Messaggio del prelato (17 aprile 2023)

Il Prelato dell'Opus Dei ringrazia per le preghiere e il lavoro di tutti coloro che hanno contribuito al Congresso generale straordinario che si è appena concluso. Il Congresso è stato convocato per adeguare gli statuti della prelatura al motu proprio "Ad charisma tuendum".

Carissimi: che Gesù protegga le mie figlie e i miei figli!

Il Congresso generale straordinario si è appena concluso e vorrei scrivere queste righe per ringraziarvi nuovamente per le vostre preghiere. Sono stati giorni in cui abbiamo chiesto l'aiuto dello Spirito Santo in modo speciale. Abbiamo visto ancora una volta i legami di filiazione e di fraternità che ci uniscono, così come l'amore per la Chiesa e per il Santo Padre. Allo stesso tempo, è stato facile ringraziare Dio per le tante iniziative di evangelizzazione e di servizio a molte anime in tutto il mondo. Poiché a Roma si sono riunite persone provenienti da tanti Paesi, è stato anche naturale tenere a mente l'intero Opus Dei, tutti i cooperatori e gli amici, pregare gli uni per gli altri e soprattutto per coloro che vivono in Paesi colpiti dalla guerra o da varie forme di povertà e di bisogno.

Nei giorni scorsi, le vostre sorelle e i vostri fratelli che hanno preso parte al Congresso hanno potuto lavorare in profondità sui suggerimenti ricevuti da tutte le regioni, e sta prendendo forma una proposta di adeguamento degli Statuti che risponde alla richiesta del Papa nel motu proprio “Ad charisma tuendum” e che sarà presentata alla Santa Sede nei prossimi mesi.

Come ho detto nel messaggio precedente, i suggerimenti che non erano applicabili a ciò che la Santa Sede sta chiedendo ora potranno essere studiati durante le prossime Settimane di lavoro e in preparazione del prossimo Congresso generale ordinario, che si terrà nel 2025. Come vi ho anche detto, a differenza di altri congressi in cui si stabiliscono alcune priorità apostoliche, in questo caso l'unico scopo era quello di preparare la proposta di cui sopra. Per questo motivo, il risultato finale sarà noto solo dopo l'esame della Santa Sede, alla quale compete l'ultima parola.

Nel lavoro di questi giorni siamo stati guidati da due criteri fondamentali: la fedeltà al carisma che san Josemaría ha ricevuto il 2 ottobre 1928 e l'adesione filiale alla volontà espressa dal Santo Padre. Come richiesto dal Papa nel motu proprio, abbiamo cercato di esprimere più chiaramente la dimensione carismatica dell'Opera (cfr. “Ad charisma tuendum” n. 4), che viene vissuta e realizzata in comunione con le chiese particolari e con i vescovi che le presiedono. La prelatura dell'Opus Dei è una famiglia, frutto di legami di paternità, filiazione e fraternità.

Questi giorni del congresso sono stati caratterizzati da un'atmosfera di serenità e buon umore e dalla partecipazione attiva di tutti. Ognuno ha potuto esprimersi liberamente, sia nei gruppi di lavoro che nelle sessioni plenarie. Vorrei anche sottolineare che, nell'esaminare i suggerimenti, c'è stato grande accordo tra molte persone di diversa provenienza, formazione e cultura. È stata un'eloquente dimostrazione di unità intorno al “dono dello Spirito ricevuto da san Josemaría” (Ad charisma tuendum, preambolo).

Con la gioia della Pasqua e con tanto affetto vi benedice

vostro Padre,