Dopo aver formato Egli stesso i nostri progenitori, il Signore ha fatto partecipi di questo potere Adamo ed Eva. Il libro della Genesi lo spiega in termini molto efficaci: «Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela”». Giovanni Paolo II commenta: «Al mistero della loro creazione (a immagine di Dio lo creò) corrisponde la prospettiva della procreazione (siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra), di quel divenire nel mondo e nel tempo, di quel fieri che è necessariamente legato alla situazione metafisica della creazione: dell’essere contingente». Concedere la facoltà di procreare è stato un atto di grande fiducia da parte della sapienza divina; fiducia esposta alla fragilità morale e alla malizia che l’uomo ha subito dimostrato nel corso della storia.
Adamo era un essere intelligente e responsabile, generoso, capace di donarsi senza riserve e, allo stesso tempo, esposto a innumerevoli tentazioni. La peggiore di tutte: quella segreta aspirazione di rivaleggiare e persino di soppiantare il suo Creatore. Come non pensare, ricordando ora la tentazione del serpente, ad alcune recenti conquiste della presunzione degli uomini? Mi riferisco in particolare alla fabbricazione in vitro di embrioni umani, al loro congelamento e immagazzinamento e al loro prevedibile uso come materiale di sperimentazione. Ma specialmente penso ora alla follia di cercare di clonare un essere umano.
Dio ha concesso all’uomo un grande potere, ma ha voluto pure che la generazione fosse partecipe della stessa logica che ha messo in moto la creazione del cosmo e dell’uomo, cioè l’amore, la volontà di perseguire il bene dell’altro, il desiderio di donare e di rendere partecipi altri del bene che si possiede; in una parola, il dono di sé.
Come spiega San Josemaría Escrivá, «il matrimonio è un sacramento che fa di due corpi una sola carne [...]. Il Signore santifica e benedice l’amore del marito verso la moglie e quello della moglie verso il marito: ha disposto non solo la fusione delle loro anime, ma anche dei loro corpi. Nessun cristiano, sia o no chiamato alla vita coniugale, può quindi disprezzarla».
Dal libro “Itinerari di vita cristiana”, Edizioni Ares, 2001