Se cercassimo sull’Enciclopedia Britannica, o su un qualsiasi manuale di Storia per i licei in uso nelle nostre scuole, qualche notizia su Padre Pio o Madre Teresa di Calcutta, rimarremmo molto delusi, perché non sono nemmeno citati, eppure si tratta di persone reali, molto attive, che hanno goduto di una grande popolarità in vita. Può darsi che la loro fama crescerà nel tempo e verranno ricordati nei secoli anche nelle enciclopedie e nei manuali di Storia, ma agli occhi dei contemporanei dotti e potenti, non hanno meritato particolare attenzione.
Lo stesso trattamento ebbero Gesù e i suoi primi seguaci: a chi poteva interessare che un giudeo fosse stato crocifisso a Gerusalemme per motivi che solo pochi potevano capire sul momento? Quindi i riferimenti a Gesù in documenti scritti dell’epoca, oltre alle fonti cristiane, sono pochi, come è logico aspettarsi, ma non per questo privi di importanza. Questi primi riferimenti si trovano in alcuni storici ellenisti e romani che vissero nella seconda metà del I secolo o nella prima metà del II secolo, relativamente vicini ai fatti che erano accaduti in Palestina e che avevano avuto per protagonista Gesù e i suoi primi discepoli. Altri riferimenti provengono da ambienti ebraici.
Il testo più antico dove si menziona Gesù, anche se in modo implicito, fu scritto da un filosofo stoico originario di Samosata in Siria, chiamato Mara bar Sarapion, verso l’anno 73. Si riferisce a Gesù come “saggio re” dei giudei, e dice che promulgò “nuove leggi”, forse alludendo alle antitesi del Discorso della montagna (cfr. Mt 5, 21-48), e che a nulla valse ai giudei dargli la morte.
Il riferimento esplicito più antico e celebre a Gesù è quello dello storico ebreo Giuseppe Flavio (Antichità Giudaiche XVIII, 63-64) alla fine del primo secolo; è noto come “Testimonium Flavianum”. Questo passo, riportato da tutti i manoscritti greci dell’opera di Giuseppe Flavio, arriva a suggerire che Gesù potrebbe essere il Messia; perciò molti autori sono dell’opinione che si tratti di un’interpolazione dei copisti medievali. Oggi alcuni studiosi ritengono che le parole originarie di Giuseppe dovessero essere molto simili a quelle conservate da una versione araba di questo testo, citato da Agapio, vescovo di Gerapoli, nel secolo X; non vi figurano le presunte interpolazioni. Il testo arabo dice: “A quel tempo, un uomo saggio chiamato Gesù ebbe una buona condotta ed aveva fama di uomo virtuoso. Ebbe molti discepoli tra i giudei e altri popoli. Pilato lo condannò ad essere crocifisso e a morire. Quelli che erano stati suoi discepoli continuarono ad esserlo e raccontarono che era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, ed era vivo e per questo poteva essere il Messia di cui i profeti avevano narrato cose meravigliose”.
Tra gli scrittori romani del II secolo (Plinio il Giovane, Epistula ad Traianum Imperatorem cum eiusdem Responsis liber X, 96; Tacito, Annales, 44; Svetonio, Vita Claudii, 25, 4) vi sono vari riferimenti alla figura di Gesù e alle attività dei suoi discepoli.
Nelle fonti ebraiche, in particolare nel Talmud, vi sono allusioni alla persona di Gesù e a ciò che si diceva di lui che permettono di confermare alcuni aspetti storici da parte di una fonte al di sopra di ogni sospetto di manipolazione da parte cristiana.
Un ricercatore ebreo, Joseph Klausner, sintetizza così alcune delle conclusioni che si possono dedurre dai detti talmudici su Gesù: “Vi sono detti affidabili sul fatto che il suo nome era Yeshua (Yeshu) di Nazaret, che “esercitò la magia” (cioè fece miracoli, detto come era abituale in quei tempi) e la seduzione, e che portava Israele per cattive strade; che si burlò delle parole dei sapienti e che commentò la Scrittura nello stesso modo dei farisei; che ebbe cinque discepoli; che disse che non era venuto per abrogare la Legge o per aggiungere qualcosa; che fu appeso ad un legno (crocifisso) come falso profeta e seduttore, alla vigilia della Pasqua (che cadeva di sabato); e che i suoi discepoli curavano malattie nel suo nome” (J. Klausner, Jesús de Nazaret, p. 44). La sintesi che fa, anche se richiederebbe precisazioni sul piano storico, è sufficientemente espressiva di ciò che si può dedurre da queste fonti, che non è tutto, ma neppure è poco.
Confrontando questi dati con quelle provenienti dagli autori romani è possibile affermare con certezza storica che Gesù è esistito, come pure conoscere alcuni dati importanti della sua vita.