Un film per imparare a perdonare

In occasione della prima negli Stati Uniti, ZENIT ha intervistato Joaquín Navarro-Valls, chiedendogli della sua conoscenza personale di San Josemaría Escrivá e di come sia arrivato ad occuparsi del film. Navarro-Valls afferma che “There Be Dragons” “suscita in coloro che lo vedono, la capacità di perdonare”.

Joaquín Navarro-Valls parla di “There Be Dragons

zenit.org. – Senza che fosse questo l’intento, il film “There Be Dragons”, uscito negli Stati Uniti il 6 maggio scorso, ha suscitato un vero e proprio “movimento di molte persone che si sentono spinte a perdonare” dice Joaquín Navarro-Valls.

Navarro Valls, portavoce Vaticano dal 1984 al 2006, ha raccontato a ZENIT che i produttori del film, ambientato durante la Guerra Civile di Spagna, “continuano a ricevere messaggi di ringraziamento (alcuni appaiono su Internet) da persone che, dopo averlo visto, hanno deciso di tornare a casa dopo anni di separazione, da sposi che si sono riconciliati, da genitori e figli che tornano di nuovo ad accettarsi l’un l’altro e da tanti altri che tornano a Dio dopo essersene allontanati per tanto tempo”.

“There be Dragons” è un dramma storico, diretto da Roland Joffé (The Mission, The Killing Fields, City of Joy), che evoca gli anni della giovinezza di San Josemaría Escrivá (1902 – 1975), fondatore dell’Opus Dei (interpretato da Charlie Cox) e il suo atteggiamento nei confronti della Guerra Civile di Spagna.

Robert (interpretato da Dougray Scott) è un giornalista che, investigando sulla figura del fondatore dell’”Opera” per scriverne un ampio resoconto, scopre che suo padre, Manolo (interpretato da Wes Bentley), con il quale ha interrotto i rapporti da otto anni, era stato un amico di gioventù di Escrivá.

Da quel momento, la trama del film si snoda fino a portare il giornalista, e con lui il pubblico, a fare una scoperta inimmaginabile che cambierà per sempre la sua vita.

In occasione dell’uscita del film negli Stati Uniti, ZENIT ha intervistato Joaquín Navarro-Valls, che ha fatto un investimento nel film, chiedendogli dei suoi rapporti personali con San Josemaría Escrivá e come sia arrivato a partecipare alla produzione del film “There Be Dragons”.

- Lei ha vissuto per più di vent’anni vicino al nuovo Beato Giovanni Paolo II come portavoce e stretto collaboratore ed è stato vicino per cinque anni anche a San Josemaría Escrivá, che è uno dei personaggi di questo film. Quali le caratteristiche comuni, secondo lei, in questi due santi?

Da un punto di vista umano e psicologico, direi che condividevano un grande senso dell’umorismo, che hanno mantenuto fino al momento della morte. Un’altra caratteristica in comune era lo spirito di iniziativa. Erano capaci di “prevedere” le necessità degli altri e del loro tempo e non soltanto di reagire ai problemi o alle sfide che di volta in volta si presentavano.

Sul piano spirituale, entrambi vivevano una fortissima consapevolezza di essere nelle mani di Dio e di desiderare adempiere al suo volere. San Josemaría si definiva “pazzo” d’amore per Dio. Il beato Giovanni Paolo II perdeva la cognizione del tempo quando pregava davanti al tabernacolo.

Allo stesso tempo, però, Josemaría Escrivá e Karol Wojtyla erano uomini in carne e ossa e veri uomini dei loro tempi. Quando abbiamo conosciuto un santo, quando il cammino della nostra vita interseca il cammino di un santo, è gioco forza riconsiderare l’idea della santità come appare nell’arte barocca, tutta centrata su momenti straordinari della vita dei santi. Tale visione manca di realismo, di coerenza, di proporzione. Questi due santi ci dimostrano invece che la santità è intimamente legata al mondo materiale e a tutto ciò che è umano. Sono stato testimone di come essi si facessero carico delle gioie e delle sofferenze delle persone che li circondavano, di come sapevano immedesimarsi ridendo con loro o soffrendo con loro. Sono convinto che un santo è sempre un uomo realista, di quel realismo che permette di vedere le cose con gli occhi di Dio.

Josemaría Escrivá e Karol Wojtyla ci dimostrano come nel nostro mondo concreto e umano c’è “qualcosa di divino” che aspetta chiunque sappia trovarlo, che ogni attività e ogni momento ha la sua divina trascendenza. Direi che questi due uomini condividevano anche visioni teologiche come per esempio l’interesse per la cosiddetta “teologia della laicità”. Fin dal tempo della fondazione dell’Opus Dei nel 1928, il contributo di San Josemaría Escrivá a questa visione è stato immenso e penso che Giovanni Paolo II, procedendo alla sua canonizzazione, abbia inteso proclamare, e nel modo più solenne, questo ideale di santità nella vita ordinaria.

- Perché ha deciso di coinvolgersi personalmente nella realizzazione del film?

Come ha ricordato lei stessa, durante la mia vita io ho vissuto con due santi. In un certo senso sento nell’intimo della mia coscienza che ho la responsabilità di trasmettere questa esperienza unica nel suo genere, e ho pensato che il cinema potesse essere un mezzo adatto.

Joaquín Navarro-Valls e Roland Joffé a Roma

Nel 2005 ho collaborato ad una co-produzione italo-americana su Karol Wojtyla, guidata dalla italiana Lux Vide. Poco dopo, quando Roland Joffé e i produttori di “There Be Dragons” mi presentarono il progetto, mi sembrò affascinante e decisi di investire in questo film.

Ho trovato l’approccio di Joffé molto interessante. Costruisce la storia sulla base di vite parallele (come in The Mission e in The Killing Fields) e in questa storia Josemaría Escrivá è uno dei personaggi centrali. Il film non narra la vita di un santo, ma è la storia delle vite complicate di molti personaggi profondamente toccati da questo prete santo. La trama è incentrata sul senso del perdono, che ha un significato eterno nella storia umana.

- Che cosa pensa dei risultati?

Penso che sia un film pieno di umanità e di forza drammatica capace di attrarre lo spettatore. Lo vediamo dai risultati del botteghino in Spagna dove è nelle sale da sette settimane. Roland Joffé è tornato ai suoi momenti migliori e ha realizzato un film che è insieme commovente e divertente.

La ritengo una grande storia di passione che trova la sua risoluzione nel tema del perdono. Il nucleo del film è la narrazione di un personaggio ambiguo, Manolo Torres (Wes Bentley), che, alla fine della sua vita, risolve i problemi con suo figlio. E un momento molto emozionante del film, ma soprattutto è “il momento di verità” nel film.

Senza prevederlo, Roland Joffé ha dato vita a tutto un movimento di persone che si sentono spinte a perdonare. I produttori ricevono giornalmente messaggi di ringraziamento (alcuni appaiono su Internet) da persone che, dopo aver visto il film, hanno deciso di tornare a casa dopo anni di separazione, da sposi che si sono riconciliati, da genitori e figli che tornano di nuovo ad accettarsi reciprocamente e da tanti altri che tornano a Dio dopo essersene allontanati per tanto tempo. Come investitore queste reazioni sono state sommamente gratificanti e rappresentano un valore incalcolabile, molto più grande di qualunque ritorno di carattere finanziario.

- Alcuni hanno visto “There be Dragons” come la risposta a “Il Codice da Vinci”.

Sia il regista che i produttori hanno ribadito in numerose occasioni che il film non rappresenta nessuna risposta a nessuno, perché, tra l’altro, considerano questo, un film di livello ben più alto, sia artisticamente sia dal punto di vista del puro intrattenimento. Il film è di grande bellezza visiva e musicale e narrra passioni ed emozioni che difficilmente lasceranno indifferenti gli spettatori.

Anteprima di There Be Dragons a Roma, 21 marzo 2011

Ciò nondimeno, se da un lato non si ritiene di dover dare risposte a chicchessia, penso che “There Be Dragons” sia, nei fatti, una potente risposta a “Il Codice da Vinci” perché vi si testimonia la verità su questioni legate al messaggio Cristiano e alla Chiesa, questioni che erano state completamente falsate nella storia di Dan Brown. Mi piacerebbe che molti dei fans de “Il Codice da Vinci” potessero vedere e gustare “There be Dragons”. Scoprirebbero una visione più vera, un modo più completo di approcciarsi ai temi soprannaturali della Grazia di Dio e della santità, cose a cui ogni essere umano aspira. Sono convinto che lo stesso Dan Brown apprezzerebbe la storia se la vedesse.

Di Jesús Colina

Per maggiori informazioni: There Be Dragons

Robert (Dougray Scott) è un giornalista che, investigando sulla figura di Josemaría Escrivá, scopre che suo padre Manolo, con il quale ha interrotto i rapporti da otto anni, era stato in gioventù un amico di Escrivá.