Meditazioni: Lunedì della 13a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare lunedì della 13 settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Fedeltà nella ricerca di Gesù; La vita imprevedibile del discepolo; Un amore completo e libero.

- Fedeltà nella ricerca di Gesù

- La vita imprevedibile del discepolo

- Un amore completo e libero


GESÙ HA APPENA compiuto diverse guarigioni di malati e di indemoniati. Si compiva così la profezia di Isaia: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53, 4). La folla si entusiasma quando assiste a simili prodigi, ma il Signore ritiene che per il momento la sua attività in quella zona sia stata sufficiente. Perciò si appresta a prendere la barca per trasferirsi sulla riva opposta. Tuttavia, prima che gli sia possibile partire, uno scriba si avvicina e gli dice: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada» (Mt 8, 19).

La decisione che questo scriba aveva preso era definitiva: era disposto a lasciare tutto pur di rimanere accanto a Gesù. Nel poco tempo trascorso con lui aveva scoperto una felicità nuova. Però quello che aveva provato era solo una prima fiammata, perché conoscere Cristo «è un’avventura che impegna tutta la vita, perché l’amore di Gesù non ha limiti»[1]. Tuttavia lo scriba si rendeva conto che non era sufficiente aver condiviso con Gesù poche ore: voleva che tutta la sua esistenza girasse intorno a lui.

La vita di ogni cristiano è una costante ricerca di Gesù. O meglio, la vita di tutte le persone è la costante ricerca di una felicità che non potrà essere saziata se non in Dio. Alcune volte sentiamo intensamente che ci è vicino, e in altre forse abbiamo la sensazione che non ci ascolta. Però questa è la fedeltà che Egli ci chiede: la fedeltà della ricerca, la fedeltà a questo anelito di Dio. «Questa lotta di chi sa di essere figlio di Dio non comporta tristi rinunce, tetre rassegnazioni, o privazioni della gioia – scrive san Josemaría: essa è il modo di reagire dell’innamorato che, nel lavoro e nel riposo, nella gioia e nella sofferenza, pensa alla persona amata»[2].


LA RISPOSTA DEL SIGNORE alle intenzioni dello scriba è avvolta in un certo mistero: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8, 20). Sembrerebbe che questa reazione abbia poco a che vedere con ciò che aveva appena ascoltato. Eppure queste parole rispecchiano lo stile di vita di Gesù e di chi, come lo scriba, vuole seguirlo. «Egli ci distoglie dal pascerci indisturbati nelle comode pianure della vita, dal vivacchiare oziosamente tra le piccole soddisfazioni quotidiane»[3].

Lo scriba era disposto ad abbandonare la sua esistenza tranquilla e prevedibile per seguire Gesù. Lo stesso avevano fatto gli apostoli in precedenza: si erano lasciate alle spalle le proprie sicurezze e si erano lanciati in un’avventura imprevedibile, con la fiducia riposta nella loro vicinanza al Signore. «Posti dunque nelle mani di Cristo – dice san Josemaría –, dobbiamo lasciarci impregnare dal suo Sangue redentore, lasciarci spargere nel solco, accettare la nostra vita come Dio vuole che sia»[4].

La felicità non è qualcosa che possiamo ottenere semplicemente con il nostro impegno individuale, mediante sforzi e programmazioni personali. La felicità di Dio ci aspetta, in gran parte, nelle relazioni con le persone che ci stanno a fianco: questa è la vita «così come Dio la vuole». La persona amata, l’amico o il fratello, ci possono dare quello che noi da soli non possiamo darci: sentirci amati, accolti, compresi nella nostra ricerca. Nell’avventura «agitata e imprevedibile» di chi segue Gesù Cristo possiamo contare sulle persone che Dio ha messo al nostro fianco. Esse, e soprattutto Cristo stesso, sono il luogo migliore dove sempre potremo «reclinare il capo».


DOPO LO SCRIBA SI avvicina al Signore un discepolo e gli dice: «Permettimi di andare prima a seppellire mio padre» (Mt 8, 21). Gesù replica: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8, 22). «Se Gesù glielo ha proibito, non è perché ci ingiunga di non preoccuparci di tributare gli onori dovuti a coloro che ci hanno generato – spiega san Giovanni Crisostomo –, ma per farci capire che nulla dev’esserci in noi di più necessario delle cose che riguardano il cielo, e che a esse ci dobbiamo dedicare con il massimo fervore»[5].

«Il Signore – Maestro di Amore – è un amante geloso che chiede tutto ciò che è nostro, tutto il nostro affetto»[6]. Il vero amore richiede che si dia e si riceva in modo completo. È quello che Dio ha fatto con ciascuno di noi, facendosi uomo, morendo, risuscitando e rimanendo nell’Eucaristia. Seguire questa logica divina dell’amore a Dio e agli altri è ciò che ci dà una felicità che il mondo non riesce a dare. Il Signore «colma di gioia coloro che, dedicandogli la vita in questa prospettiva, rispondono al suo invito a lasciare tutto per rimanere con Lui e dedicarsi con cuore indiviso al servizio degli altri. Allo stesso modo, grande è la gioia che Egli riserva all’uomo e alla donna che si donano totalmente l’uno all’altro nel matrimonio per costituire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa»[7].

Non sappiamo quale sia stata la reazione del discepolo alle parole del Maestro; ignoriamo se effettivamente se ne andò oppure decise di rimanere con lui. Quello che invece sappiamo è che Gesù vuole che lo amiamo senza riserve, ma liberamente. Non obbliga né lo scriba né il discepolo: lascia che ognuno dei due prenda le proprie decisioni. Cristo «non impone il suo dominio con prepotenza, ma viene come un poverello a chiedere un po’ d’amore»[8]. Possiamo chiedere a Maria di insegnarci a seguire suo figlio con lo stesso amore e con la stessa libertà che caratterizzò anche la sua vita.


[1] Papa Francesco, Omelia, 25-X-2018.

[2] San Josemaría, Amici di Dio, n. 219.

[3] Papa Francesco, Omelia, 18-XI-2018.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 157.

[5] San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum, 27.

[6] San Josemaría, Forgia, n. 45.

[7] Benedetto XVI, Messaggio, 15-III-2012.

[8] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 179.