fatto passi importanti nella vita cristiana: hanno iniziato una formazione cristiana più intensa, partecipato per la prima volta a un corso di ritiro spirituale o si sono confessati dopo molto tempo. Alcuni hanno anche chiesto l’ammissione all’Opus Dei.

Ogni mattina i suoi fratelli dell’Opus Dei gli scrivevano su una lavagnetta le particolarità della giornata

Era una persona semplice ma colta. Gli piaceva leggere, almeno fino a quando la vista lo ha sostenuto. Prima della malattia finale dopo cena era solito leggere un quotidiano per circa una mezz’ora, per stare al corrente di ciò che capitava nel mondo, anche se ciò gli costava uno sforzo notevole per la poca vista che gli era rimasta. Si può dire che ha saputo santificare anche la condizione di pensionato e anziano.

Con la semplicità con cui aveva vissuto, il 13 giugno, festa di sant’Antonio da Padova, se n’è andato in Cielo serenamente : mancavano pochi minuti alle 18.30, l’ora in cui 67 anni prima aveva deciso di dare tutta la sua vita al Signore nell’Opus Dei. Il 22 giugno ha festeggiato in Cielo il suo novantatreesimo compleanno.