Molto umani, molto divini (XXI): Il regno di Dio e la sua giustizia

Le relazioni più importanti della nostra vita definiscono i doveri più importanti. La giustizia traccia una sorta di mappa per non perderli di vista. Editoriale della serie sulle virtù "Molto umani, molto divini".

Nella piazza del villaggio il giorno avanza e il padrone della vigna trova ancora altri braccianti senza lavoro. «Perché nessuno ci ha presi a giornata», gli dicono. Il padrone li manda a lavorare nella sua vigna, anche se manca poco al tramonto (cfr. Mt 20, 7). La convinzione che la giustizia sociale dipenda concretamente dalle proprie decisioni porta il padrone della vigna ad assumere quei poveri uomini. Per loro colpa o meno, avevano perso tutta la giornata e magari mancavano anche del necessario per sostenersi. Soprattutto soffrivano per il fatto di non sentirsi utili, che è una profonda sofferenza esistenziale. Il padrone della vigna, non si limita a corrispondergli del denaro, ma li aiuta a dare un senso alla loro vita. Gesù non propone soluzioni politiche, ma vuole sottolineare che la «fame e sete di giustizia» (Mt 5, 6) deve spingerci a cercare soluzioni creative ai problemi sociali, e che fermarsi esclusivamente ai problemi personali non sarà mai da cristiani.

Calore della carità, solidità della giustizia

La stessa giustizia che ci porta a riconoscere gli altri nelle loro diversità e, quindi, a rispettare tutto ciò che appartiene loro (la vita, la reputazione, le proprietà) richiede di riflettere sugli elementi minimi che sono necessari per una vita umana degna, e agire di conseguenza. Se Dio ci ha dato tutti i beni della terra affinché, uomini e donne, godiamo della vita con gli altri, non può lasciarci indifferenti il fatto che, mentre alcuni godono di una vita comoda, altri muoiano di fame o non possano beneficiare, ad esempio, di una educazione che aprirebbe le porte a nuove opportunità.

«Il mondo esiste per tutti, perché tutti noi esseri umani nasciamo su questa terra con la stessa dignità. (...) Di conseguenza, come comunità siamo tenuti a garantire che ogni persona viva con dignità e abbia opportunità adeguate al suo sviluppo integrale»[1]. Le questioni ecologiche, per esempio, non possono astrarsi da una riflessione sulla giustizia. Al di là della legittima opinione che si può avere riguardo i diversi problemi e le possibili soluzioni, un cristiano dovrà sempre sentirsi responsabile circa il mondo che vogliamo lasciare alle prossime generazioni.

Il calore della nostra carità e la solidità della nostra giustizia ci daranno i criteri e la forza necessari per vivere nel miglior modo possibile le nostre relazioni con gli altri. Certamente, i vincoli della carità condizionano i nostri doveri di giustizia e le due virtù determinano molte delle decisioni che prendiamo ogni giorno: la preoccupazione per la mia famiglia ha la priorità sulle altre possibili iniziative sociali. L’«ordine della carità» [2]sul quale insisteva san Josemaría è anche un ordine della giustizia: non sarebbe giusto nel caso mia madre fosse malata non trovare il tempo per farle visita per il fatto di essere impegnato in iniziative sociali molto importanti, ma che mi impediscono di compiere i miei doveri di figlia o di figlio del padrone della vigna, preoccupato di dare a molti un lavoro dignitoso, lo portasse a mettere a rischio il benessere familiare, non sarebbe del tutto giusto verso i suoi.

Però, i vincoli della giustizia ci aiutano anche a migliorare nella carità. L’amore verso la propria famiglia e conoscenti a volte potrebbe essere disordinato e portarci a rifugiarci nelle nostra vita privata, senza voler renderci conto dei bisogni di tanti uomini e donne che ci stanno intorno; potrebbe anche portarci a cercare sempre il meglio per i nostri, anche facendo torto ad altri. Per questo è meglio fare come il padrone della vigna: nonostante si trovasse in una condizione comoda e confortevole, nella quale probabilmente poteva godere di ricchezze abbondanti, decide di complicarsi la vita; percorre più volte le strade e offre a tanti operai l’opportunità di ricevere la paga per il loro lavoro. Questa è la fame di giustizia di coloro che seguono Gesù, che li porta a lasciare la propria comodità.

Infine, carità e giustizia hanno bisogno di intrecciarsi in una visione della realtà retta da una viva coscienza di tutto ciò che, in noi e nella nostra vita, è relazione. «La giustizia che può essere stabile fondamento della pace è la giustizia dei figli di Dio, la giustizia vivificata dalla carità che vede fratelli negli altri, figli dello stesso Padre celeste»[3]. La nostra santità, alla fine, consiste nello scoprire che l’altro fa parte della nostra vita.

Relazioni e doveri

Nella Sacra Scrittura la parola «giustizia» ha un significato molto più ricco di quello dell’accezione attuale. «La giustizia non è un'astrazione né una utopia. Nella Bibbia, è il compimento onesto e fedele di tutti i doveri verso Dio, e fare la sua volontà»[4]. Quando si dice, per esempio, che san Giuseppe era giusto, ci viene fatto intendere che era santo, cioè, che in ogni occasione era corretto. Una dimensione molto importante di tutte le decisioni assunte dal santo Patriarca era quella di non soppesare i doveri verso il Signore e verso le altre persone, specialmente riguardo a Maria, per ordinare le priorità della sua vita e del suo cuore. La persona giusta non è tanto che si crede il centro di ogni cosa, quanto piuttosto chi si lascia valutare e organizza la propria vita sulle relazioni con gli altri. «Il giusto vivrà di fede» (Eb 10, 38).

Nel leggere le opere di san Josemaría possiamo restare sorpresi del fatto che, assieme a passaggi nei quali descrive l’amore e la dedizione come tratti distintivi della vita cristiana, in molte altre occasioni affermi che la santità consiste semplicemente nel compiere il dovere di ogni momento. «La nostra vita — di noi cristiani — deve essere molto usuale: cercare di far bene, tutti i giorni, le stesse cose che siamo obbligati a vivere; realizzare nel mondo la nostra missione divina, compiendo il piccolo dovere di ogni istante. — O, meglio: sforzandoci di compierlo, perché, a volte, non ci riusciremo e, alla sera, nell'esame, dovremo dire al Signore: non ti offro virtù; oggi ti posso offrire solo difetti, ma — con la tua grazia — arriverò a dichiararmi vincitore»[5]. Che il concetto di «dovere» abbia una posizione così importante nei suoi scritti può certamente sorprendere un poco il lettore o il credente di oggi. In effetti, delineare l’ideale cristiano nel puntiglioso compimento dei doveri non soltanto è poco attraente, ma può anche darci sconforto e tristezza. Se il cristianesimo è la religione dell’amore e, quindi, della libertà, perché l’enfasi di san Josemaría per una parola apparentemente tanto sobria e fredda come «dovere»? Di fatto, nonostante lo stupore per il comportamento del padrone della vigna, quello che accende la nostra ammirazione per lui è proprio questa generosità che va bel oltre un semplice senso del dovere.

Tuttavia, non capiremo la profondità del pensiero di san Josemaría se credessimo che il suo messaggio sia semplicemente un richiamo freddo e secco al compimento dei doveri della nostra vita ordinaria. Non è un compimento in sé quello che ci avvicina a Dio, ma l'amore che ci spinge a fare ogni impegno della nostra giornata con la maggiore perfezione possibile. «La devozione sincera, il vero amore di Dio, induce al lavoro, al compimento – anche se costa – del dovere di ogni giorno»[6]. Ma, affinché la carità, che è chiamata ad essere il motore e il fine di ogni nostro atto, non perda la necessaria tensione verso ciò che è veramente importante in ogni momento, abbiamo bisogno della virtù della giustizia, che ci dispiega una specie di mappa con le pietre miliari importanti per ogni giornata. La sua definizione parte da questo principio: ogni dovere si fonda su una relazione. Le più importanti relazioni della nostra vita definiscono i doveri più importanti.

Il dovere di ogni momento

Non pochi doveri di giustizia sono frutto e manifestazione dell’amore, che dimostriamo vivendoli con delicatezza. Accudire i propri figli e dedicare loro tempo è un dovere di giustizia, che naturalmente nasce dall’amore. Il suo compimento spesso ci riempirà di gioia e non avremo bisogno di proporcelo; a volte, però, potrà essere sentito come un dovere più pesante, perché si scontra con altre possibili attività, o perché siamo particolarmente provati. Rendere nel lavoro è pure un dovere, non solo verso il nostro capo, ma anche verso la nostra famiglia e la società. Se riceviamo una determinata paga per un tempo e risultati determinati, è una questione di giustizia sforzarci per raggiungerli. E, in definitiva, un cristiano che vuole trasformare tutto ciò che fa in occasione di amare Dio e gli altri, scopre opportunità di servire in tutte le circostanze del proprio lavoro.

D’altro canto, a volte potrebbe sembrare che il rispetto di certi diritti possa opporsi alla carità. Nel merito, san Josemaría ha insegnato sempre che una manifestazione della mentalità laicale, cioè del senso di appartenenza al mondo, consiste nell’esigere, con carità e rispetto, quello che spetta. Per esempio, lottare per un meritato aumento della paga o per il rispetto della parola data non vuol dire non saper perdonare o non accontentarsi di quello che si ha, ma consolida la pratica della giustizia attorno a noi e nella società, a beneficio di tutti. «Se veramente siamo giusti, faremo fronte ai nostri impegni professionali, familiari, sociali..., senza smancerie e senza sfoggio, lavorando sodo ed esercitando i nostri diritti, che sono anche doveri»[7].

Le relazioni giuste si trasformano, quindi, in un percorso molto concreto per fare in ogni momento le cose corrette, cioè, giuste. Interrogarci ogni giorno quando preghiamo sui nostri doveri ci aiuta a ravvivare l’amore nei vincoli concreti che modellano la nostra vita. Anche gli operai della parabola, indipendentemente dall’ora in cui sono stati assunti e dagli accordi stabiliti con il padrone della vigna, si sforzarono di compiere il loro dovere e di ottenere la ricompensa pattuita.

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«Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi»» (Mt 20, 8). Dio è impegnato a che tutti gli uomini si salvino, e desidera anche che tutti godiamo in terra di una vita la più degna possibile. Ciò ci porta a curare con speciale attenzione ognuno dei nostri doveri, per fare di questo mondo un luogo più umano e più divino. In più, sappiamo che la giustizia piena si conseguirà soltanto alla fine dei tempi e che è nelle mani di Dio. «Solo Dio può fare giustizia. E la fede ci dà questa certezza: Egli lo fa»[]. Sì, «Gli ultimi saranno i primi» (Mt 20, 16). Coloro che si occupano «del Regno di Dio e della sua giustizia» (Mt 6, 33) possono gioire nella giustizia di Dio: « Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede» (Fl 3, 8-9).


[1] Francesco, Fratelli tutti, n. 118.

[2] Cfr. San Josemaría, Lettere 4, n. 14; 6, n. 7.

[3] F. Ocáriz, «L'eredità spirituale di mons. Álvaro del Portillo», marzo 2014, opusdei.org.

[4] Francesco, Discorso, 25 febbraio 2023.

[5] San Josemaría, Forgia, n. 616.

[6] San Josemaría, Forgia, n. 733.

[7] San Josemaría, Amici di Dio, n. 169.

[8] Benedetto XVI, Spe salvi, n. 44.