Diabolik, il re del Terrore, è il nome del primo albo con protagonista il personaggio creato dalle editrici sorelle Giussani, pubblicato per la prima volta nel 1962. La particolarità di quell’albo è proprio il disegnatore, Angelo Zarcone, misterioso artista che non firmerà altre opere del famoso e imprendibile criminale.
Un artista misterioso
Di Angelo Zarcone si sa poco. Per il ventennale di Diabolik le sorelle Giussani arrivarono a ingaggiare un investigatore privato per rintracciarlo, senza successo: in sfuggevolezza, il pittore non aveva molto da invidiare al personaggio Diabolik. Riemerse per breve tempo a Roma, negli anni novanta, lasciando traccia del suo operato nella Basilica di Sant’Apollinare, realizzando un quadro con soggetto san Josemaría che celebra la Santa Messa.
Nel 1990 la Basilica di Sant’Apollinare divenne la Cappella della adiacente Pontificia Università della Santa Croce. «A quell’epoca - racconta don Franco Calzona, che era segretario generale dell'Istituto di Scienze Religiose e rettore della Basilica - si iscrissero al Corso di Magistero due suore appartenenti all’Istituto religioso di diritto Pontificio, Figlie della Misericordia e della Croce, con sede a Palermo. Diventammo buoni amici. Facendo una visita nella Basilica di Sant’Apollinare, una delle due suore notò che nella seconda Cappella di sinistra mancava un quadro».
Il quadro di san Josemaría firmato da Zarcone
Le suore parlarono a don Franco di un pittore palermitano in quel momento residente a Roma, che aveva bisogno di lavorare e che aveva dipinto dei quadri per le loro case in Sicilia, molto bravo a dipingere ad olio copiando perfettamente un originale.
«Era stata pubblicata da poco una bella foto a colori di san Josemaría mentre celebrava la Santa Messa - ricorda don Franco -. Sembrò un buon soggetto; ne parlammo con Angelo, che ascoltò, prese la foto, misurò la superficie che avrebbe dovuto coprire il dipinto e, dopo qualche mese, ritornò per montare il dipinto, molto fedele all’originale, con la cornice nel posto in cui si trova tuttora dal 1994».
«All’inizio ero un po’ scettico - conclude don Franco -, ma il risultato fu impressionante. Il dipinto fu regalato alla Basilica proprio dall’Istituto Figlie della Misericordia e della Croce».
«Quando si parla di questo enigma, spesso si va oltre le spiegazioni più realistiche ed è solo la nostra fantasia a volare alta in cerca di risposte, talvolta anche le più inverosimili. A me piace pensare che l’identità sconosciuta di Zarcone possa avere un’attinenza con il genio assoluto dei travestimenti, con colui che può diventare qualsiasi personaggio [...]. Quindi mi piace pensare che quel misterioso disegnatore possa essere, addirittura… Diabolik stesso!»[1].
Nessuno sa che fine abbia fatto Angelo Zarcone, che aveva circa trent’anni all’epoca del primo numero di Diabolik. Le consorelle delle suore protagoniste di questa storia, sostengono che sia tornato in Sicilia e che sia morto dopo poco tempo.
Recentemente è stato pubblicato "Non sono stato io", un volume in cui si ricostruisce la storia del pittore a partire dai pochi elementi certi: uno di questi è proprio il fatto che c’è un quadro di san Josemaría realizzato dall’illustratore del primo numero di Diabolik.
[1] Introduzione di Pietro Alligo a Diabolik, il Re del Terrore, di Angela Giussani, 2022, Lo Scarabeo, Torino.