Workcamp in Transilvania

Dopo due giorni di viaggio, la sera di domenica 18 luglio 2004 un gruppo di trenta studenti provenienti da Milano, Verona e Londra è giunto a Ilva Mica, un paesino della Transilvania settentrionale, nella regione rumena di Bistrita. Il giorno seguente hanno avuto inizio dieci giorni di lavoro al servizio della locale comunità Greco-cattolica.

Mentre costruiscono un canale di drenaggio intorno alla casa

Quando, nel 1946, la Chiesa Greco-cattolica di Romania fu espropriata dal regime, tutti gli edifici di culto e le sue proprietà passarono alla Chiesa Ortodossa; la situazione è di fatto rimasta questa anche dopo che la Chiesa cattolica è riemersa dalla clandestinità.

Così, in queste valli che erano di fede cattolica, oggi non rimangono che pochissime chiese. A Ilva Mica visse e per quarant’anni seguì i suoi fedeli nella più rigorosa clandestinità don Eugen Sarbu, giunto da Bucarest, ufficialmente come operaio nella segheria del paese. Dopo il 1990, la coppia di sposi che in quegli anni l’aveva accolto ha donato un terreno per costruirvi una chiesa cattolica.

Fase iniziale della preparazione di una struttura di accoglienza per i fedeli

La chiesa fu conclusa nel 1993 da un altro sacerdote, don Liviu Alexiu Otoiu, parroco a Bucarest ed ora, accanto ad essa, sorge una casa di accoglienza per i fedeli e per gruppi cattolici e per bambini handicappati provenienti da altre parti del Paese. Nonostante la povertà di mezzi di don Liviu e di tutta la piccola comunità cattolica che sta rinascendo, la chiesa è stata costruita con armonia e dignità; nondimeno necessita di molti interventi migliorativi.

La struttura è quasi ultimata

Ciò ha spinto i ragazzi italiani e inglesi – tutti tra i 16 e i 18 anni – a contribuire con entusiasmo con il proprio lavoro per dieci giorni; è stato possibile ultimare un canale di drenaggio attorno alla casa, proteggere con un olio impermeabilizzante il rivestimento esterno in legno della chiesa e costruire una tettoia con panche e un tavolo per i fedeli e i pellegrini.

Davanti a una pizzeria di Budapest sulla via del rientro

Un contributo davvero modesto, ma che ha arricchito molto i partecipanti a questo campo di lavoro, che sono ripartiti per le loro case con il commovente ricordo dell’esempio di fede e di carità di persone che hanno saputo offrire la propria vita e la propria libertà per amore di Cristo: come avviene spesso in attività di questo genere, quando ci si propone un atto di generosità è più quello che si riceve che quello che si offre.