Meditazioni: Sacro Cuore di Gesù (C)

Riflessioni per meditare nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù. I temi proposti sono: Quel che per noi vale è il sangue di Cristo; Un cuore che non smette di cercarci; Iniziare la via del ritorno.

- Quel che per noi vale è il sangue di Cristo

- Un cuore che non smette di cercarci

- Iniziare la via del ritorno


«DI GENERAZIONE in generazione durano i pensieri del suo Cuore, per salvare dalla morte i suoi figli, e nutrirli in tempo di fame»[1]. La Chiesa ci propone queste parole del salmista per addentrarci nel mistero del Sacro Cuore di Gesù e del suo amore per noi. Ci ricordano che il cuore di Dio racchiude progetti che riguardano la storia personale di ogni essere umano; che sono progetti di libertà e di vita. «Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario»[2].

Possiamo contemplare Gesù sulla croce, che si lasciò trapassare il cuore per offrirci una prova in più che ci ama incondizionatamente. Sant’Ambrogio afferma che «come Eva fu formata dal costato di Adamo addormentato, così la Chiesa nacque dal cuore trafitto di Cristo morto sulla croce»[3]. Possiamo dire, in qualche modo, che la nostra origine sta nel cuore piagato di Gesù. La nostra vita di cristiani nasce da quel costato, che è come una sorgente alla quale possiamo ritornare continuamente per riprendere forze lungo il nostro cammino.

«Gesù crocifisso, con il cuore trafitto dall’amore per gli uomini, è una risposta eloquente – le parole sono superflue – alla domanda sul valore delle cose e delle persone. Gli uomini, la loro vita e la loro felicità, valgono tanto che lo stesso Figlio di Dio si dona loro per redimerli, purificarli, elevarli»[4]. Nel celebrare il Sacro Cuore del Signore ci rendiamo conto che, al di là delle sofferenze e delle sconfitte, c’è qualcuno secondo il quale siamo insostituibili. Perciò è nell’orazione, il dialogo da cuore a cuore con Cristo, che possiamo sempre ripristinare la gioia e la fiducia.


QUALCHE VOLTA possiamo considerare la nostra pace minacciata quando scopriamo la presenza del peccato nella nostra vita; forse succede in quei momenti nei quali cadiamo nella tentazione e restiamo invischiati nei nostri stessi vizi. In realtà odiamo il peccato che ci allontana da Dio, che danneggia noi stessi e gli altri, ma sembra che non riusciamo a trovare la via per uscirne. In quei momenti la nostra volontà sembra ottenebrata e qualche volta abbiamo l’impressione di essere paralizzati nella vita spirituale. Se ci accorgiamo che in qualche modo il nostro cuore non reagisce, possiamo ricordare che il cuore di Gesù è sempre all’erta. «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle» (Lc 15, 4-5). Cristo è il buon pastore che ci cerca continuamente, che si dà da fare per trovarci e caricarci nuovamente sulle sue spalle. Sapere che il suo cuore non dorme, anche quando sembra che il nostro è molto lontano, ci riempie di fiducia per ricominciare le nostre lotte quotidiane.

«Il Cuore del Buon Pastore ci dice che il suo amore non ha confini, non si stanca e non si arrende mai. [...] È proteso verso di noi, “polarizzato” specialmente verso chi è più distante; lì punta ostinatamente l’ago della sua bussola, lì rivela una debolezza d’amore particolare, perché tutti desidera raggiungere e nessuno perdere»[5]. I nostri peccati non sono più un motivo per scoraggiarci nel nostro anelito di stare con Dio. Il Signore permette che sperimentiamo la debolezza e questo ci dà la possibilità di essere umili; egli tiene conto del nostro sforzo per rialzarci, sostenuti dalla sua grazia. Certe volte «la storia della salvezza si compie «nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4, 18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza»[6].

Sulla Croce Gesù permette che la lancia trapassi il suo costato «perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore, attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza»[7]. Contemplare Cristo in tal modo ci aiuterà a risvegliare il nostro animo e a compiere il cammino di ritorno verso l’amicizia con Dio. «Trova rifugio nelle piaghe delle sue mani, dei suoi piedi, del suo costato – consigliava san Josemaría –. E si rinnoverà la tua volontà di ricominciare, e intraprenderai di nuovo il cammino con maggiore decisione ed efficacia»[8]. Se vogliamo uscire dalla trappola dello scoraggiamento, il rimedio migliore è pensare meno ai nostri limiti e guardare con calma quel cuore che si è lasciato trapassare dai peccati di tutti.


«CONTINUI AD AVERE distrazioni e mancanze – diceva anche il fondatore dell’Opus Dei –, e te ne dispiaci! Al tempo stesso cammini con un’allegria che sembra ti faccia scoppiare. Per questo, perché te ne dispiaci – dolore d’amore –, i tuoi insuccessi non ti tolgono più la pace»[9]. Dio non vuole che i nostri peccati ci riempiano di tristezza, né che siano un peso che trasciniamo a fatica. Perciò ci ha lasciato la confessione, così che possiamo riacquistare la gioia quante volte ne avremo bisogno. La contrizione, il dolore per le nostre mancanze personali, è una caratteristica di un cuore innamorato; non è un sentimento che nasconde un certo sconforto per non essere stato all’altezza di ciò che gli altri – o noi stessi – si aspettavano: è un dolore frutto dell’amore a un Dio che fa tutto ciò che ci è necessario.

Nel cuore di Cristo avremo sempre un posto per tornare. Basta farsi piccolo ed entrare lì attraverso l’umiltà. E se qualche volta ci dovesse costare iniziare il cammino di ritorno, avvaliamoci dell’aiuto di Maria: ella ci mostra, col suo sguardo materno, qual è la via per entrare nel costato aperto di suo figlio.


[1] Messale Romano, Solennità del Sacro Cuore di Gesù, Antifona d’ingresso (cfr. Sal 32, 11.19).

[2] Benedetto XVI, Omelia, 24-IV-2005.

[3] Cfr. Sant’Ambrogio, Expositio evangelii secundum Lucam, 2, 85-89, citato in Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 766.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 165.

[5] Papa Francesco, Omelia, 3-VI-2016.

[6] Papa Francesco, Patris Corde, n. 2.

[7] Messale Romano, Prefazio della Solennità del Sacro Cuore di Gesù, anno C.

[8] San Josemaría, Via Crucis, XII stazione, n. 2.

[9] San Josemaría, Solco, n. 861.