Teruko, buddista e cooperatrice non cattolica

Intervista, nel tempio buddista di Ashiya, a Teruko Uehara, buddista, cooperatrice non cattolica dell’Opus Dei.

Teruko Uehara, del tempio buddista di Ashiya, è una figura nota in Giappone per il gran lavoro di assistenza e solidarietà da lei svolto durante il precedente terremoto del 1995, con epicentro in Kobe, una città che non è lontana da Osaka e Ashiya, dove ha sede Seido Language Institute, la prima attività apostolica dell'Opus Dei in Giappone.

Uehara, come ora sua figlia, è stata una studentessa dell'Istituto Linguistico, che ricorda con grande affetto. A Seido ha conosciuto con maggiore profondità la religione cattolica e lo spirito dell'Opus Dei ed è cresciuto il suo rispetto verso il cattolicesimo e i cattolici; in particolare, verso la figura di Giovanni Paolo II, del quale conosce e apprezza gli scritti.

L'intervista è stata registrata, nel tempio buddista di Ashiya, alcuni mesi prima del maremoto che ha colpito il paese nel marzo del 2011.

"Questo tempio – racconta Uehara – è ubicato nel centro sismico del grande terremoto che ha colpito la città di Kobe nel gennaio del 1995. Di conseguenza, l'antico tempio è andato distrutto e abbiamo dovuto ricostruirlo. È stata un'esperienza terribile, che ci ha fatto constatare la nostra fragilità davanti alle forze della natura. In quelle settimane, senza acqua, senza luce, senza niente, tutti noi abbiamo preso coscienza della nostra piccolezza e della pochezza della condizione umana.

Una fiumana di gente ha cercato rifugio nelle parti di questo edificio rimaste in piedi. Erano adulti, bambini, anziani, uomini e donne, molti stranieri, disabili... Abbiamo accolto tutti senza eccezione di nessun genere, e formiamo una grande comunità, una grande famiglia unita dal dolore di una catastrofe, davanti alla quale ci sentiamo come gli esseri più fragili della creazione.

Quella tragedia ci ha uniti molto anche spiritualmente, perché l'uomo non è un semplice animale: ha un'anima spirituale e le anime di tutti noi si sostengono a vicenda.

Mi sono ricordata di un proverbio buddista: Gli ostacoli sono i nostri migliori maestri. L'ho scritto su un foglio di carta. La nostra cultura giapponese ci permette di esprimere in pochi ideogrammi alcuni concetti molto profondi, come succede nella poesia haiku. La gente ha meditato molto quella frase, che è stata uno sprone, uno stimolo che ci confortava nelle dure ore dell'inverno che trascorrevamo parlando e cantando attorno a un fico.

Col terremoto sono crollate le case e le mura di gran parte della città, ma allo stesso tempo sono crollate le grandi barriere che avevamo innalzato fra noi, nei nostri cuori. Tutte queste barriere sono crollate, tutte!

Ora cominciamo ad aiutarci l'un l'altro, come fratelli, senza distinzione di razza, di religione. E in mezzo a così tremende privazioni cominciamo a porci le grandi domande: Qual è il senso della vita? Dove si trova la vera felicità?"