Terza giornata del Congresso su don Álvaro

Nel terzo e ultimo giorno di Congresso si è parlato dell'impulso che don Álvaro de Portillo ha dato a molte iniziative sociali in tutto il mondo.

Papa Francesco spiega che i santi sono innamorati di Dio che contribuiscono anche a cambiare la vita degli altri: questa realtà viene alla luce nel caso di Álvaro del Portillo, successore di san Josemaría alla guida dell'Opus Dei, che ha ispirato e incoraggiato un centinaio di iniziative in tutto il mondo rivolte ai settori più bisognosi.

Alcuni dei responsabili di questi centri hanno partecipato oggi al Congresso che si sta celebrando nella Pontificia Università della Santa Croce in occasione del centenario di questo sacerdote e Vescovo, che sarà beatificato il prossimo 27 settembre. Come filo conduttore, si è messo in risalto il fatto che in Álvaro del Portillo, "la relazione tra carità e giustizia non fu soltanto un tema di predicazione, ma di azione", come ha sintetizzato il teologo Fernando Ocáriz, Vicario generale dell'Opus Dei.
La testimonianza del filippino Ruben Laraya è stata eloquente: nel 1987, in una situazione sociale molto instabile, di povertà e oppressione politica, "mentre molti parlavano di terrore, un uomo parlava di cambiamento, ed era Álvaro del Portillo". Quattro anni dopo, in Cebú, avrebbe iniziato le sue attività il “Center for Industrial Technology and Enterprise”, che in questi venticinque anni si è convertito non solo in una realtà consolidata per la formazione umana, tecnica e professionale dei giovani, ma con le sue iniziative ha collaborato nella riduzione della povertà in una zona fortemente colpita dall'ultimo tifone.
Sempre ad Álvaro del Portillo si deve la nascita del “Centro Médico Monkole”, nel Congo, che ha iniziato le sue attività con tre letti nel 1991. Oggi, con diversi padiglioni e 50 mila visite mediche annuali, è un punto di riferimento per la sanità in uno dei paesi potenzialmente più ricchi, e più conflittuali, di tutta l'Africa. Il dottor Leon Tshilolo, che ne è direttore, ha ricordato che anche nei “momenti più difficili del paese, con saccheggi e disordini, il centro non ha mai chiuso le sue porte. Perfino la popolazione delle zone limitrofe, lo ha protetto contro le bande armate che hanno ripetutamente invaso la capitale, Kinshasa”.
Mons. Ocáriz si è riferito a del Portillo come a un uomo che ispirava serenità e pace, caratteristiche necessarie anche nell'ambito sociale, come dimostrano le esperienze del lavoro formativo e assistenziale nelle “periferie” del mondo: “sperimentiamo quotidianamente che le persone possono contribuire alla pace nel loro intorno soltanto se incontrano prima di tutto la pace in loro stessi”, ha affermato il brasiliano Roberto Ueda, direttore di Pedreira, un centro professionale situato nelle favelas di San Paolo.

Da qui la necessità “di non limitare il lavoro esclusivamente all'ambito 'sociale', ma dirigersi a tutta la persona, come chiede il Papa nella 'Evangelii gaudium'", ha sottolineato Sharon Hefferan, responsabile di "Metro", un centro situato nella periferia di Chicago.
Alle testimonianze sull'impatto sociale di queste ed altre iniziative sorte grazie all'impulso di Álvaro del Portillo, si è unito anche il racconto della vicinanza spirituale manifestata dal futuro beato. Cosi si sono espressi, tra gli altri, il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, che lo ha conosciuto sin da quando era giovane professore universitario, o Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale. "Il suo rapporto con me, ha detto Argüello, è sempre stato molto affettuoso, pieno di dolcezza e affabilità, e più di una volta mi ha manifestato la sua profonda ammirazione per tutto ciò che il Cammino Neocatecumenale sta facendo nella Chiesa".
Particolarmente dettagliata, la testimonianza di Madre María de Jesús Velarde, fondatrice dell'Istituto Religioso “Figlie di Santa Maria del Cuore di Gesù", che ha raccontato la vicinanza che le manifestò del Portillo nei momenti difficili. "Ho avuto ventiquattro incontri con lui nell'arco di nove anni, quasi tutti della durata di un'ora; conservo più di dieci lettere e tre documenti che mi ha indirizzato. Per telefono abbiamo mantenuto più di cento conversazioni. Mi impressionava vedere con quale amabilità e spirito soprannaturale rispondeva alle mie chiamate".