«Sì, anche tu puoi vivere con poesia la tua vita di ogni giorno»

“San Josemaría Escrivá. Messaggio sempre attuale”. Articolo di Gennaro Lomiento, pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno il 3 luglio 2005.

In un'epoca come la nostra, nella quale è difficile dialogare, San Josemaría Escrivá ha insegnato agli uomini la lingua con la quale parlare tra di loro e con Dio: la lingua della condivisione, dell'appartenenza, della comunione nei gesti quotidiani, fatti con amore, che edificano la casa dei figli di Dio. Ha insegnato a vivere e ad esprimere la poesia della vita ordinaria: «con le stesse parole, ma ogni giorno con una musica diversa. È missione nostra - egli scrive - trasformare la prosa della nostra vita in endecasillabi, in poesia eroica» (Solco, 500).

Ogni epoca ha la sua via alla poesia, ogni epoca ha la sua via alla santità. Nella poesia e nella santità continuano a splendere la bellezza e la grandezza della natura umana. Nobiltà e bellezza che vengono all'uomo dal suo legame con Dio e che si manifestano nel suo legame con i vicini. Propria della nostra epoca è una razionalità capace di dominare la materia, ma incapace di frenare gli impulsi della parte animale che è in noi.

Nel nostro secolo gli uomini si sono lanciati in grandiosi progetti collettivi o dietro miraggi individuali, travolgendo tutto quello che incontravano sul loro cammino. I sogni si sono cambiati in incubi, e i miraggi in fallimenti e, sempre, hanno lasciato dietro di sé tanta sofferenza. Al poeta oggi tocca «. . .testimoniare il grande scempio che viene perpetrato contro l'uomo» (Luzi, Discorso naturale, p.97). Con quali parole ricordare agli uomini la loro dignità, perché non facciano scempio della loro vita «in questo secolo che - osserva Ungaretti - per la seconda volta ha spinto i suoi figli a cadere nell'inferno della guerra, affinché conquistino mediante un enorme dolore la misura del loro tempo»? (Ragioni di una poesia).

Occorrono uomini che condividano le pene dei loro contemporanei e si facciano carico di ritrovare la via all'uomo e di additarla. «L’esser poeti non è un vanto / È solo.., un peso che si ingroppa / con paura» (Montale. Diario postumo, p. 7). Gli fa eco Luzi: «Se questo è tempo di seminare, mai semina fu più turbata e dispersa» (Naturalezza del poeta, p. 76). «.. .Ma io mi vado convincendo che questo è un periodo eccitante, un tempo propizio... di una difficoltà esaltante» (Discorso naturale, p. 100).

Gli antichi parlavano della difficoltà di coltivare i «semi del Legame» sparsi da Dio nel cuore degli uomini. «Dunque - si chiede Ungaretti - sarebbe il nostro un secolo di missione religiosa? Lo è. Potrebbe non esserlo con tanta enormità di sofferenza attorno a noi e in noi?» (Ragioni di una poesia). È la sofferenza dei legami che non reggono, dei legami che si lacerano. «In verita - continua Ungaretti - tale è sempre stata la missione della poesia... Oggi il poeta sa e risolutamente afferma che la poesia è testimonianza d’Iddio... poesia, per quest'uomo che vuole salire dall'inferno a Dio» (Ragioni di una poesia). Qual è, si chiede Luzi appresso a Dante, la via «possibile a salir persona viva»? (Naturalezza del poeta, p. 13).

La via è quella dei legami naturali, vissuti nella loro profondità: l'amico, il commilitone, il figlioletto perduto... (Ungaretti); la sposa, la collaboratrice familiare, la discepola devota... (Montale); la madre, la propria gente... (Luzi). Sono i legami nei quali l'uomo risplende in piena luce. Per cogliere la luce imprigionata nei fatti della vita, occorre guardare gli uomini e le cose con gli occhi innocenti di Adamo all'alba della creazione; occorre attraversare la vita come un «nomade d'amore», che «brama Dio» (da L’Allegria di Ungaretti). Chi riesce a cogliere quel barlume sa «che il cuore dell'uomo non è quella buca che credono i libertini piena di lordura. Egli sa che nel cuore non si troverebbe che debolezza e ansia - e la paura, povero Cuore, di venire scoperto» (Ragioni di una poesia).

Dai poeti viene una parola di fede nell'uomo, e di speranza certa. Con humour inglese, Chesterton osservava: «dico soltanto che in certe epoche strane, è necessaria un'altra specie di preti chiamati poeti, per ricordare agli uomini che sono ancora vivi» (L’Avventura di un uomo vivo). In verità, nella storia, i poeti non sostituiscono, ma si aggiungono ai santi. Edith Stein notava che gli uomini hanno bisogno, insieme, del «realismo» dei santi e dei poeti, che hanno gli occhi innocenti del bambino (Scientia Crucis, Introduzione).

San Josemaría Escrivá insegna come acquisire quello sguardo: «La mia esperienza di uomo, di cristiano e di sacerdote mi insegna che non esiste cuore, per quanto avviluppato dal peccato, che non nasconda, come brace tra la cenere, un barlume di nobiltà. Tutte le volte che ho bussato a un cuore, a tu per tu, con la parola di Cristo. ho avuto sempre risposta» (Amici di Dio. 74).

Il santo, come il poeta, come il bambino, risveglia l’amore. «Cerchiamo di alimentare, in fondo al nostro cuore, un desiderio ardente, una gran voglia di raggiungere la santità, anche se ci vediamo pieni di miserie. Non spaventatevi» (Amici di Dio, 20). «D'altronde, chi ha detto che... sia necessario fare cose speciali e strane? Vivi la tua vita ordinaria, lavora dove già sei, adempi i doveri del tuo Stato, e compi fino in fondo gli obblighi corrispondenti alla tua professione o al tuo mestiere, maturando, migliorando ogni giorno. Sii leale, comprensivo con gli altri, esigente verso te stesso, sii mortificato e allegro. Sarà questo il tuo apostolato. E senza che tu ne comprenda il perché, data la tua pochezza, le persone del tuo ambiente ti cercheranno e converseranno con te in modo naturale, semplice, all'uscita dal lavoro, in una riunione di famiglia. nell'autobus, passeggiando, o non importa dove: parlerete delle inquietudini che si trovano nel cuore di tutti, anche se a volte alcuni non vogliono rendersene conto» (Amici di Dio, 273). «In ogni tua attività, dal momento che puoi contare sulla fortezza di Dio, devi comportarti come chi è mosso esclusivamente dall’Amore. Ma non chiudiamo gli occhi davanti alla realtà, accontentandoci di una visione ingenua, superficiale... È ormai il momento, in mezzo alle tue occupazioni abituali, di esercitare la fede, di risvegliare la speranza. di ravvivare l'amore» (Amici di Dio, 71).

Ed ecco trasformata la prosa della nostra vita in endecasillabi, in poesia eroica.

    Gennaro Lomiento // La Gazzetta del Mezzogiorno