Per l’Opus Dei “nessun banco”

In questo editoriale scritto per i 50 anni dalla nascita al Cielo di san Josemaría, don Mario Filippa approfondisce alcuni aspetti della visione del fondatore sull’impatto dell’Opus Dei nella realtà contemporanea.

Qualche settimana fa una soprannumeraria mi raccontava divertita di un'iniziativa del suo parroco, che lei aiuta su vari fronti. In occasione di una particolare celebrazione, quel sacerdote voleva dare speciale rilievo alle diverse realtà ecclesiali presenti nella comunità. In particolare, voleva che i diversi gruppi si disponessero in chiesa in banchi a loro riservati. E mostrava soddisfatto alla soprannumeraria: "Qui mettiamo questo movimento, qui quest’altro, questa parte più grande per la scuola delle suore..." e concludeva con la "ovvia" domanda: "Per l'Opus Dei quanti banchi vuoi che riserviamo?".

Lei non esitò a rispondere: "Nessuno!"

Non mancheremo alla festa

Ciò che divertiva la narratrice è che aveva già dato la stessa spiegazione al parroco diverse altre volte, ma lui proprio non riusciva a capire. "Lei ci conosce già tutti", diceva, "e sa che non mancheremo alla festa, ma noi siamo solo fedeli della sua parrocchia, non un gruppo a parte - o all'interno di essa".

La sicurezza della risposta della soprannumeraria viene da una sensibilità caratteristica del fondatore dell’Opus Dei. Rifuggiva le etichette: non le amava per sé e non le applicava agli altri. In un contesto sociale in cui la Chiesa aveva una grande rilevanza pubblica era facile che il marchio di "cattolico ufficiale", per una persona o un'iniziativa, comportasse vantaggi certi. Forse per questo aveva deciso fin dall'inizio che le persone e le iniziative dell'Opus Dei non avrebbero avuto etichette confessionali.

Nella società confessionale della Spagna degli anni 1930 questo criterio appariva stravagante, e suscitava incomprensioni prima ancora che potesse essere messo in pratica.

Cattolici dal di dentro

«Ci sono persone che non ci capiscono, alcune persino in buona fede: credono che ne andrebbe del prestigio della Chiesa se le nostre future opere, le nostre attività, le nostre iniziative non dovessero avere l’etichetta di cattoliche» (Lettera 3, 24).

Questo scriveva san Josemaría in un documento datato 1932, quando le "opere" e le iniziative sociali dell’Opus Dei erano poco più che sogni per il futuro. Eppure l'idea era già granitica: l’identità cristiana delle persone e delle iniziative sarebbe emersa "dal di dentro". A definire persone e iniziative sarebbero stati l'autenticità della fede di ciascuno e l'impegno personale per far conoscere Gesù agli altri, non un nome, un’etichetta o un’appartenenza.

Preferiva che un giornalista o una testata fossero "cattolici" per l'onestà e professionalità di ciò che scrivevano, non per una sorta di titolo onorifico.

«Anche se forse conviene farlo in taluni momenti o situazioni, generalmente non mi piace parlare di operai cattolici, di medici cattolici, di ingegneri cattolici e così via, come per indicare una specie all’interno di un determinato genere, come se i cattolici formassero un gruppetto separato dagli altri uomini, perché così si dà la sensazione che esista un fossato tra i cristiani e il resto dell’umanità. Rispetto l’opinione contraria, ma penso che sia molto più appropriato parlare di operai che sono cattolici o di cattolici che sono operai, di ingegneri che sono cattolici o di cattolici che sono ingegneri. Perché l’uomo che ha fede ed esercita una professione – intellettuale, tecnica o manuale – è e si sente unito agli altri, uguale agli altri, con gli stessi diritti e gli stessi obblighi, con lo stesso desiderio di migliorare e lo stesso slancio per affrontare e risolvere i problemi comuni» (È Gesù che passa, 53).

Amicizia a tu per tu

La società di oggi è molto diversa da quella di quasi un secolo fa. Eppure questo principio di san Josemaría rimane attuale. Come annunciare il Vangelo a persone che rifuggono da ciò che è ufficialmente cristiano o della Chiesa?

La via è l'autenticità di persone uguali agli altri, che insieme condividono il lavoro, le ambizioni, le sfide. Con una inclinazione all'amicizia e al rapporto personale, dettata da sincero interesse e vicinanza agli altri. Queste persone testimoniano il Vangelo con l'autenticità della loro vita, senza bisogno di etichette. Autenticità e amicizia sono valori sempre molto apprezzati ed è quello che offriva Gesù a chi lo avvicinava: non chiacchiere, ma sé stesso.

Papa Francesco spiegava il nome di "bugie" che in Piemonte si dà a un tradizionale dolce di carnevale: sono così gonfie che sembrano qualcosa, ma quando le metti in bocca scopri che è tutta aria. Il mondo chiede sostanza - l'ha sempre chiesta - e non apparenze o etichette. San Josemaría puntava proprio a questo.

Mario Filippa