Vangelo della domenica: Nella sinagoga di Cafarnao

Vangelo e commento della quarta domenica del tempo ordinario (Anno B).

Vangelo (Mc 1, 21-28)

“Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea”.


Commento

Secondo la tradizione, l’evangelista Marco fu il discepolo che mise per iscritto i ricordi di san Pietro sulla vita di Gesù. Nel vangelo di oggi ci viene riportata una giornata intera del Signore. Ciò che accadde quel giorno rimase particolarmente impresso nella memoria di Pietro, anche perché si svolse proprio vicino a casa sua.

Secondo le ricerche archeologiche fatte nella zona, la sinagoga di Cafarnao era davvero vicina a un sito in cui si riconosce un antichissimo luogo di culto cristiano, che si svolgeva nella casa stessa di Pietro. È facile immaginare l’emozione dell’apostolo nel ricevere il Maestro in casa propria, accoglierlo, dargli cibo e ospitalità per farlo riposare.

Come tutti i pii abitanti del posto, il sabato, di primo mattino, il Signore assieme ai suoi discepoli si reca alla vicina sinagoga, dove comincia subito a insegnare ai presenti che ascoltano, ammirati, le parole del maestro nazareno. Non erano le stesse parole che erano abituati a sentire dai farisei, perché Egli parlava con autorità, in maniera nuova e sorprendente.

Gli sguardi degli ascoltatori osservano il suo portamento, i suoi gesti, il suo modo di affrontare spontaneamente le vicende che essi stessi vivevano. E nella sua predicazione rivedono riflesso il suo modo di essere e di fare.

Questo fatto colpiva sempre san Josemaría. Per poter sintetizzare la vita di Gesù, fra altre frasi evangeliche trovò quella che si riferisce all’esempio che Gesù dava con il suo modo di agire, con il quale dava autorità alla sua predicazione: «"Coepit facere et docere". Gesù cominciò a fare e poi a insegnare: tu e io dobbiamo dare la testimonianza dell'esempio, perché non possiamo condurre una doppia vita: non possiamo insegnare quello che non mettiamo in pratica. In altre parole, dobbiamo insegnare quello che, perlomeno, ci sforziamo di mettere in pratica». [1]

Per questo, spiegava san Gregorio Magno: “Il modo di insegnare qualcosa con autorità è quello di metterlo in pratica, prima di insegnarlo, perché ogni insegnamento perde credibilità quando la coscienza tradisce la parola”[2]. Invece, come si dice, frate esempio è il miglior predicatore[3].

Oltre che con la coerenza della sua vita, Gesù arricchiva la sua predicazione con un altro potere che lasciava meravigliati i suoi contemporanei: quello di cacciare gli spiriti impuri.

I demoni che pure si rivolgevano a lui con una certa sfrontatezza, facendo intendere di conoscere la sua identità e la sua missione, a rischio di rivelarla anzitempo ai presenti, nello stesso tempo, però, manifestavano un timore obbediente davanti agli ordini di Gesù.

In seguito, anche gli apostoli saranno inviati a predicare e a cacciare i demoni nel nome di Gesù.

Anche noi cristiani siamo chiamati dal Maestro a collaborare nel compito di evangelizzare il mondo, combattendo le opere dei nemici delle anime e per farlo è necessario che la nostra vita sia coerente al vangelo che siamo chiamati ad annunciare.

Papa Francesco spiegava così questa chiamata apostolica: ”Il Vangelo è parola di vita: non opprime le persone, al contrario, libera quanti sono schiavi di tanti spiriti malvagi di questo mondo: lo spirito della vanità, l’attaccamento al denaro, l’orgoglio, la sensualità… Il Vangelo cambia il cuore, cambia la vita, trasforma le inclinazioni al male in propositi di bene. Il Vangelo è capace di cambiare le persone! Pertanto è compito dei cristiani diffonderne ovunque la forza redentrice, diventando missionari e araldi della Parola di Dio”[4].


[1] San Josemaría, Forgia, n.694.

[2] San Gregorio Magno, Moralia, 23.

[3] Riguardo a questo detto popolare spagnolo, cfr. San Josemaría, Lettera 9-1-1932, n. 28 in E. Burkhart-J.Lopez, Vita quotidiana e santità nell’insegnamento di San Josemaría. Studio di teologia spirituale. LEV, Roma 2015, vol. I, p.408.

[4] Papa Francesco, Angelus, 1 febbraio 2015.