100 anni di gratitudine (6) - Ritrovare l’audacia apostolica

Franca è una fedele dell’Opus Dei da più di cinquant’anni. In questo articolo ripercorre alcune tappe della sua vita, con uno sguardo rivolto al futuro. “100 anni di gratitudine” è una raccolta di testimonianze che accompagnano le Assemblee regionali dell’Opus Dei per il 2024.

Frequentavo il primo anno (1965/66) di Lettere classiche nell’Università di Bari, città che ormai amavo, dopo che la mia famiglia vi si era trasferita da Napoli. Mio padre era ufficiale dei Carabinieri e, grazie al suo lavoro, sono nata a La Spezia e poi ho vissuto a Ferrara, a Padova e a Napoli. Qui, purtroppo, è morta mia mamma, di leucemia, a soli trentacinque anni. Mio padre chiese il trasferimento in Puglia, dove vivevano alcuni parenti, perché io avevo dodici anni e il mio fratellino solo otto.

Così la Provvidenza ha voluto che a Bari io conoscessi l’Opus Dei e il mio futuro marito, Salvatore.

La Provvidenza aiuta gli audaci

L’incontro con una giovane numeraria, che veniva da Napoli, avvenne in uno dei corridoi dell’Ateneo. In seguito, ho ripensato spesso all’audacia di questa ragazza, che aveva avvicinato alcune studentesse, tra cui la sottoscritta, per parlare di una attività di volontariato. Audacia apostolica che forse dovremmo tutti ritrovare!

Sentii parlare di “Essere seminatori di pace e di allegria” e di “cammini divini della terra”. Mi sembrò un orizzonte meraviglioso!

Dopo alcuni mesi, cominciammo a seguire le meditazioni di don Umberto (ora in Cielo) nella Vallisa, una chiesetta antica della città vecchia, e alcune di noi iniziarono la direzione spirituale.

Un bel modo per condividere il sapere

Avevo convinto questo gruppetto di mie colleghe a tenere un doposcuola ai bambini di una zona povera ed eravamo molto felici di poter aiutare, con il nostro “sapere universitario”, chi non aveva nessuno che lo supportasse nei compiti.

Insieme ad alcune signore, un appartamento in cui si svolgevano varie attività: Club per bambine e ragazze, laboratori per signore… e poi meditazioni e confessioni, perché c’era anche un oratorio, piccolo ma molto curato. Quanti aneddoti e quante conversioni!

E così, semplicemente, cominciò la mia avventura nell’Opus Dei, con tanto entusiasmo e tanto desiderio di essere più vicina al Signore.

Due incontri con san Josemaría

Il 14 dicembre 1969 chiesi l’ammissione come soprannumeraria e un anno dopo, il 12 dicembre del 1970, mi sposai con Salvatore, anch’egli da poco soprannumerario. Come regalo fummo ricevuti da san Josemaría. Ci parlò della situazione della Chiesa del post-concilio, della bellezza della famiglia, ci spronò a vivere bene il matrimonio e, soprattutto, ci trattò con grandissimo affetto!

Da allora, la nostra vita è stata un tutt’uno con l’Orientamento Familiare[1], fondato qui a Bari dopo viaggi in Spagna per apprenderne la metodologia.

Nel frattempo, io ero diventata Ricercatrice nella Facoltà di Lettere ed ero innamorata del mio lavoro che - come avevo imparato da san Josemaría -, cercavo di rendere strumento di santificazione per me e per gli altri.

Nel 1973 fummo ricevuti di nuovo dal fondatore dell’Opus Dei ed io gli chiesi come riuscire a pregare e a partecipare alla Messa con due bimbe piccole che piangevano e non stavano mai buone. San Josemaría mi guardò con affetto e mi disse: “Le grida delle tue bambine devono essere per te come la musica dell’organo di una cattedrale!”. Come mi hanno aiutata negli anni queste parole, man mano che la famiglia si allargava!

L’affetto dei fratelli e sorelle dell’Opus Dei

Nel 1974 andò in cielo la nostra prima bimba, Maria Teresa, di tre anni. L’immenso dolore fu lenito dall’affetto dei nostri amici, ormai anche fratelli nell’Opera e senz’altro la nostra piccola è stata da allora l’angelo custode che ha vegliato su di noi e sulle attività apostoliche di Bari.

Nel 1976 nacque la Scuola dei Fiori, che si rifaceva al sistema FAES e, in pochi anni, da lì fiorirono tante vocazioni all’Opus Dei. Tutti i nostri sette figli l’hanno frequentata, fino alla scuola media.

Cosa sperare per il futuro?

Dobbiamo ringraziare sempre il Signore perché, tramite l’Opera, tante persone hanno imparato a santificare il proprio lavoro, qualunque esso sia, e a cercare la santità attraverso di esso. Certo, forse in quegli anni era più facile perché le famiglie erano un po’ più solide, ma c’erano altri problemi. Sono convinta che ogni generazione debba ricominciare daccapo, perché ci saranno sempre sfide nuove da superare, con speranza e ottimismo.

I nostri sette figli e i tredici nipoti conoscono l’Opera e, in piena libertà, alcuni di essi ne fanno parte e tutti collaborano con entusiasmo alle varie attività che si svolgono nella nostra bella città e in Puglia.

Cosa sperare per il futuro? Che ci siano sempre famiglie sane, in grado di capire la bellezza e la grandezza di questo cammino e di trasmetterlo agli altri. Perciò ritengo che, prima di tutto, si debbano rafforzare e ampliare le iniziative volte a sostenere la formazione dei genitori e dei ragazzi (di ogni età). Solo così il sogno di san Josemaría potrà continuare a realizzarsi, con l’aiuto dello Spirito Santo e di nostra madre, santa Maria.

[1] Le iniziative di orientamento familiare sono rappresentate a livello globale dalla Federazione Internazionale per lo Sviluppo delle Famiglie, IFFD (qui il sito in inglese o spagnolo). Segnaliamo due realtà, tra le tante, che in Italia si occupano di questa formazione: Oeffe e FarFamiglia.


“100 anni di gratitudine” è una raccolta di testimonianze che accompagnano le Assemblee regionali dell’Opus Dei per il 2024. Clicca qui per leggere le testimonianze pubblicate finora, o per approfondire i temi delle Assemblee regionali.