Più che mai attuale il messaggio del beato Escrivá

Il fondatore dell'Opus dei proclamò che ogni cristiano può aspirare alla santità, il lavoro mezzo privilegiato.

Ricorre oggi il centenario della nascita di Josemaría Escrivá, nato a Barbastro (Spagna) il 9 gennaio 1902 e dichiarato beato il 17 maggio 1992. Alla presenza di trecentomila persone (tra le quali ho avuto la grazia di essere anch' io), Giovanni Paolo II disse tra 1'altro: "Con un' intuizione soprannaturale il beato Josemaría predicò instancabilmente la chiamata universale alla santità e all'apostolato".

L'efficacia di questo insegnamento è sotto gli occhi di tutti. Ma non mi riferisco alla vastità delle realizzazioni apostoliche promosse dal beato Josemaría nei cinque continenti, per uomini e donne di ogni condizione sociale, che potrebbe far pensare che egli sia stato soprattutto un uomo di azione. Mi preme invece sottolineare la centralità della preghiera che egli ha voluto nella vita dei suoi figli spirituali. "L'arma dell'Opus Dei - si legge in un suo scritto - non è il lavoro: è l'orazione. Per questo trasformiamo il lavoro in orazione ed abbiamo anima contemplativa".

Questo messaggio risuona particolarmente attuale nel giorno in cui si celebra il centenario della sua nascita, tanto più che, con il recente riconoscimento da parte della Santa Sede di un nuovo miracolo operato da Dio per sua intercessione, si affretta il giorno della sua canonizzazione. Fin dal 1928, quando per ispirazione divina fondò l'Opus Dei, il Beato proclamò ai quattro venti che la santità non è un privilegio di pochi, ma la vocazione di tutti, che ogni cristiano può e deve aspirare a questa misura alta della vita cristiana nelle condizioni ordinarie e comuni della propria esistenza, attraverso le attività, la professione, il lavoro, le gioie e le sofferenze di ogni giorno.

Anticipando quanto Giovanni Paolo II ha precisato nell' Enciclica Laborem exercens, il Beato ha avuto chiara, sin dall'inizio, la convinzione che il lavoro è un mezzo privilegiato di santificazione, se da Gesù, che ha lavorato con mani d'uomo, è stato riscattato dall'antica maledizione ed è stato elevato a strumento di redenzione, per cui l'uomo, offrendo a Dio il proprio lavoro si associa all'opera redentiva del Signore.

Per sostenere 1'impegno di fare della professione e del lavoro un cammino di santificazione non possono mancare gli aiuti che da sempre la spiritualità cristiana ha offerto a tutti i figli della Chiesa: la preghiera, la meditazione, la partecipazione quotidiana alla Santa Messa, lo spirito di penitenza e di mortificazione, il ricorso al sacramento della Riconciliazione, la devozione alla Madonna, espressa in particolare con la recita del Rosario, gli esercizi e i ritiri spirituali. Questi aiuti sono abbondantemente suggeriti e offerti dalla spiritualità dell'Opus Dei, nel quadro più vasto della formazione permanente dei fedeli laici.

Partire da una forte spiritualità, secondo il Beato, è il segreto per ridare al lavoro umano quella dignità umana e cristiana tanto spesso negata da una concezione puramente materialistica, che finisce per fare del lavoratore più uno strumento di produzione che un partner di Dio Creatore, un partner animato dall'amore, fonte di più vigoroso impegno nella formazione professionale e nella dedizione al proprio lavoro. "Non bisogna dimenticare che tutta la dignità del lavoro - ha scritto il Beato - è fondata sull'amore. L'uomo, pertanto, non deve limitarsi a fare delle cose, a costruire oggetti. Il lavoro nasce dall'amore, manifesta l’amore, è destinato all'amore".

Card. Salvatore De Giorgi (arcivescovo di Palermo) // Giornale di Sicilia