Cosa significa essere cittadini del mondo | Paola Binetti

Perché dovrei occuparmi di quello che ho intorno? Cosa significa abitare la mia città? Condividiamo alcune riflessioni della senatrice Paola Binetti, professore emerito dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, nel contesto dell’UNIV 2025.

Essere cittadini del mondo significa vivere pienamente il proprio tempo, nello spazio concreto in cui siamo chiamati a esistere: la nostra città, la nostra università, il nostro ambiente quotidiano. Significa prendere sul serio il qui e ora. Non esistono altri mondi nei quali rifugiarsi: né quello nostalgico del passato, né quello ideale del futuro. Abitare il mondo implica viverlo con consapevolezza, responsabilità e creatività.

La cittadinanza, in questo senso, non è solo appartenenza geografica o anagrafica. È una vocazione umana che coinvolge ogni persona nella sua apertura verso gli altri, e comprende anche la dimensione politica. Non si tratta necessariamente di entrare in un partito, ma di riconoscere che ogni scelta, ogni gesto, ogni parola può contribuire alla costruzione del bene comune.

Creatività e responsabilità

A ognuno sono affidati dei talenti – personali, culturali, spirituali – che attendono di essere messi a frutto. Questo comporta la capacità di leggere la realtà per come è, di comprenderne i bisogni e di rispondervi con intelligenza e libertà. Non si tratta di riprodurre pedissequamente modelli già esistenti o di conformarsi a schemi rigidi, ma di offrire soluzioni nuove a problemi concreti. La creatività, in questo contesto, è anche esercizio di giustizia: è la capacità di rispondere adeguatamente a sollecitazioni reali, mettendosi in gioco.

Studiare non serve solo a superare esami. Serve a leggere il mondo, ad avere strumenti per comprenderlo e per contribuire a trasformarlo. Ogni disciplina, se vissuta con apertura e profondità, diventa una chiave per decifrare la realtà, coglierne i bisogni, provare a soddisfarli e in questo modo per incidere nella società. La cultura, così intesa, è un atto di responsabilità civica.

Fare ordine per capire

In un tempo segnato dalla velocità e dalla confusione, che minacciano continuamente di travolgerci emerge forte il bisogno di fare ordine. Mettere per iscritto – che sia un libro, un diario o un semplice appunto – aiuta a oggettivare pensieri, a dare forma all’esperienza, a trovare coerenza tra ciò che si vive e ciò che si pensa. È un esercizio di consapevolezza, che consente di acquisire padronanza sulla propria soggettività. Aiuta a rispondere a domande essenziali, per esempio: chi sono io; dove sto andando; dove va il mondo che mi circonda….;

Anche la riflessione politica nasce da questo bisogno di ordine interiore: non si può avere uno sguardo limpido sul mondo se prima non si è fatta chiarezza dentro di sé.

Testimoniare la verità con carità

Essere cittadini del mondo significa prendere posizione. Non per imporre la propria visione, ma per testimoniarla con coraggio e rispetto. In una società democratica, la libertà di espressione è un diritto fondamentale: ciascuno ha il dovere di esprimere la propria opinione con chiarezza e onestà, senza cedere alla tentazione del silenzio per timore del giudizio altrui.

Ma il modo in cui si esprime questa opinione è altrettanto importante. Veritatem facientes in caritate: dire la verità con carità, con rispetto per chi la pensa diversamente, con l’umiltà di sapere che ogni questione ha molteplici sfaccettature. La forza della testimonianza sta nella coerenza con cui si afferma il proprio punto di vista, non nel tentativo di imporlo con una persuasione forzata.

Studiare i problemi, non evitarli

La maturità del cittadino si misura nella capacità di affrontare le questioni difficili, senza sottrarsi per timore o disinteresse. Dire “non è un problema mio” non è un'opzione, è molto spesso un alibi per giustificare il nostro egoismo e la nostra indifferenza. Ogni tema che tocca la dignità umana, la libertà, la giustizia – anche se complesso, anche se doloroso – ci interpella.

Studiare i problemi significa rifiutare slogan facili, cercare le radici delle questioni, valutarne le implicazioni, soppesarne le conseguenze. Significa scegliere di capire, di approfondire, di essere attori responsabili nella costruzione del tessuto sociale.

Il valore della libertà e il senso delle leggi

In un contesto democratico, il valore della libertà non si riduce alla possibilità individuale di scegliere, ma implica anche il dovere di rispettare la libertà degli altri e soprattutto la verità dei fatti. Quando una legge viene approvata, non significa automaticamente che ciò che essa regola sia giusto o buono. Attualmente le leggi vengono votate e approvate a maggioranza, ma non sempre la maggioranza, il pensiero dominante, risponde ai canoni della legge morale. È fondamentale distinguere tra ciò che è legale e ciò che è giusto, e saperlo argomentare. Basta pensare alla legge sull’aborto o alla legge sul fine vita, approvate in molti Paesi, ma che non per questo possono essere considerate buone leggi.

La libertà vera nasce dalla conoscenza: sapere perché una legge esiste, come è formulata, quali diritti protegge e quali rischi comporta. È compito di ogni cittadino – e in modo speciale di chi ha una formazione giuridica, culturale o scientifica – interrogarsi criticamente su ciò che la società propone come “normale”.

Educare alla realtà

Ogni contesto educativo – dalla famiglia alla scuola, dall’università ai mezzi di comunicazione – ha il compito di aiutare le persone a confrontarsi con la realtà, anche quando è scomoda. Alcune scelte legislative o culturali rischiano di deformare la comprensione di ciò che è oggettivo, in nome di un’interpretazione puramente soggettiva della realtà.

Il rispetto per ogni persona è imprescindibile, ma il rispetto non coincide con l’annullamento della verità. Alcuni temi richiedono un discernimento attento: non si possono affrontare solo sulla base dell’emotività o dell’eccezione singolare. La pietas non può trasformarsi in principio normativo assoluto. È frequente oggi, davanti all’esperienza del dolore e della sofferenza, sentirsi spinti a giustificare anche scelte estreme come il suicidio o l’eutanasia. In realtà la scelta di responsabilità e di solidarietà di chi sta vicino a chi soffre dovrebbe puntare su altri valori come l’amicizia, la cura, l’accompagnamento, la condivisione di molte incombenze, per ridurre la paura della solitudine e dell’ignoto.

Il coraggio di dire “io ci sono”

Essere cittadini del mondo significa non sottrarsi. Significa scegliere di partecipare, di farsi carico, di esserci. Non tutti possono occuparsi di tutto, ma ciascuno può prendersi cura di qualcosa. L’importante è non delegare tutto agli altri, non restare spettatori.

La maturazione civile passa attraverso la disponibilità a mettersi in gioco. La cittadinanza è un lavoro quotidiano: richiede studio, ascolto, confronto, pazienza, e – soprattutto – speranza. Una speranza che si esprime nel sogno di un mondo più umano, più giusto, più vero. E che comincia dalla decisione di ciascuno di noi di non restare indifferente.

Sen. Paola Binetti, professore emerito Università Campus Bio-Medico di Roma

Paola Binetti