Vangelo (Mt 28, 16-20)
Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro:
– A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Commento
Per chiudere in bellezza il suo Vangelo san Matteo inserisce il “mandato missionario” con il quale Gesù invia tutti i discepoli a evangelizzare e battezzare tutte le genti, perché tutti possano beneficiare dei frutti della redenzione. Poi, nella sua ultima apparizione, il Signore “fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo” (At 1, 9), così narra la prima lettura nella liturgia della solennità di oggi.
Il mandato missionario del Risorto non è rivolto soltanto ai primi discepoli, ma è un compito e una missione per tutti. San Josemaría ricordava: «Tocca a noi cristiani del nostro tempo annunciare oggi, a questo mondo al quale apparteniamo e nel quale viviamo, il messaggio antico e nuovo del Vangelo»[1].
E diceva anche che la maggioranza di noi cristiani deve «portare Cristo in tutti gli ambienti in cui gli uomini agiscono: nelle fabbriche, nei laboratori, nei campi, nelle botteghe degli artigiani, nelle strade delle grandi città e nei sentieri di montagna»[2]. San Josemaría invitava perciò ad accogliere il mandato missionario in prima persona: «“Andate, predicate il Vangelo... Io sono con voi...”. Lo ha detto Gesù... e lo ha detto a te»[3].
La festa dell’Ascensione è una buona occasione per rinnovare il nostro zelo apostolico e il desiderio di portare anime in cielo, dove Gesù glorioso ci aspetta; cosa che apprendiamo dai primi discepoli. Essi dovevano affrontare il difficile compito di cristianizzare il mondo intero, popolato da uomini che ancora non conoscevano il Vangelo e frapponevano ideologie e ostacoli di ogni tipo. Ma lungi dallo scoraggiarsi, gli apostoli erano pieni di fiducia in Gesù risorto e vittorioso, che aveva detto loro chiaramente: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra» (v. 18), «ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (v. 20).
Diceva papa Francesco: «L’Ascensione ci ricorda questa assistenza di Gesù e del suo Spirito che dà fiducia, dà sicurezza alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. Ci svela perché esiste la Chiesa: la Chiesa esiste per annunciare il Vangelo, solo per quello! E anche, la gioia della Chiesa è annunciare il Vangelo. La Chiesa siamo tutti noi battezzati. Oggi siamo invitati a comprendere meglio che Dio ci ha dato la grande dignità e la responsabilità di annunciarlo al mondo, di renderlo accessibile all’umanità. Questa è la nostra dignità, questo è il più grande onore di ognuno di noi, di tutti i battezzati!»[4].
D’altra parte, il Vangelo ci dice che appena il Risorto si mostrò ai discepoli, «quando lo videro, si prostrarono» (v. 17). Questo atteggiamento reverenziale nei confronti del Signore sarà anche la nostra forza nel compito della evangelizzazione. San Tommaso d’Aquino dice: «Quello che gli uomini ammirano molto, poi lo divulgano, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore (cfr. Mt 12, 34)»[5]. Se sappiamo adorare il Signore con devozione e gratitudine, se rendiamo al Risorto l’onore che merita, la nostra testimonianza davanti agli uomini sarà più autentica ed efficace, perché sgorgherà da un cuore pieno di Dio, come quello dei primi discepoli e delle sante donne.
Pablo M. Edo
[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 132.
[2]Idem, n. 105.
[3] San Josemaría, Cammino, n. 904.
[4] Papa Francesco, Regina coeli, 28 maggio 2017.
[5] San Tommaso d’Aquino, Catena aurea, Commento a Mc 1, 23-28.