Un simposio a Siviglia sulla Storia della Chiesa in Spagna e America

Edith Stein, Giovanni XXIII, Josemaría Escrivá, suor Ángela de la Cruz... sono alcuni dei “Testimoni del secolo XX e maestri del secolo XXI”. Le loro vite e i loro insegnamenti sono stati al centro del XIII Simposio sulla Storia della Chiesa in Spagna e in America, organizzato dall’Accademia di Storia Ecclesiastica di Siviglia e che si è svolto l’8 aprile scorso.

Nella conferenza di apertura l’arcivescovo di Siviglia, monsignor Carlos Amigo Vallejo ha spiegato il significato del simposio: “Abbiamo scelto figure vicine a noi e rappresentative di settori e momenti diversi. Tutti loro ci parlano, nel tempo, della atemporalità del testimone autentico, che non può essere altri che lo stesso Cristo. Sono stati uomini e donne del loro tempo, perché erano uomini e donne di Dio. Stavano con la Chiesa in mezzo al mondo. Lo stesso mondo delle persone che con loro camminavano nel tempo”.

Il vescovo di Palencia, monsignor Rafael Palmero Ramos, ha parlato della figura del Beato sivigliano Manuel González, che ha additato come modello di vescovo del secolo XXI e ha qualificato come “apostolo dei tabernacoli, dei malati e dei poveri”. Ha sottolineato l’importanza che ebbero nella sua vita il Vangelo e l’Eucaristia: “L’ideale della sua vita fu di vivere il Vangelo tanto fedelmente, con tanta evidenza, affinché gli altri vedessero, sentissero e capissero Gesù Sacramentato”.

Poi mons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei, ha analizzato la vita del Beato Josemaría, prendendo come punto di riferimento l’omelia ‘Amare il mondo appassionatamente’, che il fondatore dell’Opus Dei pronunciò nel 1967. “Amare il mondo significa amarlo in Dio e per Dio. In questa determinazione radica il messaggio di questo sacerdote santo. Un messaggio vecchio come il Vangelo e come il Vangelo nuovo. Nel mondo esistono molti uomini e donne, e il Maestro chiama tutti, senza eccezione. Li chiama a una vita di santità, a una vita eterna”.

Perché altri santi?

Da parte sua, il cardinale José Saraiva, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha risposto nel suo intervento alla domanda implicita nel titolo della sua conferenza: Perché la Chiesa continua a canonizzare? “L’ottimismo radicato nella fede ci porta a considerare la chiamata di tutti alla santità come punto focale al quale deve mirare ogni attività pastorale”. Ha ricordato che Giovanni Paolo II ha beatificato recentemente e per la prima volta nella storia una coppia di coniugi, sottolineando così, con ottimismo, che il matrimonio e la famiglia costituiscono un cammino di santità per la maggioranza dei cristiani.

La tavola rotonda intitolata “La varietà di modelli nella Chiesa” ha permesso di analizzare altre figure chiave del secolo XX. Lo scrittore José Luis Olaizola ha parlato del Beato Giovanni XXIII, del quale ha messo in rilievo la coerenza di vita e il profondo amore del ‘Papa buono’ per la povertà e l’obbedienza. Si è riferito a diversi episodi della vita del Beato, nei quali si dimostra come obbediva a ciò che Dio gli andava chiedendo nel corso della sua vita.

Il giornalista e scrittore Nicolás Salas ha tratteggiato la figura della Beata suor Ángela de la Cruz. Con le sue riflessioni ha dimostrato che la fondatrice delle Sorelle della Croce è un caso eccezionale di devozione popolare.

Pilar Cambra, anch’essa giornalista, ha parlato di Santa Edith Stein. Citando le parole del Papa Giovanni Paolo II, ha detto che “Teresa Benedetta della Croce non solo visse in diversi Paesi d’Europa, ma con la sua vita di pensatrice, mistica e martire, ha gettato un ponte tra le sue radici ebraiche e la sua adesione a Cristo, muovendosi con sicura intuizione nel dialogo con il pensiero filosofico contemporaneo e, infine, proclamando con il martirio le ragioni di Dio e dell’uomo nell’immensa vergogna della Soah”.

A suo giudizio, “proclamare Edith Stein copatrona d’Europa significa mettere all’orizzonte del Vecchio Continente una bandiera di rispetto, di tolleranza e di accoglienza che invita uomini e donne a comprendersi e ad accettarsi, al di là delle diversità etiche, culturali e religiose per formare una società veramente fraterna”.