Commento al Vangelo: Chi dite che Io sia?

Vangelo del venerdì della 25.a settimana del Tempo ordinario e commento al vangelo

Vangelo (Lc 9,18-21)

Gesù si trovava in un luogo solitario e pregava. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda:

— Le folle, chi dicono che io sia?

Essi risposero:

— Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto.

Allora domandò loro:

— Ma voi, chi dite che io sia?

Pietro rispose:

— Il Cristo di Dio.

Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.


Commento

Il vangelo di oggi racconta che un giorno Gesù si trovava da solo con i suoi discepoli. Come era sua abitudine, Gesù stava pregando. Quei momenti di preghiera con il Maestro dovettero imprimersi con forza nella memoria degli apostoli. Molti di questi episodi accadevano all’aperto. Gesù parlava con suo Padre senza rumore di parole. Forse ogni tanto avrà alzato lo sguardo verso l’alto.

Il silenzio dev’essere stato splendido. Si sentiva perfettamente il sussurro del vento, tagliato dalle affilate foglie dei pini; o il belare lontano di una pecora che pascolava nel pendio; o anche il volteggiare degli uccelli avrà fatto vibrare l’aria, con bagliori fugaci.

Frattanto i discepoli avranno osservato il loro Maestro con grande attenzione cercando di imitare la sua disposizione raccolta e serena nell’accompagnare la sua preghiera interiore. Forse Giuda pensa ai suoi piccoli traffici, aspettando inquieto che quel momento di orazione abbia termine, mentre il giovane Giovanni non distoglie lo sguardo dal suo Signore. Anche Pietro è seduto vicino a Gesù e medita forse sulla responsabilità che va riversando in lui il Maestro.

All’improvviso, la bella voce di Gesù rompe amabilmente il silenzio e si distacca con una domanda incisiva e diretta ai suoi discepoli intorno al grande mistero della sua identità, quello che tutti noi dovremmo scoprire in questa vita: “Gli uomini, chi dicono che io sia?”.

La domanda interrompe il raccoglimento di tutti, lasciandoli sopra pensiero. Allora alcuni di loro riferiscono al Maestro quello che hanno sentito su di Lui e la sua identità.

Quando hanno terminato di dare le diverse versioni di Gesù che la gente si è create, con un contrasto piuttosto evidente, li interroga: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Voi che pregate accanto a me e perciò ricevete doni che gli altri non hanno, “chi dite che io sia?”.

Si ode allora la voce decisa di Pietro che blocca ogni altro tentativo: “Il Cristo di Dio”.

L’amicizia con Gesù richiede da parte nostra una risposta simile e decisa, piena di fede, come quella di Pietro: “Tu sei il Cristo di Dio”. Come appare utile il suggerimento di san Josemaría: “Ravviva la tua fede. – Cristo non è una figura del passato. Non è un ricordo che si perde nella storia. È vivo! ‘Iesus Christus heri et hodie, ipse et in saecula’ – dice san Paolo – Gesù Cristo ieri, oggi e sempre!”[1]. Questa convinzione fiduciosa e plasmata nell’orazione sarà tanto forte da cambiare le nostre parole, le nostre opere e le nostre abitudini.

Pablo M. Edo


[1] San Josemaría, Cammino, n. 584.